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2008/08/27

Un altro giorno, un’altra megafalla di Internet

Virus informatici nello spazio, intercettazioni devastanti su Internet, e qualche altra cosuccia di poco conto


Alla recente DEFCON, due ricercatori hanno presentato un modo per intercettare il traffico di Internet, alterare i dati scambiati fra utenti e siti, e assumere identità fasulle in modo praticamente invisibile usando il BGP (Border Gateway Protocol). Non faccio finta di capire i dettagli: la presentazione in PDF è qui e lo spiegone di Wired è qui. In estrema sintesi, Internet fu concepita per un ambiente accademico, in cui tutti si potevano fidare di tutti e le identità di ciascuno erano note. Poi è stata data in pasto al mondo, senza protezioni. E' inevitabile che vulnerabilità devastanti come questa ci siano e continuino ad emergere.

Nel frattempo, non c'è scampo dai virus informatici neppure nello spazio. La NASA ha confermato che un virus si è insediato sui laptop a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Secondo SpaceRef, si tratterebbe di W32.Gammima.AG, noto per la sua tendenza a rubare le password e le credenziali per i giochi online. Più di un laptop a bordo ha subìto l'infezione. I laptop, stando alla NASA, non gestiscono funzioni vitali della stazione. Questo ai tempi delle missioni Apollo non sarebbe successo: provateci voi a infettare un regolo calcolatore o un computer la cui memoria è più piccola del numero di byte che compone un virus.

Restando in tema di spazio: non occorre tirare in ballo UFO e lunacomplotti per evocare misteri nell'esplorazione del cosmo. Spesso vengo criticato perché smonto tutte le teorie fantasiose e i grandi misteri, rovinando quelli che alcuni chiamano "il poetico fascino dell'ignoto" e io chiamo "ignoranza imbecille". Ma come dico spesso, la scienza offre misteri reali in abbondanza: perché ricorrere alla pseudoscienza? Date un'occhiata al fenomeno delle nubi nottilucenti:



La foto è stata scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale mentre i suoi abitanti si trovavano a circa 340 km di quota sopra la Mongolia il 22 luglio scorso. Trovate un'altra foto magnifica qui; fa parte della collezione di foto di nubi nottilucenti di Space Weather. Sì, lo so: adesso passerete un'ora a scegliere quale usare come nuovo sfondo del desktop.

Quelle tenui nubi che vedete sono a circa 80 km di quota: stanno più in alto del 99,999% della nostra atmosfera, secondo le cifre della NASA. A quella quota, il cielo è nero come nello spazio: è dove si manifestano meteore e aurore.

Prima che arrivi l'orda cafona di sciachimisti (dovreste leggere certi insulti incoerenti che mi arrivano, vero Dave Fox?), il fenomeno è noto sin dalla fine del diciannovesimo secolo: fu notato dopo l'eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883. La novità è che in origine le nubi nottilucenti erano situate a latitudini oltre i 50° e bisognava andare in Scandinavia, Siberia o Scozia per vederle. Di recente, invece, sono state avvistate anche da latitudini più basse. La migrazione sembra coincidere con la Rivoluzione Industriale, ma è ancora tutta da dimostrare.

Come mai queste nubi sono, appunto, nottilucenti? Si tratta di cristalli di ghiaccio finissimi, dai 40 ai 100 nanometri: una taglia che consente loro di disperdere le frequenze blu della luce solare. La ricerca spaziale ha inoltre individuato cristalli ancora più fini, che non riflettono la luce ma contribuiscono al quadro atmosferico generale.

Questo è quello che si sa, ma la NASA si chiede (come ce lo chiediamo noi, immagino) che diavolo ci fa del ghiaccio in uno strato rarefatto dell'atmosfera che è cento milioni di volte più arido dell'aria del deserto sahariano.

I Giacobbo del mondo prendano nota, così eviteranno di riciclare le solite menate di piramidi e autopsie aliene.

Nel frattempo, se vi state chiedendo come mai il Disinformatico radiofonico è in pausa e questo blog pubblica trafiletti anziché articoli estesi, vi posso rivelare che sono stato colto da impegni un pochino più pressanti.


Il video completo è qui (grazie Rodri!). Attenzione al tatuaggio alla fine.

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