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2008/06/10

Delirio per l’iPhone 3G. Un tempo Apple faceva computer

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Decisamente atipica la WorldWide Developers Conference di Apple, tenutasi a San Francisco nei giorni scorsi. Di computer in senso stretto praticamente non s'è parlato nell'attessima presentazione della WWDC, la keynote, che ogni anno ritualmente diventa un evento mediatico a colpi di indiscrezioni e anticipazioni, che i fan di Apple seguono con lo stesso fervore di una spoilerata sul finale di Lost, per sapere quali saranno le prossime novità del mondo della mela. E i giornalisti abboccano all'esca e regalano tanta pubblicità gratis alla marca.

Certo, c'è stato l'annuncio di Snow Leopard, la prossima versione del sistema operativo Apple, prevista per l'estate del 2009 (qui c'è una pagina di anteprima). È stato presentato anche Mobile Me, il successore del servizio Internet .Mac (qui la FAQ con le novità; qui la visita guidata): condivisione e sincronizzazione online di indirizzi, dati, posta, agende, foto e accesso remoto al proprio Mac. Ma il dominatore assoluto della WWDC, almeno in termini mediatici, non è stato un computer, ma un telefonino: l'iPhone 3G.

In questo senso le voci incontrollate che circolavano sono rimaste in buona parte deluse: l'annuncio della versione UMTS dell'iPhone era previsto da tempo. Adesso l'iPhone naviga su Internet via rete cellulare a una velocità decente, come già facevano altri suoi concorrenti. Una leggera sorpresa, in termini di hardware, è arrivata dalla presenza del GPS a bordo e dalle dimensioni e dal peso estremamente modesti (paragonabili a quelle dell'iPod touch; notare il trucco di fare i bordi rastremati, in stile MacBook Air, per farlo sembrare più sottile). Tuttavia manca una telecamera frontale, per cui le videochiamate saranno decisamente scomode. Arriva un jack non incassato per la cuffia, che permette finalmente di utilizzare cuffie di qualsiasi marca, a differenza dell'iPhone precedente.

La sorpresa principale è stata il prezzo: il modello base parte da 199 dollari (126 euro, 203 franchi) se acquistato insieme ad un abbonamento (costa molto di più se acquistato a parte) e sarà disponibile dall'11 luglio. Giorno nel quale, fra l'altro, potrete vendicarvi sbeffeggiando tutti i boriosi che hanno ostentato l'iPhone 2G craccato, pagato un capitale, e che a quel punto si ritroveranno con un oggetto obsoleto, del tutto non-trendy e invendibile.

Ci sarà comunque da luglio la possibilità di aggiornare (a pagamento per gli iPod touch; in casa Apple la parola gratis latita spesso, ma in questo caso la cifra è intorno ai dieci dollari) il software degli iPhone e degli iPod alla versione 2.0, che leggerà i formati Microsoft Office e gli equivalenti Mac (Keynote, Pages e Numbers) oltre a supportare molte applicazioni per l'ufficio (server Exchange, supporto VPN, per esempio). Decisamente si tratta di un aggiornamento orientato a portare l'iPhone negli uffici al posto degli smartphone della concorrenza.

Ma c'è di più: l'iPhone (e l'iPod touch) ambisce a diventare un vero e proprio ecosistema: gli sviluppatori potranno vendere programmi per questa piattaforma tramite Apple, in una sorta di "iTunes del software". Apple tratterrà una percentuale del prezzo di vendita in cambio della gestione totale del servizio di vendita, e le vendite saranno (in teoria) maggiormente garantite dalla presenza di DRM, che permetterà di limitare la circolazione abusiva del software. Craccare un iPhone 3G sarà probabilmente più difficile che in passato, ma ho fiducia nei potenti mezzi della comunità informatica.

Credo che al di là del singolo prodotto annunciato, la vera novità sia che Apple non è più computer-centrica. I sui tre pilastri, come mostrato in un'eloquente immagine della keynote (la vedete qui accanto), sono musica, iPhone... e, finalmente, computer.

Come cambiano i tempi. Ma è anche vero che Apple spesso anticipa le tendenze, e forse anche stavolta ci ha azzeccato: l'informatica e l'uso di Internet si sposteranno sempre più dal computer verso dispositivi specializzati, come l'iPhone o iPod o console di gioco; quello che si tentò di fare, con scarsissimo successo, qualche anno fa con i set top box. Dispositivi svincolati dai limiti dell'architettura PC, sui quali pertanto sarà più facile tentare di implementare lucchetti digitali e controlli centralizzati. Siamo proprio sicuri di voler affidare le chiavi di tutti i nostri dati a una specifica azienda, che magari risiede in un paese che non offre diritti di riservatezza nemmeno sulla carta?

Pensiamoci, intanto che ci facciamo sedurre dalle forme dell'ennesimo successo pubblicitario di Steve Jobs.

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