2014/01/10

Antibufala: criminali identificabili dal riflesso negli occhi delle vittime fotografate

Ha avuto notevole risonanza in molte testate giornalistiche (Business Insider; The Telegraph; Daily Mail; BBC) e in generale in Rete la notizia di una ricerca scientifica condotta nel Regno Unito che, stando a come è stata descritta, permetterebbe di usare le “immagini riflesse negli occhi delle vittime fotografate” per “risalire ai volti e quindi alle identità dei pedofili, stupratori e degli autori di tutti quei crimini in cui la vittima viene fotografata dal suo assalitore” (Repubblica).

Si tratterebbe insomma di una tecnica che trasformerebbe in realtà quelle scene di telefilm come CSI nelle quali la scena del crimine viene ricostruita usando la sua immagine riflessa nell'occhio di un passante ripreso dalla telecamera di sorveglianza.

In realtà, se si va a leggere la ricerca originale (Identifiable Images of Bystanders Extracted from Corneal Reflections, di Rob Jenkins e Christie Kerr, rispettivamente delle Università di York e di Glasgow) invece dei suoi sunti giornalistici, si scopre che questa tecnica funziona soltanto in condizioni talmente particolari da essere attualmente poco realistiche.

Tanto per cominciare, non funziona nelle foto che si trovano in giro su Internet: occorre infatti che il soggetto venga fotografato con una fotocamera ad altissima risoluzione. I ricercatori hanno usato una costosissima Hasselblad da 39 megapixel, che non è esattamente il tipo di fotocamera abitualmente utilizzato in queste terribili circostanze criminose.

Anche usando apparecchiature di questo livello, la foto deve essere scattata in condizioni d'illuminazione perfette e a non più di un metro dal volto del soggetto: altra circostanza poco credibile.

Come se non bastasse, anche accettando queste limitazioni (e supponendo che in futuro i megapixel delle fotocamere dei telefonini continuino ad aumentare), il risultato è un'immagine del volto sgranatissima (meno di 60 x 60 pixel), che consente soltanto di avere una probabilità maggiore del caso, ma non la certezza, di identificare la persona riflessa, e tutto questo soltanto se chi effettua il riconoscimento conosce chi è ritratto nell'immagine sgranata.

La foto qui sopra è un esempio pratico: scattata a meno di 30 centimetri dall'occhio del vostro Disinformatico con un Nokia Lumia 1020, telefonino dotato di fotocamera da 41 megapixel, mostra cosa si vede realmente in questi casi. Riuscite a identificare il volto della persona che c'era davanti a me? La risposta è qui.

In sintesi, al momento non c'è da pensare che nelle foto caricate su Instagram o nei forum più sordidi della Rete si possano identificare le persone riflesse negli occhi del soggetto fotografato. Le scene di CSI continuano a essere pura fantasia ingannevole.

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