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2006/08/15

Antibufala: persi i video dello sbarco sulla Luna?

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "carlabertin****" e "lsalvagg".
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2006/08/19.

Dopo settimane che se ne parla nei siti specializzati, finalmente la notizia approda ai media generalisti, ovviamente storpiata strada facendo: la NASA ha perso le registrazioni dello sbarco sulla Luna, dice Repubblica. Esultano i complottisti, quelli che credono che lo sbarco sulla Luna sia stato girato in uno studio cinematografico a fini propagandistici (teoria ampiamente sbufalata qui): è la prova che alla NASA vogliono nascondere un documento che smaschererebbe la messinscena.

In realtà le cose stanno ben diversamente. Seguitemi un attimo: ci vuole un preambolo tecnico.

E' la notte fra il 20 e 21 luglio del 1969. Neil Armstrong e Buzz Aldrin sono i primi uomini a sbarcare sulla Luna nel LEM (modulo lunare) dell'Apollo 11. La sfida tecnica di farli arrivare fin lì, e di far vedere al mondo l'evento in diretta televisiva, usando la tecnologia dell'epoca, è davvero notevole.

La Luna è a 400.000 chilometri di distanza e gli astronauti hanno a disposizione un trasmettitore TV alimentato a batterie e con un'antennina parabolica da un metro di diametro (le missioni successive adotteranno una parabola più grande, che però richiede mezz'ora di montaggio, ma il primo sbarco è una missione "mordi e fuggi": due ore e mezza di passeggiata sulla Luna e poi si riparte). Il segnale che arriva sulla Terra è debolissimo e gli ingegneri devono fare i salti mortali per riuscire nell'impresa di trasmettere e ricevere le immagini storiche.

Per farcela con la tecnologia analogica dell'epoca, ricorrono a una serie di compromessi qualitativi: bianco e nero anziché colore, immagini a 320 linee di risoluzione anziché le 525 dello standard televisivo NTSC statunitense, e dieci fotogrammi al secondo invece dei normali 30.

Questo però produce un segnale televisivo fuori standard, che occorre convertire al formato televisivo normale. Poiché manca la tecnologia elettronica che oggi consideriamo banale, la conversione viene fatta presso le stazioni riceventi terrestri alla buona, ossia puntando una telecamera speciale verso un monitor che mostra le immagini fuori standard ricevute dalla Luna (un metodo simile a quello usato oggi dai pirati cinematografici più scadenti, che riprendono con la videocamera lo schermo del cinema durante la proiezione).

Fatto questo, il segnale è pronto per la distribuzione via satellite in tutto il mondo, o perlomeno nei paesi che usano lo standard NTSC, perché gli altri dovranno subire un'ulteriore conversione.

Tutto questo meccanismo e la catena di ritrasmissioni comportano un'ovvia perdita di qualità, come in ogni processo analogico, per cui le immagini effettivamente ricevute dalla Luna tramite le grandi antenne di Goldstone (California) Honeysuckle Creek e Parkes (Australia) sono molto, molto più nitide di quelle che arrivano alla fine sugli schermi dei telespettatori.

Di conseguenza, la NASA decide di registrare il tutto direttamente presso i centri di ricezione, usando un apposito videoregistratore in grado di registrare il segnale fuori standard che arriva dalla Luna: bobine di nastro da un pollice che durano quindici minuti l'una. Queste bobine, se decodificate con un apposito lettore, offrirebbero una visione molto più nitida dello sbarco rispetto a quella che siamo abituati a vederci proporre.

Per esempio, accanto al titolo di quest'articolo vedete la stessa immagine nelle condizioni nelle quali è arrivata a Houston (a sinistra) e nelle condizioni originali (a destra, tratta da una foto del monitor a Honeysuckle Creek): cliccate sull'immagine per ingrandirla. La differenza, come noterete, è enorme.

Fine del preambolo. Sono questi i nastri che la NASA ha "perso", o meglio archiviato malamente, nel senso che non sono stati buttati via: sono in archivio, ma non si sa dove di preciso. Non sono filmati inediti, ma semplicemente versioni ad alta qualità delle riprese sgranate già viste e pubblicamente disponibili. In tutto si tratta di circa 700 bobine scatole di bobine riguardanti varie missioni.

Il problema non è soltanto scoprire dove sono finiti, ma di farlo in tempo utile. Le bobine di nastro magnetico non durano in eterno, e sono passati già quasi quarant'anni. Cosa più preoccupante, siccome sono nastri registrati in formati fuori standard, occorre un lettore su misura: e al mondo ce n'è uno solo, un cimelio vecchio appunto di quasi quarant'anni, presso il Data Evaluation Lab (DEL) al centro spaziale di Goddard, nel Maryland (Stati Uniti). Ma il DEL chiuderà i battenti a ottobre 2006, se le autorità competenti non cambiano idea. Da qui nasce l'idea dei ricercatori, quasi tutti ex dipendenti NASA, di rendere pubblica la loro caccia ai nastri, che procede da vari anni, nella speranza di convincere le autorità a finanziare ancora il DEL e fornire risorse e permessi per la ricerca degli storici nastri originali.

In attesa che vengano recuperate le bobine (due sono già state trovate), ci sono gli spezzoni girati amatorialmente riprendendo un monitor presso la stazione ricevente di Honeysuckle Creek su pellicola superotto (ve la ricordate?) dal tecnico video Ed von Renouard. Se vi interessa saperne di più e fare un tuffo affascinante nella tecnologia retrò, visitate Honeysucklecreek.net e leggetevi il resoconto (PDF, in inglese) della caccia alle irripetibili bobine, con gli esempi fotografici di quale documento storico rischiamo di perdere per sempre.

Nonostante quello che dice Repubblica, non si tratta comunque di "prove presumibilmente inconfutabili dell'allunaggio". La qualità delle registrazioni attualmente disperse è buona e storicamente preziosissima, ma non è certo tale da mettere a tacere i complottisti: hanno troppi libri pieni di scempiaggini da vendere a chi è troppo pigro per studiare e documentarsi su come funziona realmente la tecnologia spaziale.

Trovate ulteriori notizie su questa vicenda presso la BBC, che offre anche un filmato (formato Real) con interviste ai responsabili della ricerca e indice che le bobine potrebbero in tutto essere addirittura tredicimila (includendo forse anche quelle della telemetria oltre a quelle video).

Sono rientrato ricaricato dalle vacanze, per cui scatenatevi pure coi commenti: prima, però, vi prego di evitarmi troppe ripetizioni leggendo le mie risposte alle teorie "lunatiche" più diffuse. E se vi va, giocate anche voi al quiz della bandiera.


Aggiornamento (2006/08/19)


Un articolo di Forbes chiarisce e ridimensiona i termini del problema: finora la caccia ai nastri è stata condotta in modo amatoriale e non ufficiale. Ora, grazie alla segnalazione nei media, la Nasa ha avviato una ricerca formale dei nastri originali. La loro localizzazione più probabile è l'enorme archivio del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, nel Maryland. Secondo uno dei ricercatori, la caccia si dovrebbe concludere entro non più di sei mesi usando cinque addetti. E' soltanto questione di seguire la traccia cartacea, che in quasi quarant'anni s'è fatta piuttosto lunga e contorta.


Aggiornamento (2009/07/17)

La vicenda ha un epilogo poco felice: il 16 luglio 2009 la NASA ha spiegato pubblicamente che i nastri furono cancellati alcuni anni dopo, secondo procedura standard, perché le immagini della diretta furono registrate insieme ai dati di telemetria dei veicoli Apollo e non furono quindi etichettate come materiale da conservare indefinitamente. Le bobine di nastro erano molto costose e dopo le missioni Apollo il budget della NASA fu ridotto drasticamente, imponendo il riciclaggio dei nastri.

I dettagli della vicenda sono raccontati qui.

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