Cerca nel blog

2018/06/21

Due chiacchiere con Katee Sackhoff (Battlestar Galactica) alla FedCon


Grazie agli organizzatori della Fedcon, la grande convention di fantascienza, fantastico e scienza tenutasi a Bonn il mese scorso, ho avuto l’occasione di intervistare brevemente Katee Sackhoff, l’interprete di Starbuck/Scorpion in Battlestar Galactica. Ecco la mia traduzione dell’intervista: trovate l’originale in inglese qui (grazie a Lisa “AlcoholicRobot” per la trascrizione).

Paolo: Prima di tutto, che rapporto hai con la scienza e la tecnologia? Sei un’Androidiana o un’iPhoniana?

Katee: Ho un pessimo rapporto con la tecnologia! Tutta la tecnologia mi spaventa. Ho un iPhone solo perché ho tentato di passare a un Android ma il mio iPhone non voleva... Il mio numero non ne voleva sapere di trasferirsi sul telefono nuovo e tutti i miei SMS non arrivavano. È stato un incubo ed ero a Dubai e non riuscivo a fare chiamate, per cui ho tirato fuori la SIM e sono andata a comprarmi un iPhone, ho rimesso la SIM in un iPhone a Dubai e ho fatto “fiuu!” [scampato pericolo]. Per cui sì, se potessi avere un telefonino a conchiglia [flip phone] lo userei.

P: Torneresti a un telefonino non smart?

K: Oh, Dio, sì, in un batter d’occhio!

P: Mia moglie ne ha uno.

K: Odio il fatto che viviamo in un mondo nel quale sei istantaneamente reperibile e la gente si arrabbia se non sei accessibile, hai presente? Oppure ti mandano una mail e quando non rispondi immediatamente, mica ti richiamano, ti mandano semplicemente un’altra mail, ma io non controllo il mio telefono per prima cosa la mattina. Per cui sì, non vado d’accordo con la tecnologia. Cercare di trovare un forno, oggi, è la cosa più difficile che ti possa capitare, perché adesso ci sono i forni smart. Io non voglio un forno smart, voglio accenderlo e voglio che si scaldi e non mi serve che il mio forno mi dica come arrostire un pollo; non ho bisogno che il mio forno mi dica quando girare il vassoio se sto facendo dei biscotti... voglio semplicemente accendere quello stramaledetto coso. È dura, non esistono.

P: Lo so, lo so, anche mia moglie ha lo stesso problema! Seconda domanda: a proposito di tecnologie, so che ti piacciono molto le moto.

K: Sì!

P: Hai già provato le moto elettriche?

Credit: Zero Motorcycles.

K: Non ho mai provato una moto elettrica.

P: Lo faresti?

K: No.

P: [ridendo] Come mai?

K: È tutta una questione, secondo me, di sicurezza. Io credo fermamente che gli scappamenti rumorosi salvano vite [loud pipes save lives, slogan molto diffuso fra i biker]. E credo che più è rumorosa una moto, più diventi visibile, specialmente a Los Angeles. Non so se voglio cavalcare qualcosa di così silenzioso. Voglio dire, l’altro giorno sono stata quasi investita da una Prius perché come pedone che attraversava la strada non la sentivo. Per cui non riesco a immaginare, con le auto che cambiano corsia così allegramente come fanno a Los Angeles, di non trovarti nei guai. Detto questo, mi piacciono molto le bici [elettriche], perché ti aiutano a superare le salite.

P: Quindi non proveresti una moto elettrica neanche su una pista?

K: Sì, certamente, in un ambiente controllato lo farei assolutamente, e a un certo punto forse non avremo scelta. Voglio dire, non credo che succederà nel corso delle nostre vite, ma forse in quelle dei figli dei nostri figli, il petrolio non esisterà, per cui...

P: Questo mi porta alla mia terza domanda: sei molto impegnata sui temi dell’ambiente, le tue iniziative di Acting Outlaws sono meravigliose. Stai facendo molto per gli animali e la natura in generale. Ti va di parlarne?

K: Sì, certamente. Tricia Helfer [Numero Sei in Battlestar Galactica] ed io abbiamo fondato la società Acting Outlaws. Stavamo cercando un modo per combinare il nostro amore per il motociclismo con degli obiettivi filantropici, e in un certo senso è successo tutto facilmente e senza intoppi. Quando c’è stata la grave marea nera nel Golfo, in Louisiana, volevamo aumentarne la consapevolezza, perché era già passato un anno e la gente aveva... I nostri cicli di notizie sono così concentrati sul presente, così veloci e frenetici, che a distanza di un anno la gente non ne parla più. Così volevamo aumentare la consapevolezza del fatto che quel petrolio era ancora un problema e siamo andate in modo da Los Angeles alla Louisiana, parlando dell’argomento durante il tragitto, e abbiamo incontrato tante persone davvero interessanti.

Una delle persone migliori che abbiamo incontrato era un allevatore di bovini, mentre stavamo attraversando il Texas, una persona davvero adorabile. Ci siamo fermate sul ciglio della strada e lui è uscito chiedendosi “Ma cosa sta facendo questa gente?”, era una strada molto isolata, ed è uscito in accappatoio e ci ha chiesto “Cosa state facendo?” Gli abbiamo spiegato cosa stavamo facendo e in Texas un allevatore di bovini ci ha staccato un assegno da cinquanta dollari per una causa ecologica, cosa che per noi era un contrasto totale, visto che gli animali delle fattorie industrializzate sono fra i peggiori inquinatori dell’ambiente, e poi pensi al Texas e ai loro mega-camion e tanti animali in fattorie industriali e questo è lo stereotipo che ti viene in mente. Per cui ci siamo trovati con questa persona che è venuta e ci ha messo davanti agli occhi questa cosa e ci ha fatto dire "Ok, l’ambiente importa a tutti”. Tutti devono campare, ed è quello che fa questa persona, ma è stato un momento davvero cool per noi e ci siamo rese conto che quello che stavamo facendo era importante, l’ambiente è importante e abbiamo un solo pianeta, un solo corpo, per cui se lo distruggiamo...

P: Non c’è un Pianeta B [gioco di parole fra Plan B e Planet B].

K: Non andremo altrove. Quello che stiamo lasciando qui, per i nostri figli e le generazioni successive è uno stato di cose triste, tristissimo, e lasceremo loro qualcosa di irreversibile. Il problema del riscaldamento globale è che sarebbe stato meglio chiamarlo semplicemente “cambiamento climatico” sin dall’inizio, perché la gente non associa il riscaldamento del pianeta al cambiamento del clima. Quello che la gente non sembra capire è che il riscaldamento globale è questione di estremi di temperatura e di fluttuazioni e di irregolarità. Certo, esiste una progressione naturale sulla Terra, e siamo in un ciclo, e possiamo fare tutte queste argomentazioni; ma gli esseri umani stanno esacerbando la situazione e la stiamo accelerando, per cui credo che sia nostro dovere cercare di proteggere la Terra così come lei protegge noi.


P: Hai tempo per un’altra domanda conclusiva?

K: Sì.

P: Nel tuo ruolo, recitando nella fantascienza, hai ottenuto una piattaforma di visibilità. Credi che questo ti stia aiutando anche a comunicare la scienza, a infrangere la barriera, invece di predicare ai già convertiti, a gente che è già interessata alla scienza, e a coinvolgere persone nuove? Che tipo di reazione ottieni?

K: Credo di sì, un pochino. Penso che come attori abbiamo il dovere di capire qual è il limite del nostro ruolo e che ci sia un certo gruppo di persone che vogliono che gli attori facciano gli attori e basta e non abbiano opinioni e non aprano bocca perché non è per questo che quelle persone ci seguono, e questo lo capisco totalmente; ma c’è anche un altro gruppo di persone che desidera che usiamo questa piattaforma per qualcosa di più grande di noi. Lavorando nella fantascienza, trovo divertente che la gente dia per scontato che io sia intelligente. Dà per scontato che io sappia tante cose, che ami la scienza, che legga quotidianamente il New England Journal, che conosca tutte le novità della scienza e cose così. Ho un diploma di scuola superiore. Tutto quello che ho imparato l’ho appreso da sola e attraverso i miei viaggi per il mondo e parlando con la gente e cercando di assorbire come una spugna. Per cui credo di avere una voce e cerco di usarla, ma credo che se qualcuno è in cerca di sapere scientifico debba cercare persone molto più istruite di me. Poi io esaminerò quelle informazioni e le metterò in forma più digeribile e comprensibile.

P: Magnifico! Grazie mille.

Mi sono trattenuto qualche istante in più in chiacchiere personali con Katee, che è una persona cordialissima, aperta e piena di entusiasmo, e poi il tempo messomi a disposizione dagli organizzatori è finito e ho dovuto lasciare spazio alle altre interviste. Chicca: mentre uscivo dalla saletta delle interviste (perfettamente organizzata, con luci, poltrona, treppiedi e fondale Fedcon) è entrata Samantha Cristoforetti, anche lei ospite e relatrice alla FedCon. Ma questa è un’altra bella storia.




Katee Sackhoff ha appena annunciato la disponibilità del suo ultimo progetto cinematografico, 2036 Origin Unknown:




Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.

Nessun commento: