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2010/08/13

Il venerdì 13 è una bufala?

Da dove viene la tempesta perfetta di presunta sfortuna del venerdì 13?



Credit: Don Kloetzke.
Oggi è venerdì 13. L'unico venerdì 13 del 2010. C'è chi sostiene che esista un'antica tradizione secondo la quale questa combinazione di giorno e data sarebbe particolarmente sfortunata. Quella del venerdì 13 è una delle superstizioni più diffuse: secondo una stima dello psicoterapeuta Donald Dossey, solo negli Stati Uniti 21 milioni di persone (l'8% della popolazione) è convinta che la saggezza degli antichi consigli di non uscire, non andare al lavoro, non mangiare al ristorante e non avviare nessuna attività importante (per esempio un matrimonio) in questa data.

Esiste persino della letteratura scientifica sul venerdì 13. Uno studio, pubblicato dal British Medical Journal nel 1993 e intitolato "Venerdì 13 fa male alla salute?" (Is Friday the 13th Bad for Your Health?), confronta gli incidenti e l'affluenza ai centri commerciali in un venerdì "normale" e in un venerdì 13 nel Regno Unito e rileva che il numero di frequentatori dei negozi non cambia, ma quello dei ricoverati per incidenti sì: "Il rischio di un ricovero ospedaliero a causa di un incidente con mezzi di trasporto può risultare aumentato fino al 52%. Si consiglia di restare a casa".

Un articolo dell'American Journal of Psychiatry nel 2002 confrontò il numero di morti per incidenti collegati al traffico avvenuti di venerdì 13 rispetto a quelli avvenuti negli altri venerdì fra il 1971 e il 1997 in Finlandia, scoprendo che il rischio di incidente fatale il venerdì 13 era pressoché invariato per gli uomini ma molto più alto della norma per le donne. Dice l'articolo: "Si stima che il 38% delle morti dovute al traffico [avvenute di venerdì 13] siano attribuibili al venerdì 13 stesso", che risulta essere "un giorno pericoloso per le donne, principalmente a causa dell'ansia dovuta alla superstizione". Un altro articolo, basato su un campione più ampio, smentì l'allarmante dato statistico finlandese sfavorevole alle donne ma confermò l'opportunità per i superstiziosi ansiosi di "evitare perlomeno di guidare un'auto". Insomma, è scientificamente dimostrato: credere alla superstizione porta male.

Sembra che ci sia in gioco una sorta di effetto placebo al contrario (nocebo): se siamo convinti che un certo giorno ci succederà qualcosa di brutto, è più facile che ci succeda davvero. Non perché esistono influssi cosmici o antiche maledizioni, ma perché siamo ansiosi a causa della credenza e questo nuoce alla nostra concentrazione per esempio sul lavoro o nella guida.

Ma da dove deriva questa credenza del venerdì 13? Urban Legends ha un gustoso articolo sull'argomento. Le due tradizioni separate, quella di considerare il venerdì come giorno sfortunato e il 13 come numero superstiziosamente significativo (iettatore o fortunato, a seconda delle culture), sono piuttosto ben documentate. Quella dell'effetto nefasto combinato del venerdì e del 13 no. Il romanzo Il Codice Da Vinci attribuisce la genesi di questa superstizione alla decimazione dei Templari avvenuta il 13 ottobre 1307 (un venerdì), ma stranamente nella letteratura dei sette secoli successivi all'evento non c'è alcun accenno in proposito. L'assenza di riferimenti scritti successivi vale ancora di più per l'ipotesi che lega il venerdì 13 alla morte di Gesù e alla presenza di tredici persone all'Ultima Cena.

Per esempio, la prima citazione nota del venerdì 13 in tutta la letteratura di lingua inglese compare in una biografia del compositore Gioachino Rossini, datata 1869, ma in forma piuttosto blanda: "se è vero che, come molti italiani, considerava il venerdì un giorno sfortunato e il tredici come numero iettatore, è notevole che morì il venerdì 13 novembre [1868]"

Forse, molto banalmente, la superstizione del venerdì 13 è nata semplicemente per somma di superstizioni precedenti. Magari qualcuno ha ragionato che se il venerdì è un giorno infausto e il 13 porta sfortuna, allora la loro combinazione sarà sfortunatissima. Ma c'è chi sostiene che questa credenza abbia origini molto recenti e precise: Nathaniel Lachenmeyer, autore di un libro (Thirteen: the story of the world's most popular superstition) dedicato interamente alle superstizioni intorno al numero 13, ha notato che i riferimenti al venerdì tredici sono praticamente inesistenti prima del 1907 e poi diventano molto frequenti, nota che proprio nel 1907 fu pubblicato un romanzo di successo di Thomas Lawson, intitolato appunto Friday the Thirteenth (Venerdì Tredici), oggi scaricabile gratuitamente, in cui un operatore di borsa senza scrupoli sfrutta la superstizione per scatenare il panico a Wall Street un venerdì 13.

Il romanzo ebbe molta risonanza all'epoca: la stampa di allora ne adottò subito il titolo come frase ricorrente e diffuse in modo esplosivo la sua mitologia, rendendola popolare fino a farla diventare un luogo comune di cui poi si è dimenticata l'origine. Una bufala giornalistica, insomma. È vero che Lawson accenna alla credenza del venerdì 13 come se già fosse in circolazione, ma la pubblicazione del libro fu indubbiamente un fattore decisivo nell'affermarsi di questa tempesta perfetta di due superstizioni. In altre parole, gli antichi c'entrano poco; i giornalisti e la loro propensione a disseminare cliché c'entrano molto di più.

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