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2015/11/24

Il razzo di Blue Origin va nello spazio e atterra intero. Ma occhio ai paragoni con SpaceX

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La notizia è stata data soltanto oggi, ma ieri Blue Origin, l’azienda aerospaziale di Jeff “Amazon” Bezos, ha lanciato un razzo che ha raggiunto lo spazio ed è poi rientrato a terra verticalmente. Godetevi il video, che è un misto di riprese reali e animazioni digitali un po’ ingannevole (per esempio, nel lancio reale non c’erano persone a bordo):


C'è anche un’altra bellissima ripresa del decollo e della discesa (senza effetti digitali) qui.

A prima vista sembra che Jeff Bezos abbia umiliato Elon Musk di SpaceX, che da alcuni anni tenta (finora senza successo) di far rientrare interi dallo spazio i suoi lanciatori Falcon 9. Ma non è così: senza nulla togliere al notevole risultato tecnico di Bezos, bisogna infatti precisare bene le caratteristiche di questo nuovo volo spettacolare prima di lanciarsi in paragoni affrettati.

Prima di tutto, il razzo di Bezos, soprannominato New Shepard (un omaggio all’astronauta Alan Shepard), è sì andato nello spazio, nel senso che ha superato (di 500 metri) la quota di 100 chilometri alla quale si fa iniziare per convenzione lo spazio, ma ha fatto un volo esclusivamente verticale: è andato su dritto e poi è ridisceso subito, vicinissimo alla base di lancio in Texas.

Questo è molto, molto diverso da quello che fa un normale razzo vettore per il lancio di satelliti o il trasporto di astronauti, che non solo deve arrampicarsi oltre la quota minima alla quale inizia lo spazio ma deve soprattutto acquisire una velocità orizzontale elevatissima: sotto i 28.000 km/h, infatti, non si mantiene in orbita e quindi ricade a terra. In un lancio spaziale il consumo di propellente è dovuto in larghissima parte al bisogno di raggiungere questa enorme velocità orizzontale, come spiega bene Xkcd.

In altre parole: se vuoi andare nello spazio per farci una capatina di pochi secondi, ti basta il razzo di Bezos, ma se vuoi andare nello spazio per restarci (per esempio per lanciare un satellite) ti serve un razzo decisamente più potente. Il confronto con i tentativi di SpaceX è quindi scorretto: questi, infatti, sono i dati riferiti al primo stadio riutilizzabile di SpaceX (Ars Technica; Spaceflight101; NASA; ISS101).

– Quota raggiunta (apogeo): 100.5 km per Blue Origin, 140 km per SpaceX
– Velocità orizzontale raggiunta: zero per Blue Origin, Mach 10 (10.000 km/h) per SpaceX
– Distanza orizzontale percorsa: zero per Blue Origin, 345 km per SpaceX
– Spinta del/i motore/i (primo stadio): 490 kilonewton per Blue Origin, 8400 kilonewton per SpaceX

Non va dimenticato, inoltre, che i tentativi di SpaceX sono stati effettuati mentre il razzo trasportava un carico utile commerciale, che è stato poi messo in orbita, mentre il carico di Blue Origin (una capsula) è ritornato subito a terra con i suoi paracadute separati proprio perché non aveva raggiunto una velocità orizzontale sufficiente a tenerla in orbita.

In secondo luogo, in realtà il volo di Blue Origin non è il primo a raggiungere lo spazio e rientrare a terra usando un veicolo interamente riutilizzabile. Una capatina oltre i 100 km, infatti, fu fatta ben 52 anni fa dall'aereo-razzo X-15, che il 19 luglio 1963 si arrampicò fino a 106 km di quota per poi rientrare planando come un aliante. Lo stesso velivolo ripeté la missione un mesetto dopo (ai comandi, in entrambi i voli, c’era Joe Walker, che divenne quindi astronauta due volte).

In tempi molto più recenti (2004), inoltre, l’aereo-razzo privato SpaceShipOne della Virgin Galactic ha raggiunto i 100 km di quota e lo ha fatto ripetutamente. Elon Musk, boss di SpaceX, non ha perso tempo a farlo notare.

Tuttavia questi voli precedenti sono stati realizzati usando veicoli spaziali trasportati in quota da aerei-madre e si sono conclusi con atterraggi orizzontali su pista, mentre il successo di Blue Origin di ieri ha fatto a meno di aerei ausiliari e si è concluso con un atterraggio verticale controllato dalla spinta del motore: tecnicamente è quindi una sfida decisamente superiore a quella di questi predecessori.

In sintesi: il volo di Blue Origin è il primo volo di un veicolo riutilizzabile a decollo e atterraggio verticali, sostentato soltanto da motori, che raggiunge la quota alla quale inizia lo spazio. È un primato soltanto se lo si specifica in questi termini. Ma non è un volo spaziale nel senso tradizionale, e non si sa quanto possa avere sviluppi pratici.

Bezos, infatti, sta offrendo Blue Origin non come lanciatore di satelliti, ma come veicolo per esperimenti e per passeggeri (fino a sei) che si accontentino di quattro minuti di assenza di peso (quando spegne il motore, a fine arrampicata, capsula e passeggeri proseguono la propria corsa verso l’alto per inerzia e poi iniziano a ricadere verso terra; in queste fasi sono in caduta libera e quindi percepiscono un’assenza di peso). Di esperimenti fattibili in queste condizioni restrittive ce ne sono, mentre non si sa quanto potrebbe costare un volo con passeggeri né quanti sarebbero interessati a farlo, visto che il profilo di volo della capsula è decisamente brusco (specialmente all'atterraggio).

Ma che importa, in fondo? Abbiamo due miliardari in competizione tra loro per andare nello spazio con tecnologie che riducono i costi e migliorano l’accesso al cosmo: chiunque vinca, ne otterremo dei benefici.


Fonti aggiuntive: Slate, Astronautinews, Astronautinews, Ars Technica, Planetary.org, Ars Technica.

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