2016/01/27

Geni svizzeri (e non solo) lasciano una stampante esposta a Internet. Indovinate che cosa succede

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/01/27 19:45.

Oggi Mikko Hypponen di F-Secure ha tweetato questa segnalazione: una stampante HP affacciata a Internet. Non era soltanto possibile vederne lo stato: era possibile comandarla.



Credo che pochissimi dei suoi follower abbiano resistito alla tentazione di far stampare una pagina demo o un elenco completo di font, facendo sembrare che la stampante fosse posseduta da uno spirito maligno.







Già può sembrare poco furbo affacciare una stampante a Internet, ma addirittura renderla accessibile come home page del proprio sito richiede un talento particolare. Se poi si considera che il sito in questione si chiama Bit.ch, ossia bitch, che in inglese significa grosso modo “puttana, cagna, stronza”, direi che la genialità scorre potente.

La stampante ora non risponde più. Posso solo immaginare le facce esterrefatte di chi l’ha vista impazzire e sfornare pagine su pagine.

Lo so, è una goliardata, ma tenete presente che non c'era altro modo pratico di avvisarli, visto che il Whois di Bit.ch è mascherato e non ci sono fonti online che forniscano un numero di telefono o una mail degli amministratori di Bit.ch.

Questa stampante non è l’unica mal configurata da amministratori di sistema incompetenti: per trovarne altre basta usare Google, digitando inurl:info_configuration.html come argomento di ricerca. Con pochi clic chiunque può trovare e comandare stampanti come questa, questa, questa, questa presso Uniroma1.it o questa. Peccato che non si possa far stampare a queste stampanti un bell’avviso “Salve, sono la tua stampante. Mi hai configurato in modo che chiunque da Internet mi possa controllare. Sono stufa di essere trattata così. Guadagnati il tuo stipendio e configurami bene, altrimenti stamperò i selfie porno che hai sul tuo telefonino”.

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