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2010/03/26

Da dove arriva la storia di Facebook che causerebbe la sifilide?

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "stefano.pas*" e "giannitrinca".

Quando ho letto il lancio dell'ANSA (Gb: torna la sifilide, Facebook tra le cause), sono rimasto per un po' a chiedermi come potesse Facebook riportare in auge nel Regno Unito La Silfide, il famoso balletto romantico che ha segnato l'inizio della danza sulle punte. Non potevo credere che qualcuno avesse scritto seriamente che Facebook causasse la sifilide. Men che meno che l’avesse scritto l’ANSA.

Perlomeno il Corriere ha avuto il pudore di virgolettare la parola cause, con formula dubitativa, ma per il resto copia e incolla il dispaccio ANSA, errori compresi (mirabile il suo "Daily Telegragh"). Secondo questi articoli, il professor Peter Kelly, direttore della sanità pubblica nella regione di Teesside (che si scrive con due S, ma pazienza), avrebbe detto che il numero di persone affette da sifilide è quadruplicato nelle aree in cui Facebook è molto popolare "proprio perché il network ha dato alla gente un nuovo modo di incontrare più partner per incontri sessuali occasionali".  Anzi, "il personale sanitario di Teesside avrebbe infatti trovato un legame tra i social network e l'aumento dei casi del batterio". Dichiarazioni dall'aria autorevolissima.

Ma non si era detto che i social network minavano i rapporti interpersonali? Parrebbe invece proprio il contrario, stando almeno alla notizia. Però bisogna vedere da dove è scaturita. L'ANSA cita il Telegraph (sbagliandone il nome), che in effetti ha riportato la vicenda, ma il Telegraph l'ha presa dal Sun, un giornale le cui pagine più affidabili sono quelle dell'oroscopo.

Per fortuna c'è chi si prende la briga di andare a sentire le fonti dirette, come Rory Cellan-Jones della BBC, che ha trovato il comunicato stampa originale dei servizi sanitari di Middlesbrough e ha chiamato il professor Kelly. Il comunicato stampa non parla affatto di Facebook: è un avviso sulla recrudescenza dei casi di sifilide nella zona e contiene un solo riferimento generico quanto ovvio alle attività sociali online: "I siti di social networking rendono più facile per le persone incontrarsi per del sesso occasionale." Anche i telefoni e le automobili, se è per quello.

Il professor Kelly, tramite un collega, ha detto alla BBC che la frase del Sun che gli viene attribuita e che incolpa Facebook e altri siti simili dell'aumento di casi di sifilide nella zona è completamente sbagliata. I fatti sono che nell'area gestita dall'azienda sanitaria locale britannica c'erano meno di dieci casi di sifilide segnalati; nel 2009 ce n'erano trenta. Non è certo un'epidemia dilagante.

Anche la frase "a Sunderland, Durham e Teesside, tutte aree in cui il sito sociale é molto popolare, il numero di persone affette da sifilide è quadruplicato" è una bufala, perché Sunderland e Durham non sono nell'area servita dall'unità del professor Kelly e alla quale si riferisce il numero di casi di malattia venerea.

Insomma, tutta la faccenda non ha molto a che fare con le modalità di trasmissione delle malattie veneree, ma in compenso ha molto da insegnare sulle modalità di propagazione distorta delle notizie: quando ci sono di mezzo sesso e tecnofobia, un Vero Giornalista non sa resistere.

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