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2018/01/19

Quanto si sono spaventati gli hawaiiani durante l’allarme missilistico? Lo rivela una fonte inattesa

Il 13 gennaio scorso, alle 8:07 del mattino (ora locale) le autorità hawaiiane hanno diramato per errore a tutta la popolazione un falso allarme che annunciava l’arrivo imminente di un missile balistico. L’allarme è arrivato a tutti i telefonini dello stato ed è stato diffuso automaticamente su tutti i canali televisivi alle Hawaii, interrompendo le trasmissioni. Come se non bastasse, il testo dell’allarme precisava “this is not a drill”, ossia “questa non è un’esercitazione”, ma in realtà lo era. Ci sono voluti 38 lunghissimi minuti prima che venisse diramata la smentita ufficiale.

Molti hawaiiani si sono precipitati su Twitter e sugli altri social network per annunciare con perplessità di aver ricevuto questo allarme, diffondendolo in tutto il mondo. Ma quanti hawaiiani si sono realmente allarmati? C’è un modo molto originale per saperlo, e risponde a una delle regole fondamentali del giornalismo digitale: la Regola dell’informazione laterale. In altre parole: se vuoi sapere come sono andati realmente i fatti, non ti fidare delle parti in causa, ma cerca una fonte che non ha interesse nella questione ma che ha dati che la riguardano.

Questo modo originale è guardare l’andamento del traffico dei siti pornografici alle Hawaii durante l’allarme, visto che è probabile che chi prende sul serio la notizia ufficiale che sta arrivando un missile lasci perdere questo tipo di passatempo. Uno dei siti più popolari del settore ha pubblicato i propri dati (link a copia su Archive.is per non causarvi problemi nella cronologia o con filtri di navigazione), e la traccia dell’allarme è più che evidente:


Rispetto alla media, il traffico del sito è crollato al momento della diffusione dell’allerta, diventando il 77% in meno nel giro di un quarto d’ora. Per contro, dalle 8.45, quando sono arrivate le smentite, le visite al sito sono state il 48% in più della media.

Va detto che al momento non c’è modo di verificare questi dati (in attesa che altri fornitori pubblichino i propri) e che la loro pubblicazione potrebbe anche essere un’astuta trovata promozionale.


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