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2010/08/09

Un visitatore artificiale dallo spazio profondo

Se un giorno arrivasse un'astronave, saremmo in grado di rilevarla?

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. 

La risposta è , e la vedrebbero persino gli astrofili. Sarebbe quindi impossibile mantenere il segreto sul suo avvicinamento, come ipotizzano invece molti ufologi, anche se l'astronave fosse piccola. Lo sappiamo perché è già successo.

Non sto delirando. Le capacità di rilevamento dei tantissimi appassionati d'astronomia in giro per il mondo sono già state messe alla prova in questo senso il 3 settembre 2002.

Quel giorno, infatti, l'astrofilo canadese Bill Yeung si accorse di aver rilevato quello che inizialmente credette essere un semplice asteroide. Uno dei tanti che orbitano nello spazio. Un puntino fioco che si spostava sullo sfondo della costellazione dei Pesci, all'epoca del primo avvistamento. Altri astrofili e astronomi confermarono la sua osservazione, ma l'ipotesi dell'asteroide fu scartata molto presto.

Certo, l'oggetto era luminoso quanto un frammento di roccia interplanetaria largo circa 30 metri e si muoveva alla velocità tipica di un asteroide. Però era strano che non fosse già stato rilevato dai telescopi professionali adibiti alla ricerca automatica e continua di asteroidi: questo voleva dire che l'oggetto era arrivato poco prima dallo spazio profondo. Quindi non poteva essere un pezzo di qualche veicolo spaziale terrestre recente, perché nessun lancio spaziale aveva traiettorie compatibili e aveva lasciato in giro pezzi non catalogati così grandi. Eppure l'oggetto orbitava indiscutibilmente intorno alla Terra una volta ogni 48 giorni circa, avvicinandosi alla distanza Terra-Luna e poi allontanandosi fino al doppio di questa distanza.

Quest'orbita intorno alla Terra fu uno dei dati che stupì maggiormente gli astronomi. Non era mai successo prima che la Terra catturasse un asteroide, perché la Luna fa da "spazzina": il suo campo gravitazionale, combinato con quello terrestre, impedisce ad altri oggetti di assumere orbite stabili intorno al nostro pianeta.

La natura dell'oggetto divenne ancora più intrigante il 12 settembre 2002, quando le osservazioni spettroscopiche indicarono che la superficie del visitatore dallo spazio profondo era sostanzialmente bianca e rivestita di metallo: specificamente di ossido di titanio. Un colore e una sostanza per nulla comuni fra gli asteroidi.

Proveniva dallo spazio profondo, non era un asteroide e non era un frammento di veicolo spaziale catalogato, e aveva una superficie chiara e metallica. Allora cos'era?

La soluzione fu semplice quanto sorprendente e dimostrò appunto le capacità di analisi e rilevamento degli astrofili e degli astronomi civili. Le osservazioni ripetute permisero di calcolare l'orbita dell'oggetto con maggiore precisione e di determinarne a ritroso la traiettoria. Risultò che l'oggetto, battezzato con la sigla J002E3, aveva orbitato intorno al Sole per 31 anni ed era stato nelle vicinanze della Terra per l'ultima volta nel 1971. Questo sembrò risolvere il mistero, perché nel gennaio del 1971 era partita dalla Terra la missione lunare Apollo 14, che aveva usato un grande razzo Saturn V la cui vernice di rivestimento era proprio bianca e a base di diossido di titanio.

Ma c'era un problema con questa spiegazione. La NASA sapeva dov'erano finiti tutti i pezzi di questo missile: i primi due stadi erano ricaduti sulla Terra e il terzo era stato fatto cadere sulla Luna per effettuare studi sismologici. Il modulo lunare era sulla Luna e la capsula Apollo era rientrata sulla Terra con gli astronauti. Quindi l'oggetto non poteva provenire dall'Apollo 14.

Poi ci si rese conto che la vicinanza alla Terra nel 1971 non era necessariamente il punto d'inizio del viaggio siderale dell'oggetto, ma poteva essere semplicemente un passaggio di un veicolo spaziale ancora più vecchio, e a quel punto si trovò la soluzione: l'oggetto metallico misterioso era sì un pezzo di un missile lunare, ma non della missione Apollo 14, bensì dell'Apollo 12, il cui terzo stadio S-IVB, lungo una ventina di metri, non era stato fatto cadere sulla Luna ma era stato spedito a orbitare intorno al Sole il 15 novembre 1969. La manovra non era riuscita correttamente e il veicolo aveva assunto invece un'orbita poco stabile di 43 giorni intorno al sistema Terra-Luna, guarda caso molto simile a quella dell'oggetto misterioso, di cui si può consultare un'animazione qui sul sito Internet della NASA.

Dopo alcune orbite se ne erano perse le tracce, ma i calcoli dimostrano che lo stadio lunare vagabondo sarebbe sfuggito alla gravità terrestre nel 1971 per finire ad orbitare intorno al Sole, tornando periodicamente nelle vicinanze della Terra, dalla quale si sarebbe fatto brevemente ricatturare per poi tornare all'orbita solare. Questo complicatissimo balletto non richiede propulsione, ma avviene puramente per il gioco variabile delle attrazioni della Terra, della Luna e del Sole, e implica che l'oggetto si è di nuovo allontanato nel giugno del 2003 e tornerà a trovarci intorno al 2032.

La vicenda dell'oggetto metallico misterioso che venne a visitarci nel 2002 è quindi chiarita. Stavolta niente visitatori da altri mondi, ma sicuramente da altri tempi: il terzo stadio dell'Apollo 12 (evidenziato dalla scritta nella foto qui accanto) viaggia nello spazio da oltre quarant'anni ed è quindi un museo volante. Chissà che nel 2032 non si vada a fargli visita.

Nel frattempo ci ha dato l'occasione di mettere alla prova le nostre capacità di avvistamento, valide sia per avvisarci di eventuali asteroidi pericolosi, sia per sapere se gli extraterrestri ci vengono a trovare e i governi non ce lo dicono. Se persino gli astronomi dilettanti riescono ad avvistare un oggetto di venti metri che arriva dallo spazio oltre la Luna, è difficile che ET passi di qui senza essere visto, documentato, fotografato e calcolato pubblicamente. E gli astrofili non sanno tenere un segreto: quando vedono qualcosa, se ne vogliono vantare, sia per avere la gloria, sia per avere il diritto di battezzare l'oggetto scoperto.

Fonti: Science.nasa.gov, JPL, University of Arizona, Spaceref.com, JPL, BBC.

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