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2010/07/09

Il raggio della morte di Marconi (prima parte)

Il Giornale: il Vaticano ha insabbiato il segreto dell'energia gratuita e pulita scoperto da Marconi


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "alessio.m*" e "remo.ian*" ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. L'immagine è fornita da Claudio C.

Il 6 luglio scorso il Giornale ha pubblicato in prima pagina un lungo articolo, a firma di Rino Di Stefano, nel quale si afferma con toni certi che è "tenuta nascosta l'invenzione del secolo": una macchina in grado di produrre energia pulita a costi irrisori, ma anche di funzionare come "raggio della morte". Per questo sarebbe stata insabbiata la sua esistenza, con tanto di appoggio del Vaticano, che nascose l'apparecchio sul suo territorio e fornì "diretto appoggio logistico-finanziario".

Nel racconto di Di Stefano c'è di tutto: c'è Guglielmo Marconi, che inventò il raggio della morte, "un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico" e "mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio". Fu dimostrato a Mussolini, ma Marconi "si fece prendere dagli scrupoli religiosi" e "si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione".

C'è una "misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein" che custodisce il segreto, c'è il coinvolgimento di Andreotti nella sperimentazione del macchinario che fu poi insabbiato, c'è il traffico d'armi, il coinvolgimento dei militari italiani, fino all'appello diretto a Papa Giovanni Paolo II per nascondere la prodigiosa macchina "per qualche tempo in Vaticano", per poi "istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein". C'è il professore che muore prematuramente e si porta nella tomba il segreto dei suoi esperimenti: perché i Veri Professori non lasciano mai appunti. C'è anche Galileo Galilei, che fu riconosciuto dalla Chiesa come "lo scopritore della Logica del Creato" proprio in quegli anni. Sarà un caso?

Un bel racconto d'intrigo, la trama di un romanzo di spionaggio internazionale? No. Secondo Rino Di Stefano, sarebbero fatti reali. Tanto da meritarsi – si fa per dire – la pubblicazione in prima pagina. Anzi, precisa Di Stefano: "Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà".

Su cosa si basano le sue precise accuse d'insabbiamento di una scoperta così rivoluzionaria ed essenziale per tutto il genere umano? Su anni di ricerca, indagini approfondite, riscontri tecnici, reperti scientifici? Noooo. Stando a quanto dice l'articolo, esclusivamente sui "documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini". Che includono "i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti." Centrali quasi tascabili, che "all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori".

Una sola fonte è davvero un po' poco per asserire che ci viene nascosto un segreto così rivoluzionario. Specialmente se si considera la contraddizione di un segreto preziosissimo, al cui insabbiamento hanno lavorato interi governi per decenni, che viene però disinvoltamente presentato in prima pagina su un giornale. O se si considera che la tecnologia non cresce nel vuoto e che per arrivare a un risultato del genere di quello descritto ci vogliono tantissime ricerche e tappe intermedie, che lasciano tracce: progetti, documenti, pubblicazioni, contratti, ricadute tecnologiche in altri campi. Ma di tutti i passi che avrebbero portato all'energia low-cost tritarifiuti non c'è alcuna traccia.

Quello che ci viene descritto, inoltre, è totalmente incoerente con la tecnologia passata e attuale: dire che nel 1973 c'era già una strumentazione in grado di "produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate" (sottolineo il gravitazionali, che farà sbellicare i fisici) è l'equivalente di affermare che gli antichi romani avevano di nascosto i televisori da polso ma combattevano con spade e corazze.

C'è poi un dettaglio intrigante, segnalato dai commenti qui sotto: Marconi morì nel 1937, ma Pio XII divenne papa nel marzo del 1939. Come avrebbe fatto Marconi, da morto, a confidarsi con lui? Lo fece prima che Pacelli diventasse papa o l'autore dell'articolo non ha verificato le date del racconto?

Inoltre gli ingredienti psicologici della buona leggenda metropolitana ci sono tutti. La consolazione per gli italiani di aver perso la guerra solo per il buon cuore di Marconi, che aveva le armi per stravincere ma non se la sentì di usarle; la visione messianica delle soluzioni pronte e pulite per risolvere la crisi energetica e anche quella dei rifiuti, che verranno tirate fuori dal cassetto quando servirà per salvarci, per cui non c'è bisogno di tirare i remi in barca e comportarsi responsabilmente.

Posso solo sperare che Di Stefano riveli in una prossima puntata che si trattava di un capitolo di un suo romanzo, pubblicato con la tecnica di Orson Welles de La Guerra dei Mondi per vedere da vicino l'effetto che fa. Perché spacciare a lungo per realtà questa montagna di panzane prive di ogni riscontro rischia di alimentare la diffusa voglia di fare gli incoscienti e ignorare i problemi energetici reali. L'articolo parla tanto di insabbiamenti storici, ma il suo effetto immediato è quello di spingerci a mettere la testa nella sabbia.

L'indagine prosegue nella seconda parte.

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