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2018/06/14

I virgolettati falsi, gruccia vigliacca degli ipocriti

Normalmente, se leggiamo delle parole tra virgolette attribuite a qualcuno, presumiamo che quelle parole siano una citazione fedele. È quello che ci hanno insegnato a scuola: il discorso diretto riporta fedelmente quanto è stato detto.

Ma nel giornalismo italiano non è così: il virgolettato è spessissimo una libera sintesi di quello che è stato effettivamente detto. A volte questa sintesi è talmente libera, per non dire sbagliata, che travisa completamente il senso della dichiarazione originale. In altre parole, i virgolettati che leggete possono essere falsi e quindi sono una forma di fake news.

Se ne è accorto per esempio l’astronauta Luca Parmitano, che pochi giorni fa è intervenuto via Twitter per contestare delle parole assurdamente boriose e tecnicamente prive di senso che un quotidiano nazionale (Repubblica) gli aveva attribuito, mettendole fra virgolette nel titolo di un articolo dedicato all’annuncio della sua prossima missione nello spazio. Parmitano ha detto che quelle parole del titolista “non sono mie, non mi rappresentano, non le troverete nell’articolo”. Sono, insomma, false e fuorvianti.




Altri esempi purtroppo tipici: a gennaio 2018, Il Giornale e Libero hanno inventato parole attribuite ad Alberto Angela (come segnala Butac.it); a marzo Massimo Mantellini ha segnalato il virgolettato di Matteo Renzi inventato dal Corriere della Sera. Potrei andare avanti a lungo.

Le citazioni inventate nei titoli dei giornali, quelle che Beppe Severgnini ha chiamato “virgolette creative” con fin troppa misericordia, con la scusa della drammatizzazione giornalistica o della necessità di concisione, sono frequentissime negli articoli di politica e ultimamente hanno creato molti equivoci: sono una cattiva abitudine che crea confusione nel lettore e che non ha riscontri nella stampa estera. Sull’argomento e sulla vera e propria sacralità del virgolettato vi consiglio di leggere questo bel pezzo di Matteo Bordone su Il Post.

Su Internet, invece, circola un altro tipo di fake news basato sulle citazioni: quello in cui si attribuisce a un personaggio celebre una frase razzista, sessista o comunque offensiva che in realtà non ha mai detto e poi la si condivide sui social network perché esprime un’opinione che sarebbe impresentabile se la si proponesse come propria ma che diventa accettabile e anzi autorevole se la mette in bocca a un nome famoso.

Se ne è accorto, per esempio, Giobbe Covatta, al quale è stato attribuito falsamente un commento sugli sbarchi dei disperati dall’Africa (quello che inizia con “Quando vedo sbarcare questi con ‘sti fisici...”) che è totalmente contrario al suo impegno sociale. La falsa attribuzione risale al 2016, e Covatta l’aveva immediatamente smentita già allora, ma il virgolettato fasullo continua a girare in Rete e ha purtroppo ripreso nuovo vigore in questi giorni, ottenendo decine di migliaia di condivisioni e alimentando polemiche inutili. Lo stesso è successo, altrettanto recentemente, per alcune frasi politiche attribuite a Sandro Pertini ma in realtà mai pronunciate.

Il problema delle citazioni è che non sono facili da verificare per l'utente comune. Per dare una mano in questo senso è nato così un progetto, Lohadetto.it, realizzato dal collega debunker David Puente, che consente di verificare una dichiarazione: basta digitarla nell’apposita casella del sito.

Se è fra quelle catalogate ed è vera, verrà fornita la sua fonte esatta, con il nome di chi l’ha fatta, la data e il luogo in cui l’ha pronunciata e la sua eventuale registrazione video o audio. È un progetto al quale tutti possiamo collaborare inviando semplici segnalazioni.

Nel frattempo vale la regola solita: se non avete una fonte certa e autorevole di una citazione, non fidatevi e non fatela circolare. E magari, invece di ricorrere alla foglia di fico delle virgolette altrui, provate a esprimere le vostre opinioni con parole vostre e ad assumervene la responsabilità.


Esempi di virgolettato giornalistico falso



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