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2015/05/15

Il vestito bianco/oro o nero/blu adesso è scienza

Credit: Canach.
Fonte: Tumblr.
Vi ricordate la foto del vestito che ha fatto tanto discutere in Rete a marzo scorso perché c'era chi lo vedeva bianco e oro e chi diceva invece che era blu e nero? Non si è trattato semplicemente di uno dei tanti ed effimeri fenomeni virali della Rete: adesso è scienza.

La rivista Current Biology ha infatti pubblicato ben tre articoli scientifici sull'argomento che non risolvono il mistero di fondo ma gettano luce sulle stranezze del funzionamento del cervello.

Secondo gli autori di The Many Colours of “The Dress”, la causa della confusione sensoriale indotta dalla foto del vestito (non dal vestito in sé, che sappiamo essere blu e nero) è l'illuminazione ambigua dell'immagine: normalmente usiamo gli oggetti circostanti conosciuti per capire se la luce che li sta illuminando è azzurrata (come avviene di pomeriggio) o giallognola (all'alba o al tramonto) e il nostro cervello corregge la percezione del colore di conseguenza, ma nella foto mancano questi riferimenti e quindi il processo di correzione va in tilt, dando risposte contraddittorie.

Invece secondo Asymmetries in blue–yellow color perception and in the color of ‘the dress’ la colpa, per così dire, è del blu, che è un colore che genera un'ambiguità particolarmente marcata nell'interpretazione delle sue sfumature rispetto agli altri colori. Addirittura i ricercatori parlano di una “nuova proprietà della percezione dei colori e della costanza dei colori nel modo in cui interpretiamo le sfumature di blu rispetto al giallo”.

Il terzo articolo, Striking individual differences in color perception uncovered by ‘the dress’ photograph, ha un approccio differente: descrive i risultati di un sondaggio su 1400 individui per capire se ci sono differenze in base all'età (sì; più sale l'età, più aumenta il numero di chi vede bianco e oro), al sesso (le donne vedono bianco e oro più degli uomini) e alla cultura (nessuna differenza evidente).

Una cosa è certa: il caso del vestito ha dimostrato quanto c'è ancora da scoprire a proposito della nostra mente, e questo per chi fa scienza è sempre motivo di entusiasmo.

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