2006/06/07

11/9, Loose Change zittito dal copyright

Nei guai il documentario Loose Change: viola il diritto d'autore. C'è poco da gioire

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Il diritto d'autore entra come un macigno nell'arena delle ipotesi di complotto sull'11 settembre. Il popolarissimo documentario Loose Change, che sostiene varie ricostruzioni alternative degli attentati del 2001, è stato diffidato perché violerebbe il diritto d'autore. Lo riferisce The Register.

La notizia non deve suscitare entusiasmo in chi non crede alle ipotesi di complotto, perché pone il problema ben più ampio della libertà di espressione. Anche un documentario "anticomplottista", infatti, verrebbe imbavagliato dalle medesime leggi sul copyright, rendendo di fatto impossibile la discussione e la ricerca.

I fratelli Jules e Gedeon Naudet, i documentaristi francesi che erano insieme ai pompieri di New York durante la loro tragica operazione di soccorso al World Trade Center, hanno inviato tramite i propri legali una lettera di diffida a Dylan Avery, uno dei giovani realizzatori di Loose Change, minacciando di fare causa. Loose Change è infatti una compilation di filmati e immagini provenienti da varie fonti (giornali, TV, documentari) e include circa 14 spezzoni tratti dal documentario dei fratelli Naudet. La richiesta di risarcimento minacciata è di 150.000 dollari per ciascuna violazione del diritto d'autore. Più le spese legali, s'intende.

Loose Change è stato scaricato da almeno due milioni di persone, e al momento è tuttora in vendita su DVD a poco meno di 18 dollari e scaricabile gratuitamente. Avery dichiara di averne vendute oltre 50.000 copie.

Il problema, in questo caso, non sembra tanto l'uso non autorizzato o controverso del materiale dei fratelli Naudet, quanto il lucro che ne deriva, perlomeno stando al testo della diffida legale (ora rimossa dal sito di Loose Change). Questa è una considerazione importante da fare per chiunque voglia realizzare documentari, su qualsiasi argomento, compilati partendo dal lavoro altrui: la libera distribuzione è tollerata, la vendita no.

Il riferimento al caso nostrano di Luogocomune.net e del documentario Inganno Globale è evidente, e ne ho già discusso privatamente con Massimo Mazzucco e nei forum di Luogocomune. La questione prosegue per il caso specifico, e sembra che vi sia una soluzione legale nella dottrina del fair use statunitense, ma è da vedere fino a che punto questa dottrina sia applicabile in Italia, dove la SIAE gioca ancora con i bollini. Documentaristi in erba di Internet, meditate.

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