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2011/01/11

Il primo pianeta roccioso extrasolare. Stavolta sul serio

La sonda Kepler ha trovato il primo pianeta roccioso confermato fuori dal nostro Sistema Solare


A differenza di Gliese 581g, il pianeta extrasolare abitabile annunciato con grande clamore a settembre 2010 e poi degradato allo stato molto schroedingeriano di “non sappiamo ancora per certo se esiste”, stavolta sembra proprio che ci siamo: la NASA ha annunciato la scoperta confermata di un pianeta roccioso, battezzato provvisoriamente Kepler-10b (in onore della sonda usata per acquisire i segnali della sua presenza), che sarebbe il più piccolo finora scoperto al di fuori del nostro sistema solare: solo 1,4 volte più grande della nostra Terra e con una massa 4,6 volte superiore.

Non è però abitabile: orbita troppo vicino alla propria stella, tanto che ci mette meno di un giorno terrestre a completare un'orbita, ed è un inferno di metallo fuso a milletrecento gradi sul lato esposto alla luce della propria stella. Ma è un'indicazione di quanto stanno diventando raffinate e potenti le tecniche di ricerca dei pianeti nel cosmo.

Secondo Ars Technica, la scoperta del pianeta è stata effettuata dalla sonda in base alla riduzione periodica della luce proveniente dalla stella Kepler-10 prodotta dal passaggio del pianeta davanti alla stella (dal punto di vista della sonda) ed è stata confermata dal telescopio terrestre Keck, alle Hawaii, sulla base degli spostamenti Doppler dello spettro della stella causati dallo spostamento della stella stessa prodotto dall'attrazione gravitazionale del pianeta.

Qui sotto trovate la mia traduzione spiccia delle parole di Natalie Batalha, vicedirettore del gruppo di ricerca presso l'Ames Research Center della NASA, a commento delle immagini del video di grafica digitale pubblicato dall'ente spaziale statunitense che includo qui.


Kepler-10b orbita intorno a una delle 150.000 stelle sottoposte a monitoraggio dalla sonda Kepler fra le costellazioni del Cigno e della Lira. Puntiamo il nostro mosaico di 42 rivelatori lì, sotto l'ala del cigno. poco sopra il piano della Via Lattea. La stella vera e propria è molto simile al nostro Sole per temperatura, massa e dimensione, ma è più vecchia: ha 11,9 miliardi di anni, rispetto ai 4,5 del nostro Sole. È una stella tranquilla, che ruota lentamente con un campo magnetico debole e poche delle macchie solari che caratterizzano il nostro Sole. La stella sta a circa 560 anni luce dal nostro Sistema Solare ed è una delle più luminose fra le stelle sorvegliate da Kepler, ed è stata la prima che abbiamo identificato come potenziale ospite di un pianeta transitante molto piccolo. I transiti del pianeta furono osservati per la prima volta a luglio del 2009.

560 anni luce. Mi sono resa conto che quando la luce di questa stella ha iniziato il proprio viaggio verso la Terra, i navigatori europei stavano attraversando l'Oceano Atlantico per la prima volta in cerca di nuovi orizzonti. Oggi stiamo ancora esplorando, e la nostra coffa è un telescopio spaziale di nome Kepler. Un giorno gli oceani che attraverseremo saranno la galassia stessa, ma per ora immaginiamo i mondi che scopriamo affidando alle mani degli artisti tutto quello che abbiamo appreso dalle nostre osservazioni.

Qui vedete Kepler10-b come un mondo bruciato, che orbita intorno alla propria stella a una distanza 20 volte inferiore a quella fra Mercurio e il nostro Sole. Si presume che la temperatura diurna sia superiore a 1300 °C, superiore a quella delle colate di lava sulla Terra. Le radiazioni intense hanno impedito al pianeta di trattenere un'atmosfera, ma qui vediamo frammenti di silicati e ferro evaporati da una superficie fusa e spazzati via dalla radiazione stellare, in maniera molto simile alla coda di una cometa quando la sua orbita la porta vicina al Sole. Molti anni fa, prima della sonda Kepler, il nostro gruppo costruì un telescopio robotizzato al Lick Observatory per imparare ad effettuare fotometria di transito. Lo chiamammo il “telescopio di Vulcano”, riferendoci al pianeta ipotetico che gli scienziati dell'Ottocento pensavano potesse trovarsi fra il Sole e Mercurio. Un pianeta che potesse spiegare le piccole deviazioni nell'orbita di Mercurio che furono poi spiegate tramite la teoria della relatività generale di Einstein. Vulcano è il dio del fuoco nella mitologia romana: un nome calzante per un mondo così vicino al Sole. Quando ho visto l'illustrazione dell'artista di Kepler-10b per la prima volta, ho pensato subito che questo fosse il nostro pianeta Vulcano. Eravamo tornati al punto di partenza nella nostra ricerca e sappiamo che abbiamo solo cominciato a immaginare le possibilità.

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