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2015/07/17

Plutone, pareidolie e profezie

Le bellissime immagini di Plutone inviate dalla sonda spaziale New Horizons hanno incantato astronomi e appassionati per la ricchezza dei loro dettagli, ma hanno anche scatenato i meccanismi automatici di riconoscimento delle forme del nostro cervello, creando illusioni molto curiose chiamate in gergo tecnico pareidolie.

Nelle prime immagini la chiazza più chiara della superficie di Plutone ha dato a molti l'impressione di essere una forma di cuore particolarmente simmetrica, e questo ha contribuito non poco a rendere simpatico questo pianeta nano così gelido, lontano circa cinque miliardi di chilometri. Ma le immagini più dettagliate hanno spinto praticamente tutti a riconoscere in quella stessa macchia i lineamenti inconfondibili di Pluto, il cane di Topolino. Una volta che ve li hanno fatti notare, non potrete fare a meno di scorgerli automaticamente.

La forma così familiare è pura coincidenza, come lo è il fatto che Pluto è il nome inglese di Plutone e che il cane della Disney sia stato battezzato con questo nome proprio nel 1930, l'anno della scoperta del pianeta: nonostante sia una credenza molto diffusa che il cane Pluto si chiami così in onore di Plutone, la Disney non ha traccia dell'esatta ragione per la quale fu scelto il nome.

Non è coincidenza, invece, un'immagine impressionante che mostra un dipinto di Plutone perfettamente somigliante alle fotografie appena arrivate dallo spazio. La descrizione che accompagna il dipinto dice che risale al 1979. Visto che l'aspetto di Plutone era sconosciuto fino a pochi giorni fa, come è possibile che esista un suo ritratto preciso realizzato trentasei anni fa? È un falso? Una precognizione? L'ha dipinto un extraterrestre?

Lo spiega Don Dixon, l'autore del dipinto, su Cosmographica: l'immagine è autentica, ma non è frutto di un potere di profezia. Si tratta semplicemente del risultato di una serie di deduzioni azzeccate. Anche nel 1979, quello che si sapeva già di Plutone (distanza dal Sole, dimensioni approssimative e composizione chimica di base) rendeva ragionevole presumere che il pianeta avesse un'atmosfera periodicamente attiva che avrebbe distribuito delle brine negli avvallamenti e che fosse di colore rossastro a causa dell'abbondanza di particolari idrocarburi nella parte più esterna del sistema solare. Le forme circolari, così caratteristiche, sarebbero state inevitabili a causa del riempimento dei crateri d'impatto da parte di ghiacci di varie sostanze.

Nessun potere paranormale, insomma, ma semplicemente l'applicazione di un po' di ragionamento e di un bel po' di talento artistico.

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