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2015/11/13

Storia crudele di un amore tradito in Rete

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2015/11/25 8:05.

Di recente sono stato contattato da una persona che mi ha chiesto di condividere pubblicamente la sua storia, affinché altri possano essere avvisati di quanto sia subdolo e crudele il mondo degli incontri su Internet. Ho cambiato i nomi e alcuni dettagli per tutelare l’anonimato che mi è stato chiesto, ma la sostanza della storia è esattamente come me l’ha raccontata la protagonista. Ho raccontato questa vicenda anche nella puntata del 13 novembre del Disinformatico in onda sulla Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, che potete scaricare e ascoltare in podcast.


L’incontro


Ethan e la figlia
A giugno di quest’anno Angelica (è uno pseudonimo), una persona che vive in Svizzera, viene contattata via Facebook, come capita spesso, da un altro utente in vena di conversazione online. Lui è Ethan (altro pseudonimo), sta in Inghilterra; con Angelica nasce un fitto scambio di messaggi in inglese, che spesso prosegue fino a notte fonda.

Lui man mano si racconta: è un uomo d'affari, un tipo religioso, ha una figlia molto giovane, Shirley, che sta con lui da quando ha divorziato dalla moglie che lo tradiva. Ethan ha pochi amici e a parte la figlia non ha familiari in vita (è cresciuto in orfanotrofio); fa un lavoro che lo impegna molto nel campo delle telecomunicazioni.

Man mano il rapporto via Facebook passa dalla semplice conversazione alla fiducia e all’amore. I messaggi di Ethan e Angelica sono centinaia, assidui e intensamente romantici, anche se la grammatica e la poetica forse non sono sublimi.
Lui propone a lei di raggiungerlo in Inghilterra, a Liverpool, per provare a iniziare una vita nuova con lui e con la bimba, ma senza fretta: fra un anno, dopo che il figlio di lei avrà finito la scuola. Prima, comunque, non sarebbe possibile, perché Ethan ha in forse un lavoro che lo potrebbe portare lontano per molto tempo.

I giorni passano, i messaggi proseguono a centinaia, e a un certo punto Ethan, euforico, annuncia ad Angelica che l’incarico per il quale era in gara gli è stato assegnato e che partirà presto per un periodo di lavoro in Nigeria insieme alla figlia. Resteranno comunque in contatto, rassicura Ethan: porterà un computer portatile con sé e chatteranno quando lui rientrerà in albergo. A fine incarico passerà a trovare Angelica di persona per conoscere lei e la sua famiglia.

Si parla già di una vacanza insieme, ad agosto, sul lago; lui ha già prenotato il volo, le manda i dettagli della prenotazione e le affida anche il proprio numero di telefono per potersi parlare. Si telefonano spesso, quasi tutti i giorni. Tutto va a gonfie vele, anche se Ethan non è molto contento del suo nuovo lavoro e soprattutto di dove lo sta svolgendo.


La richiesta di soccorso


Ethan, infatti, è frustrato: le sue cose sono arrivate, via mare, ma la dogana fa storie. Le sue carte di credito sono quasi inutilizzabili, perché appartengono ai normali circuiti internazionali e invece in Nigeria si usa la Verve Card ovunque. Angelica, amareggiata e sorpresa che Ethan sia alle prese con questi disagi, controlla via Internet e trova riscontri diffusi di tutti questi problemi.

Ethan ha con sé parecchi contanti, ma si trova a doverli spendere in fretta. Una grossa fetta se ne va per la dogana, e allora chiede aiuto ad Angelica. Lui ha già speso oltre 13.000 sterline; chiede ad Angelica se può prestargli le 1.500 che restano per lo sdoganamento, con la promessa di restituirle al suo arrivo in Svizzera. Angelica acconsente, un po’ a malincuore, mandando i soldi tramite Moneygram. Lui è imbarazzato, si vergogna e le chiede di non parlarne alla famiglia: ci tiene a non fare brutta figura. Paga il dovuto alla dogana e le sue masserizie vengono finalmente sdoganate. Siamo ai primi di agosto.

Ma l’odissea non è finita. Ethan deve spostare le proprie cose dal porto di Lagos a Benin City: trecento chilometri su camion. Chiede ad Angelica 4750 sterline, ma lei non ha a disposizione quel genere di cifra e quindi non lo può aiutare: quest’impotenza la fa star male fisicamente dallo stress per carenza di sonno e alimentazione. Lei gli propone di tornare in Inghilterra per prelevare del denaro, ma lui teme che gli portino via le sue cose. Così Ethan vende il proprio orologio di marca e guadagna qualche giorno.

Angelica, angosciata, riesce a racimolare la somma con l'aiuto degli amici e la invia a Ethan. Il problema di trasporto si risolve. Poi la mazzata: Ethan ha perso l’aereo con il quale doveva lasciare la Nigeria con la figlia, e ovviamente non ha modo di comperare un altro volo.

Lei gli dice di andare al consolato britannico a Lagos, ma non serve a nulla. Gli propone di andare a un’agenzia di viaggi per procurare un volo, e va meglio: ma due biglietti aerei all’ultimo momento costano 3000 sterline.

È fine agosto. Angelica riesce a mettere insieme i soldi, li manda a Ethan, ma l’ansia le sta costando la salute: perde tantissimo peso, i nervi sono a pezzi, prende tanti tranquillanti e non sa a chi rivolgersi. Ethan è sempre sereno e gentile con lei; le chiede del figlio, la invita a pregare Dio affinché i problemi si risolvano.


Il ricatto


Ai primi di settembre ad Angelica arriva un altro colpo: Ethan è stato bloccato in albergo con la figlia perché non è in grado di pagare il conto in sospeso. Ci sono 5800 sterline da saldare. Angelica crolla. Lo stress e forse una dose eccessiva di tranquillanti la portano a un incidente stradale. Rimane ricoverata tre settimane.

Una settimana dopo l’incidente, sua figlia viene a visitarla in clinica e le mostra un articolo che parla di una vicenda molto simile a quella che sta vivendo e la descrive inesorabilmente come una truffa. Razionalmente Angelica capisce di essere stata raggirata, ma il suo cuore non riesce a crederci. Tutti quei messaggi, quei mesi di corteggiamento, come è possibile che siano finti e che qualcuno perda così tanto tempo in una messinscena? Decide comunque di reagire e affronta Ethan. Lui nega tutto.

Angelica si documenta sulle truffe online, informa Ethan delle conseguenze di salute che lei ha subìto a causa del suo comportamento. Pochi giorni dopo Ethan torna a chiederle soldi, dicendo che lui e la figlia stanno morendo di fame perché in albergo non danno più loro da mangiare e gli è stato ritirato il passaporto per impedire ai due di partire.

All’inizio di ottobre Angelica scopre dettagli che non quadrano nella storia di Ethan, li contesta all’uomo e lo segnala a Facebook. Per tutta risposta, Ethan risponde che ucciderà la figlia e poi si suiciderà, e Angelica avrà le mani sporche del loro sangue. Le sue ultime parole sono “Non troverai mai più un uomo come me”.


Al peggio non c'è mai fine


In totale, Angelica ha inviato a “Ethan” circa 11.700 franchi (circa 10.800 euro). La sua denuncia al Ministero Pubblico di Lugano non offre alcuna speranza di individuare il colpevole o i colpevoli, perché Angelica ha usato servizi di trasferimento di denaro poco o per nulla tracciabili.

Lei si mette in contatto con un’associazione dedicata alla lotta ai crimini online, con la quale nasce una collaborazione. Ci si potrebbe aspettare che dopo aver preso così tanti soldi, i truffatori si fermino e lascino perdere, viste anche le condizioni di salute fragilissime della loro vittima. Invece Angelica viene contattata da un altro truffatore, che inizia subito a corteggiarla, esattamente come le avevano detto all’associazione anticrimine. Lei sta al gioco per avere informazioni.

Il canale è sempre lo stesso e il copione è molto simile: il truffatore arriva sempre tramite Facebook, dice che abita e lavora a Los Angeles, ha 55 anni ed è di origine polacca. Sua moglie è morta tre anni fa. Ha una figlia quattordicenne, che vive con la sorella della moglie. Lavora in campo petrolifero e si chiama Scot. Queste sono alcune delle sue foto pubbliche (probabilmente rubate da qualche parte). E inizia subito a dire ad Angelica che l’ama.

”Scot”

Ma Angelica stavolta passa al contrattacco: contatta una donna che ha cliccato su “Mi piace” a una foto del truffatore e scopre che “Scot” le ha promesso che la sposerà. Lo ha fatto proprio mentre diceva ad Angelica di amarla. Il truffatore ha detto all’altra donna di trovarsi in Australia, mentre ad Angelica ha detto che si trova a Los Angeles. Il piano è chiaro: il truffatore opera contemporaneamente su tante vittime ed è per questo che può permettersi di dedicare a ciascuna delle settimane o dei mesi.

C'è una filiera, una catena di montaggio, nella quale i criminali oltretutto si passano le vittime, totalmente incuranti delle cifre sottratte, dei sacrifici affrontati dalle loro vittime per trovare i soldi e degli effetti sulla psiche e la salute delle persone che ingannano così intimamente. E conoscono tanti trucchi: per esempio, l’altra donna spiega ad Angelica che s’è fidata perché “Scot” le ha inviato per posta un pacco contenente documenti importanti. Gli ha già inviato 1800 euro.


Epilogo


Ho controllato su Facebook: il profilo di “Scot” è ancora lì e continua a fare vittime, nonostante le segnalazioni. Angelica vuole reagire alla propria esperienza: vuole fare qualcosa per fermare questi truffatori, o almeno per informare meglio sulla loro esistenza e fare prevenzione. La sua storia, raccontata e condivisa, può servire a mettere in guardia altre persone che potrebbero finire nella medesima trappola perché hanno fiducia nel prossimo, non conoscono i meccanismi di Internet e non immaginano che si possa essere organizzati, pazienti e spietati manipolatori come lo sono questi criminali, capaci di costruire prove false per darsi credibilità.

Angelica ha un consiglio per chiunque si trovasse a vivere una situazione come la sua: non nascondersi, parlare di più di queste truffe e soprattutto non avere paura. Una persona sola, dice, non può fare tanto, ma tante persone insieme fanno la differenza. E ricorda che per chi non è mai stato coinvolto in una truffa del genere è troppo facile giudicare e criticare: bisogna viverla, spiega, perché per chi la vive in prima persona è una vera tragedia. A parte la perdita di denaro, quello che brucia di più è l’effetto psicologico. “Questi truffatori non hanno cuore e non ci pensano due volte a calpestare i sentimenti di altri”, mi dice Angelica, “e purtroppo sono cosi bravi a manipolarti che tu credi a quello che ti dicono.”

Ora Angelica sta proseguendo la collaborazione iniziata con un'associazione di lotta ai crimini online e alle truffe sentimentali costituita in Italia (con una diramazione anche in Canton Ticino) da una delle numerose vittime di questi criminali, e ci sono stati alcuni risultati di polizia, ma la prevenzione, attraverso l’informazione, resta l’approccio più efficace. Mettete in guardia le persone che conoscete, raccontate storie come quella di Angelica, perché tutti pensano di essere capaci di accorgersi di una truffa in corso, ma quasi sempre sottovalutano l’abilità dei truffatori e gli scherzi crudeli che può fare il cuore.

Per chi invece legge queste righe ho una raccomandazione: evitate di infierire con facili e inutili accuse di ingenuità. Verranno cestinate, perché sono le critiche di chi non ha vissuto l’esperienza ma pretende lo stesso di poter sentenziare. Provate anche voi a conoscere le vittime di queste truffe, e poi ne riparliamo. E non dimenticate che è proprio la paura del giudizio sferzante altrui a mantenere sommerso questo crimine.

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