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2013/10/25

“Perché ti scoccia se ti sorveglio? Hai qualcosa da nascondere?”

In tutto questo pasticcio delle intercettazioni statunitensi rivelate da Edward Snowden sento levarsi una puzza d'ipocrisia. Troppe volte i governanti (anche europei) hanno detto che la sorveglianza elettronica sistematica, il tracciamento di tutte le transazioni economiche e la raccolta a lungo termine di dati sono una necessità anche nelle società che si definiscono democratiche, perché c'è il terrorismo, e soprattutto hanno spesso zittito chi osava chiedere il rispetto del diritto fondamentale alla privacy insinuando che soltanto chi ha qualcosa da nascondere ha paura della sorveglianza.

È un mantra che sento ripetere anche a tante persone comuni, che sono indifferenti alla marea montante di rivelazioni su quanto siamo spiati perché, dicono, tanto non hanno nulla da nascondere.

La notizia di stasera, proveniente dal Guardian, è che l'NSA avrebbe spiato le comunicazioni telefoniche di almeno 35 leader politici e militari del mondo. È partito subito il coro degli indignati, in Francia e Germania (con Hollande e Merkel in testa) ma anche in Italia.

Cari politici, adesso che siete voi a essere intercettati, la cosa improvvisamente dà fastidio ed è uno scandalo inaccettabile. Ma scusate un momento: se non avete niente da nascondere, perché vi indignate?

È il solito teatrino della sicurezza: i politici strilleranno, manderanno lettere di ferma protesta a Washington, il governo americano giurerà che davvero non lo farà mai più (ma in realtà continuerà a farlo, perché così fan tutti – perlomeno tutti quelli che possono), i nostri governanti potranno vantarsi pubblicamente di aver risolto il problema e noi, che eleggiamo questi commedianti della sicurezza, faremo finta di crederci. E il teatrino riprenderà come prima, come fa da decenni. Che pena.

La postazione d'ascolto statunitense di Menwith Hill, nel Regno Unito (2003).

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