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2017/12/15

Siti sfruttano i computer dei visitatori per generare denaro digitale

Credit: AdGuard.
Ultimo aggiornamento: 2017/12/18 23:30. 

Se visitate un sito e vi accorgete che la ventola del vostro computer inizia a girare follemente e il computer si scalda parecchio, non è detto che sia colpa del sito progettato maldestramente: potrebbe essere assolutamente intenzionale. Alcuni siti, anche molto famosi, hanno infatti cominciato a sfruttare i computer dei visitatori per generare criptovalute (non bitcoin ma altre criptovalute analoghe).

Le criptovalute, infatti, si basano sul mining, ossia sulla generazione di unità di valuta tramite la risoluzione di complesse equazioni; chi le risolve si tiene le unità di valuta corrispondenti. Il problema è che questi calcoli consumano molta energia e quindi hanno un costo elevato, che i disonesti tentano di far pagare a qualcun altro. Così qualcuno ha pensato di far fare i calcoli ai computer dei visitatori dei siti Web.

Il vertiginoso aumento del tasso di cambio dei bitcoin rispetto alle valute tradizionali ha creato una febbre intorno alle criptovalute e ha incoraggiato questa nuova forma di abuso informatico, prontamente battezzato cryptojacking o stealth mining. In pratica, le pagine di un sito contengono del codice che viene eseguito dai computer dei visitatori ed effettua le complesse operazioni matematiche necessarie per generare una criptovaluta a favore del titolare del sito. In pratica, questi siti si arricchiscono facendo lavorare i computer dei loro frequentatori.

Lo ha fatto, per esempio, il popolare sito di download The Pirate Bay, che a settembre ha aggiunto sperimentalmente alle proprie pagine uno script che usava la potenza di calcolo dei dispositivi dei visitatori per generare la criptovaluta Monero e intascarsela. L’intento era trovare un modo per pagare le spese di gestione del sito senza ricorrere alla pubblicità.

Il sistema usato da The Pirate Bay si chiama Coinhive e dopo questo uso sperimentale è iniziato l’abuso: invece di avvisare gli utenti della situazione, come sarebbe corretto fare, un numero crescente di siti molto popolari ha inserito il codice di Coinhive nelle proprie pagine di nascosto. Lo hanno fatto per esempio alcuni siti di streaming video, come Openload, Streamango, Rapidvideo e OnlineVideoConverter, e una filiale di Starbucks è stata colta a usare Coinhive per sfruttare i computer dei clienti che si collegavano al suo Wi-Fi.

I siti di streaming in questione hanno totalizzato quasi un miliardo di visitatori in un mese, per cui si stima che abbiano incassato circa 326.000 dollari in Monero.

In teoria il sistema Coinhive dovrebbe smettere di sfruttare i computer dei visitatori quando lasciano il sito, ma ovviamente c’è chi ha pensato bene di abusare di questo sistema usando un JavaScript che crea nel browser dell’utente una piccola finestra nascosta, nella quale lo sfruttamento continua anche dopo che l’utente crede di aver lasciato il sito.

Starbucks è intervenuta bloccando l’abuso, ma resta il problema degli altri siti, circa 2500 secondo una stima, che continuano lo sfruttamento dei visitatori. Ci sono anche app che sfruttano i dispositivi degli utenti per generare criptovalute che finiscono nelle tasche dei creatori delle app stesse: alcune di queste app sono state offerte in Google Play e scaricate in tutto circa 15 milioni di volte prima di essere scoperte.

Difendersi da questi abusi non è facile, ma si possono usare alcuni adblocker o plug-in per Google Chrome, per esempio seguendo queste istruzioni.

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