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2010/09/03

Isaac Newton e la fine del mondo nel 2060

Maya fatevi da parte, è ora di cambiare la data della fine del mondo


Ci sono tre cose sulle quali si può sempre contare in ogni profezia della fine del mondo. La prima è che la fine del mondo è come la mamma: ce n'è una sola. Per forza di cose ce ne può essere al massimo una sola giusta e tutte le altre devono essere sbagliate.

La seconda è che man mano che ci si avvicina alla data annunciata, la profezia verrà disinvoltamente dimenticata o aggiustata – pardon, interpretata alla luce di nuove rivelazioni – dai profeti o loro rappresentanti per posticipare la data dell'apocalisse, in modo da non dover affrontare il fallimento e consentire un nuovo ciclo di marketing – pardon, proselitismo.

La terza è che i gonzi che hanno creduto alla data iniziale e hanno aperto il portafogli accetteranno senza batter ciglio la nuova data e continueranno a spalancare il portafogli per farsi buggerare un'altra volta.

Siccome il 2012 si avvicina e il mercato comincia a non tirare più, bunker a parte, è ora di tirare fuori una nuova balla per angosciare la gente (come se i problemi reali non bastassero) e vendere una nuova infornata di paccottiglia. Contrordine, ragazzi: la fine del mondo non è più nel 2012 ma nel 2060. Garantisce nientemeno che Sir Isaac Newton. Quello della mela. No, quell'altra mela.

Uno splendido esempio di questa terna ricorrente arriva dal puntuale intervento di Voyager (Raidue) ieri per presentare l'argomento, che ha speso ben dodici minuti per spiegare minuziosamente tutti i calcoli fatti da Newton.

La storia è in realtà vecchiotta: risale al febbraio 2003, quando i giornali britannici pubblicarono la notizia della profezia, che peraltro era già nota allora agli studiosi da almeno vent'anni, in occasione di un documentario della BBC, Newton: The Dark Heretic, dedicato a far conoscere la teologia eretica di Newton, il suo profondo interesse per lo studio letterale della Bibbia e la sua passione per l'alchimia; lati poco noti della sua personalità, che allora stavano emergendo grazie alla distribuzione su microfilm degli scritti teologici di Newton. Nel 2007, inoltre, uscì un articolo di Repubblica sull'argomento in occasione di una mostra di manoscritti del grande matematico, fisico e astronomo (1642-1726).

Tranquilli: i calcoli apocalittici di Newton si basano non su misurazioni scientifiche o segrete conoscenze dell'Universo, ma su interpretazioni molto arbitrarie di vari passaggi e riferimenti cronologici della Bibbia, che secondo Newton era una sorta di codice che gli eletti avevano il sacro dovere di decifrare.

Va anche detto che i calcoli di Newton sull'esatta data della fine del mondo erano considerazioni private, scritte su un foglietto datato 1704 e non destinato alla pubblicazione, nel quale precisa oltretutto che il suo calcolo serve "non per affermare quando sarà il tempo della fine, ma per porre fine alle incaute congetture di uomini fantasiosi che frequentemente predicono il tempo della fine e così facendo gettano nel discredito le sacre profezie tanto sovente quanto falliscono le loro predizioni" (not to assert when the time of the end shall be, but to put a stop to the rash conjectures of fancifull men who are frequently predicting the time of the end, and by doing so bring the sacred prophesies into discredit as often as their predictions fail).

Oltretutto, anche volendo prestar fede alle profezie newtoniane, c'è da sottolineare che indicano il 2060 come data minima della fine del mondo: "Potrà finire dopo, ma non vedo motivo perché debba finire prima" (It may end later, but I see no reason for its ending sooner), e questo contraddice tutte le previsioni di catastrofe riguardanti ogni altra data da oggi al 2060, compreso quindi il 2012 attribuito erroneamente ai Maya.

Purtroppo sembra che chi ha ripescato la profezia di Newton non si sia preso la briga di leggere i manoscritti del matematico e quindi non si sia reso conto di essere additato da Newton proprio come uno di quegli "uomini fantasiosi che frequentemente predicono il tempo della fine" con le loro "incaute congetture".

Se volete saperne di più, Voyagerate a parte, sull'affascinante visione del mondo di Newton, ci sono le risposte alle domande più frequenti sull'argomento preparate (in inglese) da Stephen D. Snobelen, professore di storia della scienza e della tecnologia alla University of King's College a Halifax, in Canada.

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