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2015/07/24

Povero Plutone, pianeta per sbaglio

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Il fiume di immagini spettacolari e di dati scientifici su Plutone che sta arrivando dalla sonda New Horizons ha riacceso il dibattito, ormai un po' tedioso, sul perché Plutone non sia più considerato un pianeta dopo la controversa decisione dell'Unione Astronomica Internazionale di declassarlo nel 2006.

In realtà dovremmo chiederci perché Plutone sia mai stato considerato un pianeta, visto che è minuscolo (molto più piccolo della nostra Luna), sta in un'orbita fortemente eccentrica e inclinata rispetto a quelle degli altri pianeti (tanto che a volte è più vicino al Sole di quanto lo sia Nettuno), è fatto in gran parte di ghiaccio d'acqua e azoto e viene eroso progressivamente dal vento solare, tanto da avere una sorta di coda. Solitamente i piccoli corpi celesti di ghiaccio situati in orbite eccentriche e dotati di coda non li chiamiamo pianeti: li chiamiamo comete.

Ma molti di questi fatti non erano noti nel 1930, quando Plutone fu scoperto. Anzi, all'epoca si stimò trionfalmente che Plutone fosse grande quanto la Terra o addirittura quanto Giove. Soltanto le misurazioni effettuate nei decenni successivi ridimensionarono drasticamente queste stime iniziali.

Credit: NASA
Sembrava, insomma, una scoperta coi fiocchi: un intero mondo nuovo. Ed era giornalisticamente irresistibile, perché lo scopritore del nuovo pianeta era un astronomo autodidatta, l'americano Clyde Tombaugh (laureatosi in astronomia solo in seguito), che sembrava aver battuto tutti i professionisti del mondo nella febbrile caccia al cosiddetto Pianeta X, un mondo la cui esistenza era stata suggerita dalle discrepanze fra le orbite calcolate di Urano e Nettuno e le loro posizioni osservate.

Inoltre la scoperta era stata fatta studiando pazientemente le fotografie astronomiche presso l'osservatorio di Percival Lowell, un facoltoso astronomo già famoso per le sue discusse osservazioni dei canali di Marte che suggerivano la presenza di vita intelligente sul pianeta rosso. Lowell, prima di morire nel 1916, aveva predetto la probabile posizione del Pianeta X nel cielo e Tombaugh aveva trovato Plutone proprio nella zona indicata.

Pareva un trionfo delle capacità predittive della scienza, ma era soltanto un caso: grazie alla sonda Voyager 2 adesso sappiamo che le discrepanze orbitali erano frutto di una stima errata della massa di Nettuno e quindi non c'era nessun Pianeta X da scoprire. Plutone era semplicemente finito per coincidenza nell'inquadratura del telescopio: oggi diremmo che ha fatto photobombing.

La promozione di Plutone a pianeta fu insomma uno sbaglio dovuto alla tendenza molto umana di accettare senza dubbi i fatti che si conformano alle proprie tesi o previsioni predilette: siccome ci si aspettava di trovare un corpo celeste grande abbastanza da perturbare le orbite dei pianeti esterni, quando Tombaugh scorse il puntino di Plutone fu automatico presumere che fosse il grande pianeta atteso, senza che ci fosse alcuna reale conferma delle sue dimensioni effettive.

Credit: NASA
In realtà Tombaugh aveva scoperto qualcosa di ben più importante di un nuovo pianeta: aveva snidato il primo testimone dell'esistenza di un'intera zona inesplorata del Sistema Solare, ricca di migliaia di piccoli mondi di ghiaccio, che oggi chiamiamo Fascia di Kuiper. Plutone, invece di essere visto come il nano reietto tra i pianeti, è da considerare il re gigante dei mondi di questa gelida regione del cosmo.

Ma allora perché c'è ancora questa diffusa riluttanza ad accettare la riclassificazione di Plutone? Probabilmente perché si fa fatica a correggere le nozioni imparate a scuola e viene emotivamente spontaneo far tifo per i piccoli e gli emarginati, ma anche e soprattutto perché il nuovo ruolo di Plutone stride con la nostra tendenza a incasellare e semplificare tutto e ci ricorda fastidiosamente che l'Universo è ben più complesso e ricco di sfumature di quanto vorremmo.


Fonti aggiuntive: Space.com, Space.comHowStuffWorks.com, Library of Congress, Wikipedia.

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