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2010/09/19

Le prime foto di fantasmi

Quando non c'era Photoshop e i fantasmi nelle foto incutevano terrore. E producevano incassi


Nel diciannovesimo secolo e all'inizio del ventesimo, la fotografia era ancora una novità quasi magica. Sembrava incredibile che una lastra di vetro (la pellicola ancora non c'era) potesse rappresentare così vividamente e fedelmente la realtà, ma in fondo era solo questione di chimica.

E così come oggi c'è chi approfitta della poca conoscenza del mondo scientifico per ingannare la gente, anche allora insieme alle nuove tecnologie prosperò una nuova forma di ciarlataneria e d'imbroglio: la foto spiritica.

Persino Sir Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, ne fu ingannato. Il parallelo con le celebrità che oggi vengono indicate come fonti autorevoli per sostenere maghi, venditori di talismani e sensitivi d'ogni sorta dalle parcelle spesso stratosferiche è molto chiaro.

Prima che arrivassero i fotoritocchi digitali di Photoshop c'erano i trucchi fotografici convenzionali e già nel 1905 c'era chi approfittava di questi trucchi e dell'ignoranza della scienza per turlupinare il prossimo. Grazie a Internet queste prime immagini riemergono ai nostri occhi. Oggi siamo forse meno impressionabili, perché la fotografia ha perso il proprio alone di magia, ma comunque le immagini di fantasmi realizzate dal cosiddetto Circolo di Crewe inquietano. Immaginate che effetto emotivo possono aver avuto cent'anni fa, quando il concetto stesso di fotografia, di cattura di un'immagine del reale, pareva incredibile.

Il Circolo di Crewe fu fondato in Inghilterra da William Hope, falegname scopertosi medium fotografico, quando scoprì che facendo una doppia esposizione delle lastre fotografiche si potevano creare false immagini di spiriti inseriti nelle fotografie di persone viventi. La tragedia della prima guerra mondiale creò grandissimo interesse per le fotografie spiritiche: tanti avevano perso qualcuno in guerra e il desiderio di rivedere i propri cari era intensissimo.

Nel 1922 William Hope lavorava moltissimo come medium fotografico a Londra, ma fu smascherato dalla Society for Psychical Research. Eppure l'autore di Sherlock Holmes, invece di riconoscere di essere stato raggirato, difese accanitamente il medium. Probabilmente giocò molto nella sua presa di posizione la perdita improvvisa del fratello, dei due cognati e di due nipoti e il desiderio di rivederli in qualche modo.

Nonostante la rivelazione delle sue tecniche, Hope continuò ad esercitare il mestiere per anni. Oggi le fotografie spiritiche del Circolo di Crewe di cent'anni fa vengono pubblicate su Internet dopo essere state riscoperte in un negozio d'antiquariato del Lancashire. Fece del bene, dando una consolazione ai famigliari, o truffò speculando sulle loro emozioni?

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