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2010/03/12

Ubisoft e le gioie dei lucchetti antipirateria

Sistemi anticopia centralizzati, disastro annunciato


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Domanda: se una famosa società di videogiochi, stufa della pirateria dei propri prodotti, decide di adottare un sistema di protezione che richiede che gli utenti siano continuamente collegati ai suoi server, e quei server vanno in tilt, quanti utenti dei suoi giochi si troveranno bloccati? Risposta: tanti di quelli legittimi, e nessuno dei pirati.

Questa lezione sulle vulnerabilità dei sistemi antipirateria (DRM) ci viene gentilmente offerta stavolta da Ubisoft, quella che offre Assassin's Creed II, i cui forum si sono popolati improvvisamente, pochi giorni fa (il 7 marzo scorso), di utenti legittimi furibondi perché non potevano più giocare al gioco legalmente acquistato. E per almeno dieci ore è andata avanti così. Questo sì che è un bel modo di incentivare l'acquisto legale dei propri prodotti.

Nel fiasco, però, c'è lo zampino dei vandali, stando a Ubisoft, che ha pubblicato su Twitter un avviso che informava che i suoi server erano stati attaccati e ha poi dichiarato che il 95% degli utenti non ha avuto problemi.

Quale che sia la causa del collasso temporaneo dei server, l'episodio dimostra la vulnerabilità di questo approccio antipirateria, che come tanti altri finisce per penalizzare l'utente che ha aperto il borsellino per avere una copia legale e non fa nulla per bloccare gli utenti che scroccano. Per un altro gioco della stessa società, Silent Hunter 5, è stato prontamente realizzato il crack per scavalcare questo stesso sistema antipirateria (anche per poter giocare senza essere online): quanto tempo ci vorrà perché succeda anche ad Assassin's Creed II?

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