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2016/09/10

Rocket Road 1, Hawthorne

di Paolo G. Calisse. Ultimo aggiornamento: 2016/09/10 16:00.

Alcuni giorni fa mi trovavo per motivi di lavoro a Pasadena, un quartiere di Los Angeles noto agli appassionati di scienza e spazio in quanto sede di CalTech, NASA-JPL etc. Avevo qualche ora libera e così ho preso la metro verso l'aeroporto con l'intenzione di scendere alla modesta stazione di Crenshaw. Da pochi giorni il panorama è questo:


Una strada trafficata, un parcheggio multipiano e una banale “ciminiera”. Proviamo però ad ingrandire l’immagine:



Gli appassionati del settore avranno capito: il tubo bianco visibile nella prima foto non è altro che il primo stadio di un vettore SpaceX Falcon 9. E non uno qualsiasi, ma il primo ad essere atterrato verticalmente, nel dicembre 2015, dopo avere completato con successo una missione operativa e messo in orbita 11 satelliti della serie Orbcomm.



Nonostante fossi andato lì apposta, quando ho capito cosa si scorgeva in lontananza, le gambe, credetemi, hanno cominciato a tremare. Le mie, non quelle del booster! Raggiungere il quartier generale di SpaceX, dove i vettori vengono assemblati in serie per essere spediti alle basi di lancio, richiede dalla stazione dieci minuti a piedi. Si passa il piccolo aeroporto locale di Hawthorne per trovarsi davanti al mitico simbolo della compagnia più visionaria di questa decade.

Impiegati di SpaceX ammirano la loro "creatura". L'età media
degli impiegati della compagnia sembra in effetti quella di un
liceo italiano.
Ci si può avvicinare, gratuitamente, a pochi metri dallo storico vettore. In realtà pensavo di trovare una calca di fotografi ed appassionati in zona. Invece ero l’unico “turista spaziale”. Una possibilità straordinaria che mi ha permesso di ammirare il manufatto in totale tranquillità. All’interno dell'area recintata da una grata provvisoria c’erano invece, oltre ad un addetto della security, un gruppetto di impiegati di SpaceX in ammirazione del loro prodotto. Ma non provate a chiedere loro informazioni, perché si rifiuteranno cortesemente di rispondere a qualsiasi domanda. Probabilmente la direzione ha dato indicazioni molto restrittive per i rapporti con il pubblico di appassionati.

In passato ho visto numerosi manufatti spaziali, sia per lavoro che per turismo e passione, ma si trattava spesso di eredità (Apollo), o di rami comunque secchi (Space Shuttle). In questo caso l’emozione è garantita. A quel vettore sembrano ancora fumare i Merlin. Sarà stato forse il freno ad aria di qualche camion in transito su Crenshaw Blvd., ma nella mia memoria ho il ricordo chiaro del suono caratteristico di qualche valvola che si apre e si chiude e il ribollire di ossigeno liquido. In cima appaiono ancora dispiegate le 4 alette per la frenata nella bassa atmosfera.

Quando anni fa scrissi un articolo per dimostrare al pubblico italiano che il recupero di vettori era tecnicamente possibile e anzi potenzialmente conveniente, rispetto all’uso dell’attrito aerodinamico (non lontano da lì è anche possibile visitare lo Space Shuttle Endeavour, l'ultimo mai realizzato) non avrei mai immaginato di ritrovarmi un giorno davanti a questo monumento dell’avventura umana, che mi ricordava vagamente ben altri del passato, e in particolare un obelisco del Bernini a Roma al quale sono particolarmente affezionato. Anch’esso poggiato su quattro zampe (notoriamente dotate di "dita" dal Bernini, che non aveva mai visto un elefante dal vivo), e anch'esso frutto della più grande perizia tecnica disponibile nel periodo.

A questo e ai tanti altri dipendenti di SpaceX di passaggio avrei desiderato sfilare la t-shirt
molto più che al concorso Maglietta Bagnata, sezione Maggiorate. Purtroppo SpaceX
non dispone ancora di un visitor center. Le si possono acquistare esclusivamente online.

Su una delle zampe, scritto con un pennarello bianco, un numero di serie e l'indicazione “Flown hardware”, “esemplare che ha volato”, la designazione caratteristica di tutto ciò che ha volato veramente nello spazio invece di essere stato usato per test e sviluppo in laboratorio.

"Flown hardware". Eh sì, l'esemplare ha volato.
I 9 potenti Merlin capaci ognuno di generare 690 kN di spinta.

Semaforo sempre verde per chi svolta per Marte.

Per puro caso un mio collega, Dave Boettger, ha visitato gli stessi luoghi pochi giorni dopo. Alla base del vettore era stata posta una base bianca che gli dava ancora maggiore spicco. Inoltre, girando intorno all'hangar, si trovava un booster parcheggiato...

Parcheggio selvaggio ad Hawthorne (photo credit: Dave Boettger)

... e un secondo stadio in manovra:

Un secondo stadio in manovra (non orbitale) con il criostato ben visibile. Notare la finitura a specchio per ridurre il trasferimento radiativo (photo credit: Dave Boettger)

Allungando fino al porto di Long Beach (al termine di Miner St.) era anche possibile trovare due capsule Dragon sul pontile, a pochi metri di distanza dalla chiatta Just Read the Instructions, destinata al recupero dei vettori. Quella dietro è forse solo un mock-up, mentre quella davanti, protetta, mostra le bruciature tipiche del rientro in atmosfera.

(photo credit: Dave Boettger).

Se passate per Los Angeles, e se siete appassionati di spazio, non dimenticate questa esibizione permanente e gratuita, questa "porta" sul futuro dell'umanità.

AGGIORNAMENTO: in seguito l'area dove è esposto il Falcon 9 è stata sistemata. Una protezione completamente trasparente in vetro circonda il vettore e le cuffie di protezione sono state rimosse dagli ugelli. Motivo in più per una visita.

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