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2016/03/05

Lancio di SpaceX finalmente riuscito: satellite in orbita, rientro sperimentale fallito

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Ieri notte, alle 00.35 italiane, il Falcon 9 di SpaceX è finalmente partito per lo spazio, dopo quattro rinvii, portando nello spazio il satellite per telecomunicazioni SES-9 e collocandolo correttamente in orbita. Come ormai consueto, SpaceX ha effettuato un tentativo sperimentale di rientro controllato del primo stadio, in questo caso su una chiatta nell’Atlantico, che si è concluso con quello che Elon Musk ha definito “atterraggio duro”.

Mancano per ora immagini complete del rientro: il segnale video dalla chiatta si è interrotto, per ragioni non chiare, proprio quando si iniziava a scorgere il bagliore del motore dello stadio. SpaceX aveva messo le mani avanti dichiarando che il tentativo aveva poche probabilità di riuscita completa, a causa del profilo di missione molto impegnativo: collocare un satellite di 5300 kg in un’orbita che ha una quota massima di circa 40.000 km lascia pochissimo margine di propellente per il rientro e impone una velocità di rientro ancora più elevata del normale. Ma già riuscire a portare il primo stadio a centrare la chiatta con precisione in mezzo all’oceano è un grande risultato, che consente a SpaceX di acquisire nuovi dati e accumulare esperienza nei rientri controllati.





Un altro aspetto importante e interessante di questo lancio è l’uso di propellenti superraffreddati per aumentare le prestazioni: l’ossigeno liquido è stato caricato a -183°C (ghiaccia a -218°C) e il kerosene RP-1 è stato immesso a -6°C. Queste basse temperature riducono il volume del propellente e quindi consentono di imbarcarne di più; per contro, obbligano a concludere il rifornimento pochi minuti prima del lancio per evitare che il propellente si scaldi e si espanda. Questa tecnica è molto delicata e, che io sappia, è usata soltanto da SpaceX.

Questi sono due fotogrammi molto sgranati della diretta dell’atterraggio:



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