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2014/02/07

Antibufala: la “neve chimica” che non si scioglie e brucia

Quando pensi di averle viste tutte, nel campo delle bufale e delle paranoie legate alla teoria della cospirazione delle “scie chimiche”, spunta immancabile una storia ancora più bizzarra e per certi versi deprimente, perché rivela quanto è diffusa la mancanza di cultura scientifica e di razionalità e di conseguenza quanto è facile imbrogliare le persone creando panico sul nulla.

In seguito alle nevicate molto abbondanti che hanno colpito ultimamente varie regioni dell'Europa e degli Stati Uniti sono spuntati su Internet vari video che mostrano con allarme un fenomeno: la neve, se scaldata con un accendino, non si scioglie come dovrebbe e oltretutto mostra segni neri di bruciatura.


Chi crede alla tesi delle “scie chimiche” ha subito ragionato (se mi passate il termine) che la neve scende dal cielo e che quindi era stata contaminata dalle scie degli aeroplani. Ma la spiegazione scientifica, fornita per esempio dall'astronomo Phil Plait e segnalata da Bufale un tanto al chilo, è semplice e dimostrata in video: la neve, essendo fatta d'acqua, ha bisogno di molto calore per sciogliersi e un accendino non basta. Le poche gocce d'acqua che si formano vengono subito riassorbite dalla neve, penetrando nei suoi interstizi, e si gelano di nuovo. Applicando più calore la neve si scioglie in modo normalissimo. Le “bruciature”, invece, sono semplicemente i prodotti fuligginosi della combustione del liquido dell'accendino (tipicamente butano).

L'errore di fondo è tipico del pensiero cospirazionista: invece di chiedersi se ci sono errori di metodo nell'esperimento si salta subito alla conclusione predefinita. A proposito di errori di metodo: attenzione, fra l'altro, a non ripetere l'“esperimento” usando il ghiaccio al posto della neve: sarebbe scorretto, perché il ghiaccio non è poroso come la neve e quindi non riassorbe le gocce.

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