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2008/06/02

Misteri marziani: il luccichio non è un pezzo di sonda

Dettagli strani nelle foto da Marte: oggetti riflettenti o difetti della fotocamera?


Di recente ho segnalato le miniteorie di complotto che circondano alcune foto della sonda Phoenix, sbarcata da poco su Marte, che sta preparandosi a scavare nel suolo polare del pianeta alla ricerca di acqua, in una corsa contro il tempo prima che finisca il "sole di mezzanotte" di quelle latitudini e arrivi il ghiaccio delle calotte polari ad inghiottirla.

In particolare, la foto di cui mostro un dettaglio qui accanto (tratta da qui) ha acceso le fantasie di molti per quel luccichìo anomalo all'orizzonte. Alcuni lettori mi hanno segnalato questo filmato, realizzato dalla Nasa componendo varie foto scattate da Phoenix: vi si scorgono il paracadute, la backshell (una parte dello scudo protettivo), lo scudo termico e il cratere d'impatto dello scudo stesso.



Alcuni hanno pensato che il luccichio che si vede a destra in questo fotogramma fosse lo stesso della foto "misteriosa", ma la conformazione dell'orizzonte è molto diversa da quella che si vede nella foto con il luccichìo irrisolto (anche considerando che la foto è stirata verticalmente otto volte, come spiegato qui). Però la forma del luccichìo, in entrambe le foto, è molto simile, e questo sembra togliere plausibilità all'ipotesi di un difetto della fotocamera e avvalorare quella di un riflesso autentico. Mumble, mumble...

Nel frattempo, ecco qualche altra foto della zona: il paracadute e la backshell visti dall'alto, una vista d'insieme della sonda e dei pezzi che ha lasciato in giro, e quella che credo sia una delle immagini più straordinarie della storia dell'esplorazione spaziale automatica: ricordate la foto della Phoenix scattata dallo spazio mentre sta atterrando, appesa al proprio paracadute? Ebbene, questa è l'immagine panoramica (cliccatevi sopra per godervela a risoluzione piena):



Come spiega la pagina di presentazione Nasa di questa foto, l'immagine acquisita dal componente HiRISE della sonda automatica orbitante Mars Reconnaissance Orbiter mostra un cratere largo circa 10 chilometri nel quale sembra che Phoenix stia entrando, ma in realtà è un effetto prospettico: il cratere si trova circa 20 km più indietro rispetto alla sonda, che plana appesa al proprio paracadute.

Rendiamoci conto. Noi, piccoli fragili primati, siamo riusciti a mandare su Marte, a 200 milioni di chilometri di distanza, dei veicoli automatici e siamo riusciti a comandarli con così tanta precisione che uno è riuscito a fare la foto all'altro mentre atterrava. Abbiamo portato su Marte una piccola scavatrice che tra poco inizierà a raspare nel suolo di un altro pianeta. Riceviamo da Marte le informazioni meteo: massima -30°C, minima –80°C, pressione 8,5 millibar, assenza di vento. E lo abbiamo fatto adesso, senza mettere a rischio neanche una vita umana, con una spesa di circa 500 milioni di dollari, secondo NasaWatch: l'equivalente di un giorno e mezzo di guerra in Iraq (secondo Cost of War).

Risultati e dati come questi dimostrano quanto l'umanità, quando ci si mette, sappia essere grande, ma anche quanto abbia un talento naturale per l'idiozia smisurata.

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