2013/02/27

Se avete cuore, condividete. Se avete cervello, non fatelo

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “steluzz” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Non è “Marco”, è Chrissy Nelson,
morta nel 2004.
Sta rimbalzando su Facebook un appello, illustrato dall'immagine qui accanto, secondo il quale “Marco”, descritto come “un bambino di Padova malato di leucemia linfoblastica acuta”, riceverà da Facebook una donazione di 45 centesimi di dollaro per ogni condivisione, grazie alla richiesta dell'istituto di ricerca Mario Negri. L'appello si conclude con il solito invito: “vi prego condividete se avete un cuore!”.

Se avete cervello, invece, non condividete: non mi risulta che Facebook si stia dando alle lotterie della vita o che l'istituto Mario Negri abbia chiesto qualcosa a Facebook. Anzi, la pagina Facebook dell'istituto contiene una secca smentita che indica anche la probabile origine dell'appello (alla quale non voglio regalare pubblicità). Si tratta insomma di una bufala crudele e di pessimo gusto.

I “senza cuore”, semmai, sono quelli che inoltrano l'appello senza fermarsi a chiedersi perché mai Facebook dovrebbe far dipendere la vita di un bambino dal numero di condivisioni: se non raggiungono la cifra necessaria, che fanno, lo lasciano morire?

I senza cuore, e senza cervello, sono quelli che abboccano a qualsiasi storia commovente ricevuta su Facebook senza alcuna fonte e così finiscono per mandare in giro la foto di una bimba morta spacciandola per un bambino ancora vivo.

Infatti il bambino nella foto non si chiama Marco, non è di Padova e non è neanche un bambino, ma una bambina: la fotografia ritrae Chrissy Nelson, una bimba americana di otto anni che era afflitta da leucemia nel 2003, come riportato all'epoca dal Las Vegas Review-Journal, ed è morta l'11 agosto 2004.

Riporto qui il testo integrale dell'appello per renderlo facilmente ritrovabile con i motori di ricerca: “Lui è Marco, un bambino di Padova malato di leucemia linfoblastica acuta, una malattia che potrebbe essere curata, ma sfortunatamente la famiglia non dispone dei mezzi necessari per comprare il ponatinib, il farmaco sperimentale necessario a guarirlo. L'istituto di ricerca Mario Negri ha rivolto un appello a Facebook per poter guarire questo povero bambino, Mark Zuckenberg ha acconsentito di donare 0,45 USD per ogni condivisione, vi prego condividete se avete un cuore!”

Giusto per completezza d'indagine: il “ponatinib” esiste (l'approvazione dell'FDA è qui) e un'infarinatura sul suo uso e sulle sue caratteristiche è qui su Wikipedia in inglese). E naturalmente il nome corretto del cofondatore di Facebook è Zuckerberg, con la R, non con la N.

Aggiornamento (15:15): L'Istituto Mario Negri mi ha risposto come segue:

Non sappiamo se la storia di Marco sia vera, ma le possiamo confermare che l'Istituto Mario Negri non ha mai rivolto a Facebook un appello per questo bambino.
Riteniamo inverosimile che Mark Zuckenberg abbia acconsentito di donare 0,45 USD per ogni condivisione. In passato, catene di Sant'Antonio simili a questa che invitavano a inoltrare messaggi e-mail si erano rivelate false.
Intendiamo, inoltre, chiarire che il farmaco citato, il ponatinib, non è attualmente registrato in Italia. Il suo impiego sarebbe, quindi, sperimentale e richiederebbe il rispetto di quanto previssto nel Decreto Ministeriale 8 maggio 2003 "Uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica" (p.es. la presenza di un protocollo e l'approvazione da parte di un Comitato Etico)


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