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2013/06/14

35 anni di Space Invaders!

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 14/06/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Giugno 1978: arriva sul mercato dei videogiochi Space Invaders. E il mondo (almeno quello informatico) non sarà piu lo stesso. L'enorme successo del gioco, sviluppato in Giappone da Tomohiro Nishikado, trasforma il gioco digitale da fenomeno di nicchia a fenomeno di massa, da giocare non in casa (le console di gioco non c'erano ancora) ma nelle sale giochi (arcade).

Il concetto del gioco è molto semplice: astronavi aliene si avvicinano con intento ostile, avanzando in ranghi serrati a zigzag, e il giocatore deve usare il proprio veicolo spaziale, dotato di un solo cannone, per centrarli e accumulare punti.

La grafica era assolutamente primitiva: movimenti a scatti, colore inesistente (i colori erano aggiunti mettendo delle strisce di plastica colorata sullo schermo), audio monofonico. Di più, con l'hardware dell'epoca, non si poteva fare.

Ma nel 1978 le regole di questo videogioco erano così innovative che queste limitazioni venivano ignorate dal giocatore e anzi contribuivano al suo fascino: il fatto che il processore fosse così lento significava che man mano che il giocatore eliminava dallo schermo i nemici, quelli rimanenti si muovevano progressivamente e visibilmente più in fretta perché il processore aveva meno elementi da animare. Invece di cercare di correggere questa caratteristica, Nishikado la tenne perché rendeva più emozionante la partita.

Space Invaders fu il primo gioco a diffondere il concetto di raggiungere un punteggio elevato (era il primo in grado di salvare i risultati dei giocatori), il primo “sparatutto” nel quale anche i bersagli rispondevano al fuoco e il primo gioco con vite multiple. E il resto è storia.

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