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2017/12/01

A chi segnalare le chiamate della finta “assistenza Microsoft”; allerta Europol per riciclaggi

È stagione di regali ma anche di truffe informatiche: in questo periodo i truffatori si danno particolarmente da fare, per esempio con l’inganno classico ma sempre efficace della falsa assistenza Microsoft: la vittima riceve una telefonata o una mail da qualcuno che dice di far parte del servizio clienti Microsoft, avvisa che il computer della vittima è infetto (non è vero) e fornisce istruzioni per “pulirlo” che in realtà lo infettano.

La cosa migliore da fare, in questi casi, è non seguire le istruzioni e non dare dati personali, ma chiederli (per esempio il nome esatto dell’azienda, il nome della persona, l’indirizzo postale e il numero di telefono) e poi immetterli nella pagina Web che Microsoft ha approntato per raccogliere le segnalazioni e avviare le indagini:

https://microsoft.com/reportascam

Europol, invece, ha dato il via a una campagna informativa (con hashtag #DontBeaMule) per segnalare la truffa dei money mule, ossia degli utenti che accettano offerte di lavoro come “intermediari finanziari”, da svolgere comodamente a casa davanti al proprio computer, ricevendo soldi sul proprio conto corrente e inoltrandoli in cambio di una commissione. In realtà si tratta di ricevere denaro di provenienza fraudolenta e poi girarlo a complici dei truffatori: in altre parole, riciclaggio.

Le vittime di questa truffa che si prestano a riciclare inconsapevolmente finiscono nei guai, spiega Europol, che ha annunciato 159 arresti e l’identificazione di 766 money mule in 26 paesi. Se volete saperne di più e magari segnalare questo genere di reclutamento criminale agli amici e colleghi più suscettibili di cascarci, sul sito di Europol trovate il comunicato stampa, una miniguida e un video sul sito Europol.


Purtroppo il materiale Europol è solo in inglese; se vi serve un equivalente italiano, potete usare questo link della Polizia di Stato italiana e questo dell’Ufficio federale di polizia svizzero. E come sempre vale la solita regola: se un’offerta sembra troppo bella per essere vera, probabilmente non è vera.

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