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2009/06/02

Antibufala: immigrati italiani d’epoca piccoli, scuri e puzzolenti [UPD 2013/10/23]

Ultimo aggiornamento: 2018/02/16 18:00.

Premessa importante: non intendo buttarmi in questioni politiche o in ardite riletture o trasposizioni in chiave moderna di un brano anti-italiano che sta circolando su Internet ed è attribuito a un "ispettorato per l'immigrazione" del Congresso statunitense del 1919. Vari lettori mi hanno chiesto di indagare sull'autenticità del brano, e la mia indagine si limiterà a cercare di soddisfare questa richiesta.

Ecco il brano in questione, in una versione circolante via mail:

Piccoli e scuri, puzzano e rubano

«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali»

Fonte: Ottobre 1919. Dalla relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani.

Screenshot della versione 2009.
Il testo è stato ripreso anche da RaiNews24, che l'aveva pubblicato a questo indirizzo l'11 maggio 2009 per poi rimuoverlo, ripubblicandolo però tale e quale (e con la stessa datazione) nel 2011 (Archive.org). Ecco la versione pubblicata da Rainews24, piuttosto diversa da quella citata qui sopra (ho evidenziato le principali differenze):

"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".

La relazione così prosegue: "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912


Rainews24 cita come fonte del testo il giornalista e conduttore televisivo Andrea Sarubbi, che in effetti il 20 aprile 2009 ha pubblicato un articolo che riporta la medesima citazione, ma con differenze importanti rispetto alla versione circolante via mail e soprattutto rispetto a quella citata da Rainews24.

Infatti rispetto alla versione che gira come e-mail certe parole sono state cambiate, senza però alterare significativamente il senso delle frasi, mentre la versione di Rainews24 aggiunge tutto il paragrafo finale di raccomandazioni a proposito di veneti e lombardi. Inoltre entrambe le versioni portano una diversa datazione della fonte, che secondo Rainews24 e Sarubbi è un documento del 1912, non del 1919.

A seguito della diffusione della citazione nel Web, Sarubbi ha pubblicato una precisazione: non ha tratto la citazione direttamente dal documento statunitense originale. La sua frase "[h]o tra le mani un documento dell’ispettorato sull’immigrazione" non è quindi letterale.

Sarubbi ha chiarito di aver preso la citazione da una fonte italiana: "un articolo pubblicato circa un anno fa sul giornale “Il Verona”, dall’avvocato Guarienti, che trovate qui".

A sua volta, Guarienti l'ha trovata "in un libro, più di un anno fa". Ma il titolo del libro non è indicato, per cui non si sa di preciso da dove provenga la citazione. L'avvocato "si è detto disponibile a ricercarla di nuovo", ma finora non è emersa alcuna novità. La versione di Guarienti è sostanzialmente uguale a quella di Rainews24 e indica come fonte "una relazione dell'ispettorato per l'immigrazione del Congresso Americano, ottobre 1912".

Siamo di fronte, insomma, a una citazione almeno di terza mano di cui non si sa, per ora, la fonte intermedia. Oltretutto c'è di mezzo una traduzione, visto che presumibilmente l'"ispettorato" USA non si esprimeva nella lingua di Dante.

Dopo la pubblicazione iniziale di quest'articolo, un lettore (Marzio, che ringrazio) ha trovato un libro che riporta questa stessa citazione a pagina 42-44 ed è forse quello che Guarienti sta cercando di recuperare. Il libro è "La macchia della razza", di Marco Aime, edito da Ponte alle grazie. Ecco un'immagine della citazione, nella versione in cui compare in questo libro:





Tuttavia la data di uscita di questo libro è maggio 2009, secondo la segnalazione di un lettore (Giuseppe, nei commenti qui sotto), per cui non coincide con l'affermazione di Guarienti che parla di un testo risalente a più di un anno fa. In ogni caso, la versione citata da Marco Aime corrisponde quasi esattamente a quella pubblicata da Rainews 24 (include quindi l'accenno a veneti e lombardi) e indica sempre come fonte "una relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso americano", precisando che è "dell'ottobre 1912". Nel 2013 ho contattato Aime via mail per sapere da dove ha attinto questa citazione, ma finora non ho ricevuto risposta.

Trovare la relazione originale, che permetterebbe di autenticare la citazione, non è facile. La fonte è indicata in italiano, e quindi occorre tentare di indovinare l'esatta terminologia originale inglese. Non c'è nulla in Google come "immigration inspectorate" riferito agli Stati Uniti. Però si trovano riferimenti a degli US Immigration Commission Reports, a dei Reports of the Commission on Immigration e dei Reports of the Immigration Commission (quest'ultimo rapporto consta di 41 volumi e risale al 1907-1911, non al 1912). Titoli dal significato molto simile a quello italiano. Potrebbe essere una di queste pubblicazioni la fonte della citazione?

Sembra di no. Infatti una ricerca delle traduzioni inglesi delle parole maggiormente identificative della citazione (per esempio dialects, Venice o Venetian) all'interno delle parti disponibili online di questi rapporti non trova nulla.

Una ricerca ancora più approfondita è stata pubblicata presso DavidOrban.com, che ha utilizzato il magnifico servizio "Ask a Librarian" (chiedi a un bibliotecario) della Biblioteca del Congresso statunitense. La dettagliatissima risposta fornisce alcuni dati interessanti: non esisteva un organo ufficiale chiamato “Inspectorate for Immigration” nel 1912, ma i funzionari locali del servizio d'immigrazione erano chiamati "Inspector". Ma anche interpellando questi non emerge traccia della citazione.

Sembra inoltre strano che un documento ufficiale del Congresso usi termini così pesanti e offensivi e la prima persona singolare.


L'alluminio fuori posto


Nel corso dell'indagine è emerso un particolare curioso nella citazione fatta da Sarubbi: l'uso dell'alluminio. Nella sua versione, Sarubbi scrive che "Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri." La stessa frase compare nella versione di Guarienti, in quella di Rainews24 e in quella del libro di Aime, ma non in quella circolante via mail.

Perché proprio l'alluminio? Non sembra certo un materiale da poveracci, anche perché all'epoca, se non erro, era piuttosto raro e costoso. All'epoca, infatti, l'alluminio era un materiale piuttosto raro. La produzione statunitense di alluminio nel 1911 ammontava a circa 18.000 tonnellate: quella di ghisa e acciaio, invece, superava i 30 milioni di tonnellate (fonti: The Economic World, Volume 92, Chronicle Publishing Company (1913); Statistical Abstract of the United States (1924)). Nel 1912 l'alluminio costava 21 cent la libbra (al cambio di oggi sarebbero circa 50 dollari al chilo) (fonte: Market Control in the Aluminium Industry (1977)) e più del rame (fonte: WolframAlpha). Pare strano che dei disperati usassero materiali così pregiati, e pare altrettanto strano che l'estensore del rapporto originale abbia precisato l'uso dell'alluminio. Un'ipotesi suggerita da alcuni lettori del Disinformatico è che si tratti semplicemente di un errore di traduzione dall'inglese: forse l'originale era "tin", che in questo contesto sarebbe stato inteso nel senso di "latta" ma viene usato anche per indicare l'alluminio nell'edilizia.

Fra l'altro, soltanto una trentina d'anni prima, nel 1884, la punta del Washington Monument era stata realizzata in alluminio, suscitando enorme clamore perché si trattava di una fusione senza precedenti di questo elemento: ben 22,6 cm d'altezza per 14 cm di base in un blocco di poco meno di tre chili. La produzione mondiale di alluminio nel 1884 ammontava a circa 3,6 tonnellate (Journal of the Minerals, Metals and Materials Society, 1995). Fu il processo Hall-Héroult (1886) a farne crollare il prezzo e decollare la produzione.

La citazione dell'alluminio era interessante anche perché poteva essere una buona parola chiave per Google, ma in inglese non si trova praticamente nulla, salvo questa domanda di un utente Yahoo che, sempre in inglese, indica come fonte "un articolo pubblicato in Australia".


2013: Roberto Saviano a Che tempo che fa


Tempi.it segnala che Roberto Saviano ha ripresentato questa citazione nella puntata del 26 maggio 2013 del programma RAI Che tempo che fa. Carlo Giovanardi, l'autore dell'articolo su Tempi.it, ha “interpellato pertanto formalmente l’ambasciata americana”, dalla quale ha avuto la risposta che “gli unici rapporti ufficiali sull’immigrazione elaborati in quegli anni e disponibili al pubblico” sono “41 volumi di rapporti contenenti dati statistici sull’immigrazione negli Stati Uniti, l’occupazione degli immigrati, le condizioni di vita, la scolarizzazione dei bambini, le organizzazioni sociali e culturali, delle comunità degli immigrati e la legislazione sull’immigrazione a livello statale e federale” pubblicati dalla “commissione sull’immigrazione degli Stati Uniti conosciuta come la Dillingham Commission”. Questa commissione ha “lavorato dal 1907 al 1911” (quindi non era attiva nel 1912 o nel 1919). Né l'esame dell'ambasciata, né quello effettuato da Giovanardi hanno fatto emergere la citazione da questi rapporti.

Un commentatore dell'articolo di Giovanardi segnala che “Forse la fonte era il libro di storia (ideologizzata) “Clio Magazine” che avevo alle scuole superiori: in un “approfondimento” sull’immigrazione c’è scritto proprio ciò che ha letto Saviano, anche lì citato come documento ufficialissimo del governo USA…” Questa è un'altra possibile fonte sulla quale si potrebbe indagare: il problema è reperire una copia del libro in questione.

In altre parole, non c'è nessuna conferma dell'autenticità della citazione: la fonte originale proprio non si trova. Dato che la citazione contiene elementi potenzialmente anacronistici, è prudente presumere che sia fasulla fino a prova contraria.


Trattamento comunque duro


Lasciando da parte momentaneamente la questione dell'autenticità della specifica citazione, la discriminazione nei confronti degli italiani e degli stranieri non nordeuropei negli Stati Uniti dell'epoca è comunque ampiamente documentata, come segnalano anche i commenti all'articolo di Sarubbi.

Il libro Storia dell'emigrazione italiana riporta citazioni non certo entusiasmanti. Anche il testo Some Aspects of Italian Immigration to the United States, di Antonio Stella (1924), segnala la pessima reputazione degli immigrati italiani, notando che le statistiche dimostrano che è immeritata. Un altro titolo che viene fuori cercando parole chiave inglesi attinenti alla citazione è Italian-Americans and their communities of Cleveland, di Gene P. Veronesi (1977), che cita i casi del tenente Petrosino e di Sacco e Vanzetti e alcuni stralci dei nastri dello scandalo Watergate nei quali il presidente Nixon rivela un fortissimo sentimento anti-italiano.

Il già citato Marzio mi ha inviato alcuni stralci del libro "L'orda" di Gian Antonio Stella (Rizzoli), che raccoglie un vasto campionario di citazioni da varie pubblicazioni americane di quegli anni che tracciano un atteggiamento duramente razzista, anche delle autorità, nei confronti degli stranieri e sottolinea la discriminazione che si faceva all'epoca fra italiani del nord e italiani del sud: tanto radicata che persino le tabelle statistiche dei monumentali rapporti della Immigration Commission riportano due dati distinti per i due gruppi d'italiani.

Vera o fasulla che sia, insomma, la citazione rispecchia comunque fedelmente il sentimento dell'epoca. Se è inventata, è perlomeno verosimile.

L'indagine si chiude quindi senza una risposta definitiva sull'autenticità della citazione, ma è una buona occasione per rispolverare un periodo poco conosciuto della storia recente che ci può offrire spunti per riflessioni importanti sul presente. Come disse Santayana, chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla.

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