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2010/12/25

Due Natali un po’ speciali

Oggi gli auguri arrivano dallo spazio via Youtube; 42 anni fa arrivarono dalla Luna via radio e TV. Il racconto di chi c'era


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

In questi giorni Paolo Nespoli e i suoi colleghi sulla Stazione Spaziale Internazionale ci mandano foto strepitose come questa e dei simpaticissimi auguri natalizi in video. A questo bel dono offerto dagli astronauti di oggi vorrei aggiungere una chicca che mi è stata regalata pochi giorni fa via mail da un tecnico veterano delle missioni lunari Apollo, John H. Painter: per intenderci, uno degli autori del manuale di testo sul funzionamento dei sistemi di telecomunicazione dei veicoli Apollo, nonché uno di coloro che insegnarono agli astronauti lunari come usare quei sistemi negli anni di preparazione che precedettero le missioni. Fra i suoi studenti ci fu un certo Buzz Aldrin. Traduco e pubblico qui con il suo permesso quello che ha raccontato a proposito di un Natale di 42 anni fa.

...il 24 [dicembre 1968] ero alla NASA a Houston per qualche questione di lavoro che non ricordo. Finito il lavoro, feci un salto a far visita a uno dei miei ex capi, Howard Kyle. Mi disse che l'Apollo 8 [la prima missione umana ad attraversare quasi 400.000 chilometri di spazio per circumnavigare la Luna] stava per entrare in orbita intorno alla Luna, cosa di cui non ero al corrente.

Howard mi chiese se mi andava di attraversare l'atrio (dell'Edificio 30) fino al MOSR, la “backroom” [sala dei tecnici di supporto] del Controllo Missione, e ascoltare tramite la sua postazione personale di comunicazione. “Certamente” dissi, e passammo da una porta chiusa a chiave al terzo piano. Arrivati alla sua postazione, mi disse che doveva andare per un po' all'MOCR, la sala principale del Controllo Missione. Così mi diede la sua cuffia e mi mostrò tutti i comandi della postazione per poter ascoltare sui vari canali.

Le comunicazioni dallo spazio verso Terra avvenivano tramite la Unified S-Band Radio, che era quella a cui avevo lavorato per due anni quando ero alla NASA a Houston. Così ovviamente selezionai l'USB. Il veicolo spaziale stava iniziando a passare dietro la Luna per la prima volta, per cui il canale USB passò dal silenzio (FM) al fruscio di fondo (niente squelch) in assenza di segnale. Guardai l'orologio sul muro e lo vidi raggiungere l'istante previsto per la riacquisizione del segnale, che se non ricordo male era le 16. La lancetta dei secondi arrivò all'orario pianificato e il CapCom [addetto alle radiocomunicazioni in voce fra la Terra e il veicolo spaziale, in questo caso Jerry Carr, futuro comandante della missione Skylab 4] cominciò a chiamare: “Apollo 8, Houston. Apollo 8, Houston,... Passo?”

Ancora fruscio e nessuna risposta. La lancetta dei secondi continuò ad avanzare. Un minuto di ritardo e oltre. Nel MOSR c'era un silenzio di tomba. C'erano tre possibilità: uno, il propulsore non si era acceso [doveva accendersi per rallentare il veicolo e permettergli di entrare in orbita] sul lato nascosto della Luna, ma in questo caso sarebbero riemersi in anticipo; due, il propulsore si era acceso e sarebbero dovuti riemergere come previsto; tre, il propulsore era esploso e non sarebbero più riemersi.

Improvvisamente udii in cuffia un suono che riconobbi immediatamente. Era un “Wheeeeeoooh, thunk!”. Era il phase-lock loop della portante USB che si era agganciato. Aveva un segnale, e l'antenna per le comunicazioni dallo spazio profondo era a questo punto agganciata al veicolo spaziale che stava a 238.000 miglia [circa 383.000 km] di distanza. Ricominciai a respirare. Ero probabilmente la prima persona in quella sala, forse nell'intero edificio, a sapere che cos'era quel segnale [le ragioni del ritardo sono descritte nell'Apollo Flight Journal]. La sala era ancora ammutolita. Poi si udì “Houston... Apollo 8”. Era Jim Lovell. E la sala impazzì. Erano ritornati. Mi vengono ancora le lacrime agli occhi per il semplice fatto di scriverne. Il ricordo è ancora così intenso.

Ci vollero trent'anni perché mi rendessi conto di cosa aveva fatto Howard Kyle per me. Lui era stato quello che per primo mi aveva coinvolto nella progettazione dello Unified S-Band Radio System, nel 1963. Sapeva che io lo consideravo come “la mia creatura”. Così mi aveva messo alla sua postazione personale e mi aveva lasciato lì ad assaporare il tutto. Da solo... con la mia creatura. Che uomo che era. Howard è morto alcuni anni fa a Brenham, in Texas, a casa di suo figlio. Come Howard non ne fanno più.

A Houston, Howard venne a riprendermi e ci salutammo, perché dovevo prendere di corsa un volo da Houston verso Newport News [in Virginia]. Era la vigilia di Natale, dopotutto.

Avevo appena varcato la soglia della porta di casa quando vidi la mia famiglia, in piedi intorno alla radio, che ascoltava i tre astronauti che leggevano la Bibbia in orbita [intorno alla Luna].

Quello fu probabilmente il miglior Natale di tutta la mia vita.

Gli astronauti Jim Lovell, Frank Borman e William Anders scattarono la fotografia qui accanto, che al loro rientro sulla Terra fece epoca perché era la prima foto a colori della Terra, lontana e sospesa nel nero del cosmo e sull'orizzonte della Luna, ripresa da un essere umano. Nessuno, prima di allora, si era mai avventurato così lontano nello spazio.

Insieme lessero a turno, nella diretta televisiva più seguita della storia fino a quel momento, alcuni passi della Genesi. Borman chiuse la lettura con gli auguri di Natale e una benedizione. Video e trascrizione sono qui.

“And from the crew of Apollo 8, we close with good night, good luck, a Merry Christmas, and God bless all of you - all of you on the good Earth.”

Io, di certo, non posso fare di meglio. Buon Natale.

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