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2016/03/25

La bizzarra storia di Sergei Krikalev, cosmonauta abbandonato nello spazio

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/03/31 21:45.

Sergei Krikalev all’epoca della sua insolita missione:
si nota uno scorcio della bandiera sovietica
sul braccio della tuta. Credit: Claude Lafleur.
Il 25 marzo 1992, ventiquattro anni fa, rientrava sulla terra il cosmonauta Sergei Krikalev, reduce da ben 311 giorni trascorsi suo malgrado nello spazio a bordo della stazione spaziale Mir. Era rimasto intrappolato a bordo della stazione per diversi mesi in più del previsto per una ragione molto particolare: il paese che l’aveva lanciato in orbita non esisteva più. Questa è la sua storia, tratta dal mio libro digitale gratuito Almanacco dello Spazio.


18 maggio 1991: l’Unione Sovietica è già scricchiolante quando il cosmonauta trentaquattrenne Krikalev (foto qui accanto) parte dal cosmodromo di Baikonur con la Soyuz TM-12 per raggiungere la stazione spaziale sovietica Mir, insieme al collega russo Anatoly Artsebarsky e alla britannica Helen Sharman (vincitrice di un concorso commerciale), ma nei mesi successivi avviene il crollo completo.

Mentre Krikalev è a bordo della Mir per una missione che secondo i piani dovrebbe durare circa sei mesi, in Unione Sovietica succede di tutto sotto gli occhi attoniti del mondo: un colpo di stato ad opera di membri conservatori del Partito Comunista, del KGB e delle forze armate culmina con l’arresto del presidente Gorbaciov e con l’attacco militare alla sede del parlamento, ma poi fallisce (19-21 agosto 1991); il Partito Comunista che imperava nel paese viene sciolto per decreto (24 agosto 1991); dieci delle repubbliche che componevano l’Unione Sovietica dichiarano la propria indipendenza (agosto-dicembre 1991); Russia, Ucraina e Bielorussia costituiscono la Comunità degli Stati Indipendenti (12 dicembre 1991), alla quale aderiscono poi altre otto repubbliche ex sovietiche (21 dicembre 1991); e in un solo giorno Gorbaciov si dimette e viene rimpiazzato da Boris Yeltsin, l’Unione Sovietica cessa di esistere, la Repubblica Socialista Sovietica Russa viene rinominata Federazione Russa e la bandiera rossa con falce e martello dell’Unione Sovietica viene tolta dal Cremlino e sostituita con il tricolore russo (25 dicembre 1991). Persino la città dove Krikalev è cresciuto cambia nome: non si chiama più Leningrado ma San Pietroburgo.

Come se tutto questo non bastasse, uno dei voli spaziali che doveva contribuire al ricambio dell’equipaggio della stazione viene annullato (Helen Sharman è tornata sulla Terra da tempo, il 26 maggio 1991, con la Soyuz TM-11 insieme a Viktor Afanasyev e Musa Manarov, che erano già a bordo della Mir). Inoltre il cosmodromo sovietico di Baikonur dal quale dovrebbero partire i voli di ricambio è ora di colpo nel territorio di uno stato indipendente (la Repubblica del Kazakistan, ex Repubblica Socialista Sovietica Kazaka), che pretende di essere pagato lautamente per l’uso della base spaziale.

La Federazione Russa, disperatamente a corto di finanziamenti, rinuncia a far tornare Krikalev e sceglie invece di farsi pagare 7 milioni di dollari per portare nello spazio l’austriaco Franz Viehböck sulla Soyuz TM-13; inoltre ottiene uno sconto dal governo kazako mettendo sullo stesso volo di Viehböck il primo cosmonauta-ospite kazako (Toktar Aubakirov). Ma così facendo su quella Soyuz non c'è più posto per Alexander Kaleri, l’ingegnere di volo che avrebbe dovuto sostituire Krikalev, e quindi Krikalev non può tornare.

Aubakirov e Viehböck arrivano sulla Mir con la Soyuz TM-13 il 4 ottobre 1991, insieme al comandante russo Aleksander Volkov, e rientrano a terra otto giorni dopo, insieme ad Artsebarsky, usando la Soyuz TM-12 che sarebbe spettata a Krikalev; Volkov rimane a bordo della Mir con Krikalev.

Il tanto atteso ricambio di Krikalev, Aleksander Kaleri, arriva alla Mir con la Soyuz TM-14 il 19 marzo 1992, insieme ad Aleksander Viktorenko e al tedesco Klaus-Dietrich Flade; sei giorni dopo, il 25 marzo 1992, Volkov, Flade e (finalmente) Krikalev tornano a terra con la Soyuz TM-13.

Sergei Krikalev non si farà intimorire dalla propria disavventura, che lo porta all’attenzione dei media di tutto il mondo e ispirerà una popolarissima campagna pubblicitaria televisiva italiana della DeAgostini che mostra proprio un astronauta sovietico che trova tutto cambiato al proprio rientro: anzi, tornerà ancora nello spazio con lo Shuttle statunitense nel 1994, diventando il primo russo a bordo di un veicolo spaziale americano, e poi ancora nel 1998, quando sarà il primo russo a entrare nella Stazione Spaziale Internazionale. Non pago, volerà di nuovo su una Soyuz nel 2000 per visitare una seconda volta la Stazione, tornando con uno Shuttle, e poi ancora su una Soyuz nel 2005, con una terza visita alla Stazione, restandovi sei mesi. Tornerà sulla Terra definitivamente il 10 ottobre 2005.


Fonti: The Story of Space Station Mir, David Harland, 2005, p. 209-210 e p. 289; Flight International, 1991; Astronautix; Spacefacts; Astronautix; NASA.

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