1998/11/21

[IxT] Diritti digitali (21 novembre 1998)

Come si difende il diritto d'autore nell'era di Internet, quando immagini, suoni, testi sono duplicabili in modo incredibilmente facile?

Quanto varrebbe la Gioconda se ne esistesse un milione di copie identiche, tutte indistiguibili dall'originale anche all'occhio più esperto?

La Cisac (confederazione internazionale delle società di gestione dei diritti d'autore) ha pubblicato un documento in cui si affronta a livello pratico la difesa del diritto d'autore.

Il documento propone una soluzione tecnologica chiamata Common Information System che consente di identificare e catalogare in modo non modificabile (questa è tutta da vedere) testi, suoni, immagini, filmati) in modo che ogni copia sia contrassegnata dai dati dell'autore, facilitando la riscossione delle royalty.

A me sembra una teoria un po' campata per aria (e' impensabile far causa singolarmente a ogni persona che detiene una copia pirata), ma siccome pare che sia gente seria e competente, vi propongo il loro indirizzo. Il documento è in inglese.

http://www.doi.org/workshop/minutes/CISoverview/index.htm

Fonte: il Sole 24 Ore, 13/11/1998, pagina 38.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

[IxT] Windows 98 ritirato dal mercato entro 90 giorni? (21 novembre 1998)

Prendetela con le pinze. La notizia è autentica al di là di ogni ragionevole dubbio, visto che ne parlano CNN e Reuters (e non solo), ma la botta è così grossa che è meglio aspettare e vedere che succede.

In sostanza, Windows 98 potrebbe essere ritirato dal mercato entro 90 giorni per ordine di un giudice federale USA.

Trovate i dettagli in inglese presso ad esempio

http://www.techweb.com/wire/story/reuters/REU19981117S0007

Il giudice distrettuale federale statunitense Ronald Whyte ha intimato a Microsoft di rimuovere ogni funzione Java nonstandard da Windows 98 entro 90 giorni o di toglierlo dal mercato.

Si tratta di una "preliminary injunction" il cui valore finale è tutto da vedere (io non sono un esperto in legge USA), ma è comunque chiaro che Microsoft ha modificato Java in modo da renderlo compatibile soltanto con Windows (esattamente il contrario dello scopo di Java, che consiste nel consentire di creare programmi universali che funzionino in _qualsiasi_ sistema operativo). Le funzioni Java sono integrate in elementi vitali di Windows 98 come Internet Explorer 4.0.

Questa intimazione non fa parte del ben più pubblicizzato processo antitrust contro Microsoft ma di una causa molto tecnica fra Sun e Microsoft. Esiste un accordo fra Sun e Microsoft, siglato nel 1996, che consente a Microsoft di usare il linguaggio Java inventato da Sun a condizione di non introdurre varianti o strumenti di sviluppo non conformi ai test di compatibilità di Sun.

Un portavoce di Microsoft, Jim Cullinan, ha dichiarato che Microsoft era delusa dalla decisione del giudice ma che avrebbe "compiuto i passi necessari per adeguarsi alla decisione".

Cosa cambia per noi utenti? Per ora niente: chi ha Windows 98 se lo tiene e può continuare legalmente a usarlo. In ogni caso la decisione del giudice USA ha efficacia, direi, soltanto in USA.

Ma la cosa interessante è che finalmente qualcuno è riuscito a fermare la strategia di Microsoft, che sarà improntata finché si vuole alle dure leggi della concorrenza, ma che sta danneggiando sempre più l'utente finale.

Java è il Sacro Graal dell'informatica: un linguaggio che funziona su qualsiasi computer semplicemente usando un microinterprete al posto del sistema operativo (addio, quindi, Windows e soci).

Invece di avere programmi per Mac, programmi per Windows, per Unix e quant'altro, ci sono solo programmi.

E' comprensibile che a Microsoft non piaccia Java, ma agli utenti invece piace tantissimo (libertà di scelta, maggiore standardizzazione, minori costi hardware e software).

Qui si tratta di decidere quali sono gli interessi che devono prevalere.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/19

[IxT] Internet è un covo di pedofili? Cifre e commenti (19 novembre 1998)

I giornali e i telegiornali si sono accaniti contro Internet come covo di pedofili. Ogni volta che si parla di Internet in TV, è perché è stato scoperto un ennesimo immenso giro di pedofili che si scambiano immagini e indirizzi "utili" via Internet.

La legge 269 del 3/8/98 (Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno ai minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù") è nata principalmente con l'obiettivo di reagire al presunto dilagare della pedofilia telematica.

Come avrete probabilmente già intuito se state leggendo queste righe in Rete, le cose non stanno proprio così. Io, ad esempio, non sono un pedofilo anche se frequento Internet. Presumibilmente non lo siete neanche voi, e quindi siamo almeno in due.

Ho alcune cifre, tratte da un'indagine del Censis (citata dall'inserto comunicazione del Sole 24 Ore dell'1/11/98, pagina 38), che possono esservi utili se vi capita di discutere dell'argomento.

I risultati sono sorprendenti.

Il dato fondamentale: il 90% degi casi di abuso verso minori avviene all'interno della famiglia. Un altro 8% avviene nell'ambiente extrafamigliare ad opera di persone _conosciute_ dal minore.

Soltanto il 2% restante degli abusi è causato da persone che il minore non conosceva prima dell'abuso. Ed è in questo 2% che si collocano le presunte "colpe" di Internet.

Insomma, se ci si scaglia contro Internet perché facilita il triste "lavoro" dei pedofili, ci si dovrebbe scagliare ben più violentemente contro la famiglia, che più di ogni altra è l'istituzione che facilita (omertosamente) la pedofilia.

Consiglio a tutti, se volete documentarvi, il documento "Pedofilia e Internet: vecchie ossessioni e nuove crociate", reperibile presso http://www.agora.it/pedofilia-internet/. Ne emerge chiaramente che Internet è soltanto un canale per un fenomeno che purtroppo esiste da sempre e che si limita a sfruttare ogni canale che riesce a trovare. Quello che molti non sanno è che Internet _facilita_ l'identificazione dei pedofili, perché ogni comunicazione è registrata ed è facile risalire al suo autore.

E' un po' come prendersela con i cavalcavia perché qualcuno ci butta le pietre, con le poste perché altri spediscono pacchi bomba, o con i marciapiedi perché li usano le prostitute e i viados.

La cosa allarmante della legge italiana, per chi in Internet ci lavora, è che assegna responsabilità penalmente perseguibili anche ai provider, il cui mestiere è fornire accesso a Internet e non certo sorvegliare cosa fanno i suoi abbonati.

E' come se la Telecom fosse penalmente perseguibile perché consente ai maniaci ansimanti di telefonare alle loro vittime.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/17

[IxT] Ma allora quanti siamo _davvero_ in Italia? (17 novembre 1998)

[modesty mode OFF]

Si confermano sempre più azzeccate le mie parole di qualche tempo fa a proposito del numero di utenti Internet in Italia: Di preciso non lo sa nessuno. Anzi, neanche "di preciso"...

[modesty mode ON]

Beh, io vi propongo le cifre "ufficiali", ma sono così diverse l'una dall'altra che lascio a voi giudicare se siano attendibili o meno.

Databank Consulting è la fonte citata dal Sole 24 Ore del 13/11/98, pagina II dell'inserto Informatica e Telecomunicazioni. Questa fonte ha intervistato i primi 15 provider Internet italiani e, in base alle loro dichiarazioni, segnala che a fine 1998 vi sono 506.000 abbonati residenziali, senza partita IVA (presumo voglia dire "privati") e 223.380 abbonati di natura aziendale (comprese le microimprese e i professionisti).

Totale: 729.380 utenti.

Ma se questi signori sono così bravi nel fare queste ricerche, perché i loro dati non corrispondo a quelli fatti da altri signori che presumo siano altrettanto bravi?

Considerate infatti questi altri dati:

Secondo l'osservatorio statistico Alchera, già a settembre 1997 gli utenti erano 2.348.000. Una notevole differenza. Si sono dis-abbonati tutti in massa? Dati di Telecom dello stesso periodo indicano invece un totale di 400.000 utenti privati, più 125.000 utenti aziendali, per un totale di 625.000 utenti. Questo è già un dato più vicino a quello di Databank Consulting.

Pare insomma di poter concludere che gli internettisti in Italia sono meno di un milione. Siamo, insomma, marginali.

E per questo possiamo considerarci pionieri.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/16

[IxT] I piani futuri di Bill Gates (16 novembre 1998)

Stufi di dover imparare versioni sempre nuove dei vostri programmi?

Volete sapere quanto tempo dureranno le vostre nozioni faticosamente apprese a proposito di Windows 98? Allora leggetevi le prossime righe, che riassumo dal Sole 24 Ore del 13/11/98, pagina V dell'inserto Informatica e Telecomunicazioni.

Windows 98 sarà abbandonato entro il 2000. L'intera offerta della Microsoft ruoterà intorno a versioni più o meno complesse di Windows NT, che però all'epoca non si chiamerà più NT 5.0 ma Windows 2000.

Sui singoli PC girerà una versione "semplificata" chiamata Windows 2000 Professional, che sarà in sostanza Windows NT 5.0 Workstation con una nuova etichetta.

Sui piccoli server delle mini-reti aziendali girerà Windows 2000 Server, in grado di gestire i sistemi biprocessore.

Per i server delle reti più grandi ci sarà Windows 2000 Advanced Server, su misura per macchine quadriprocessore, gestione di fino a 64 gigabyte di memoria centrale.

Per le grandissime applicazioni, infine, ci sarà Windows 2000 Datacenter Server, in grado di gestire una macchina con fino a 16 processori.

Windows CE, la versione per gli organizer e i computer palmari, resterà invece sostanzialmente immutata almeno fino al 2000.

Fine del riassunto. Permettetemi due considerazioni.

Innanzi tutto, _nessuno_ di questi sistemi operativi sarà in grado, per stessa ammissione di Microsoft nel medesimo articolo, di gestire i processori Merced di Intel, la cui uscita è prevista per il 2000. Si tratta di processori a 64 bit, mentre tutti i Windows 2000 saranno inizialmente a 32 bit come quelli attuali.

Potreste sospettare che in questo modo Windows venderà prima un Windows 2000 a 32 bit per poi chiedere altri soldi per la "nuova" versione dello stesso Windows a 64 bit, nell'ambito di una bieca strategia commerciale.

E farà bene. Se la gente è gonza e abbocca alle "novità" proposte dal venditore di turno, è giusto che aziende come Microsoft ne approfittino. Nonostante gli ammonimenti che venivano da tutte le fonti autorevoli ed esperte, la gente ha fatto a cazzotti davanti ai negozi per _comperare_ Windows 98 (pur sapendo che l'avrebbero trovato gratis nel loro prossimo PC). Ben gli sta.

Seconda considerazione. Windows non rappresenta l'intero universo dell'informatica. A parte i sistemi Apple, c'e' un concorrente agguerrito che si sta facendo strada. Il suo pregio fondamentale per l'utente competente è che è stabile, affidabile, modificabile e adatto sin d'ora per _qualsiasi_ computer a 32 o 64 bit.

Il suo pregio fondamentale per l'utente meno competente è che è gratis. Giuro. Non costa una lira.

Lo usano molti provider Internet per far girare le loro macchine, che _devono_ funzionare 24 ore su 24 e non possono permettersi i reset continui e frequenti di Windows 95/98/NT.

La Cisco, la società che produce i più diffusi router (i centralini di smistamento di Internet), lo usa al posto di Windows NT per la gestione di buona parte dei suoi servizi "mission critical", cioe' vitali per la sopravvivenza dell'azienda.

E' l'unico altro sistema operativo, oltre a Windows, ad essere numericamente in crescita. A ottobre 1998 è stato trafugato e diffuso un documento interno Microsoft, il cosiddetto rapporto "Halloween", che è stato riconosciuto autentico da Microsoft e che delinea le strategie che Microsoft sta considerando per eliminare la grave minaccia posta da questo sistema operativo concorrente.

Molti di voi avranno già capito che sto parlando di Linux.

I dettagli? Prossimamente sui vostri schermi....

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/14

[IxT] Cosa regalarmi per Natale (14 novembre 1998)

Sto redigendo la lista dei regali per Babbo Natale e leggendo Fortune (9/11/98, pag. 67) mi è caduta l'occhio su questa notizia, che spero sia della serie "ti cambia la vita". Cito (traducendo):

Nei prossimi sei mesi, due aziende, la Replay Networks di Palo Alto e la TiVo a Sunnyvale (California), commercializzeranno un videoregistratore digitale. Costituito da poco più che qualche circuito integrato, un alimentatore e un enorme disco rigido da molti gigabyte, il videoregistratore digitale renderà obsoleto quello a cassette.

Prezzo stimato: intorno ai 1000 dollari.

Il fatto è che i videoregistratori a cassette sono troppo macchinosi da usare e programmare, per cui finisce che pochi li usano per registrare i programmi e vederli "in differita", cosa che invece molti vorrebbero fare.

[E' il mio caso, ad esempio, per Paperissima. Non sopporto Columbro e la Cuccarini -- niente di personale, sono i loro sketch da decerebrati che non mi vanno giù -- ma i filmati mi piacciono. Così registro il programma e lo rivedo la sera stessa in venticinque minuti, saltando pubblicità e scempiaggini. Ma mi piacerebbe farlo anche per UFO, trasmesso alle TRE del mattino dalla Rai. Carogne.]

Un videoregistratore digitale, invece, si occupa di tutto il processo di autoprogrammazione. Ditegli che siete fan di [inserire attore/attrice preferito/a] e registrerà automaticamente tutti i programmi e film che interpreta. Dopo un po' che "osserva" i vostri gusti, il videoregistratore digitale comincerà a consigliarvi programmi che potrebbero piacervi e non conoscevate.

Può anche registrare più programmi simultaneamente.

[La tecnologia è relativamente semplice. Ci sono database online, almeno negli USA, dedicati alla programmazione televisiva. Una sorta di Sorrisi e Canzoni in forma elettronica non dovrebbe essere impossibile in Italia.

Qualcuno si offre?

Dal punto di vista hardware, queste cose si possono già fare, con qualche limitazione facilmente superabile con un po' di buon software, con un buon PC dotato di scheda TV e di un disco rigido _molto_ capiente (un'ora di TV occupa circa 600 MB), tipo i 14 GB che vedo in vendita sotto il milione di lire].

Le implicazioni sono affascinanti. La televisione diverrà sempre più simile al Web (una biblioteca di pagine dalle quali scaricare, anziché immagini o suoni, un intero film o un programma).

Il concetto stesso di "canale" televisivo è quindi sostanzialmente obsoleto. Addio televisione "sincrona", in cui tutti guardano lo stesso programma alla stessa ora dello stesso giorno (a parte gli eventi sportivi o le dirette). Il futuro è oggi, e oggi è un giorno interessante da vivere.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/13

[IxT] Euro e IMac (13 novembre 1998)

In un articolo che dovrebbe uscire tra breve sulla Gazzetta Sportiva (versione domenicale della Gazzetta dello Sport) parlo di come aggiungere il tasto Euro a Windows 95 e all'ambiente Macintosh. Con l'occasione ho accennato al verde-blu trasparente dell'iMac, che sicuramente vi sta affliggendo in questi giorni con i suoi spot pubblicitari diffusissimi.

Beh, giusto per dirvi quanto sono eccentrici quelli della Apple, riporto un paio di informazioni che ho tratto dalla stessa fonte dalla quale ho prelevato quella stravagante citata nell'articolo (cioè che l'iMac non ha un drive per floppy).

La fonte è Fortune magazine del 9/11/98, pagina 29.

Il design dell'iMac è opera di Jonathan Ive, ex progettista e designer di vasche da bagno (giuro). Ive ha consultato fabbricanti di caramelle trasparenti per trovare l'esatta semitrasparenza che desiderava. Siccome anche il mouse è semitrasparente, la pallina è blu e bianca perche così ci si può divertire a guardarla rotolare. Il colore verde-blu si chiama ufficialmente "Bondi blue" e prende nome da un paradiso dei surfisti in Australia.

Spero solo che abbiano trovato anche il tempo di metterci dentro, oltre a queste stravaganze estetiche, anche un po' di tecnologia che funziona (tuttava le prime recensioni dicono che l'iMac non è malvagio, ma neppure niente di eccezionale come prestazioni).

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/12

[IxT] Sciopero anti-TUT: aggiornamento (12 novembre 1998)

Il 20 ottobre c'e' stato uno "sciopero" organizzato dal movimento "Notut" che propone di abolire la tariffa urbana a tempo per facilitare la diffusione di Internet in Italia.

Gli aderenti, secondo i dati fornitimi dal movimento in una comunicazione personale (come tutti gli altri che cito qui), sono stimati in 5.000.

Non credo che una partecipazione di questo livello possa considerarsi un "successo". Sui circa 2 milioni di utenti italiani, significa un'adesione dello 0,25%. Ha aderito un utente su 400.

A proposito del mio sospetto di sfruttamento commerciale del clamore intorno alla manifestazione, dovuto alla presenza dei banner pubblicitari di Microsoft sul sito Notut, gli organizzatori dichiarano che servono soltanto per rientrare delle "spese".

Quali sono le "spese" per un'iniziativa del genere, se avviata con intenti amatoriali? Le pagine Web sono gratuite. Non vedo la necessità di avere sponsor (anche per una questione di stile).

Il movimento conferma di _non_ avere in programma per ora iniziative a favore dei "veri sfigati" di Internet in Italia, che non sono certo quelli che si collegano a tariffa urbana (e che invece sarebbero agevolati ulteriormente se fossero accettate le proposte anti-TUT), ma sono coloro che si devono collegare in interurbana.

Per metterla in altre parole: il movimento Notut mira esplicitamente a favorire gli utenti già favoriti e ignora quelli più danneggiati.

Un utente Internet in rete urbana paga al massimo 2500 lire l'ora, un utente in interurbana fino a _25.000_.

Inoltre il movimento Notut, che sostiene di avere delle spese per la propria campagna, evidentemente spende male i propri fondi, dato che piglia delle cantonate mica male.

[OK, anch'io le prendo, per mia stessa ammissione, ma la mia mailing list è _gratuita_. Il tempo che dedico alla mailing list "Internet per tutti" è tempo che tolgo al lavoro e alla famiglia. Non sono pagato per quello che faccio; loro sì. Mi pare una differenza fondamentale]

Infatti in un messaggio pubblico del 9 novembre della mailing list Notut leggo:

[begin quote]

Ma l'aumento del 22% è stato fatto o no? alcuni di voi mi hanno posto questa domanda, cui rispondo qui perché credo sia una questione di interesse generale. al 90% la risposta è negativa, perché telefonando, ad esempio, al 1400 della Telecom (il servizio di informazioni automatico) il costo dello scatto è ancora dato a 127 lire IVA esclusa. Tuttavia non mi sento di dare un'assicurazione totale in merito, perché visto che si tratta di Telecom sarebbe un suicidio.

[end quote]

Ma scusate, fate una campagna (sponsorizzata e remunerata) contro la TUT e poi chiedete informazioni ai lettori su una cosa fondamentale come il costo dello scatto? Mi sembra quanto meno dilettantesco.

Peggio ancora, nel resto del messaggio si insinua che Telecom possa aver introdotto "di nascosto" l'aumento del costo dello scatto. Questo è terrorismo giornalistico.

Privatizzazione o meno, le tariffe Telecom sono ancora decise dal governo. Se non vengono pubblicate in Gazzetta Ufficiale, non possono essere adottate. Questo lo sa chiunque si occupi seriamente di telefonia.

In ogni caso basta fare un giro in Rete e sfogliare i giornali: il Sole 24 Ore (30/10 13:45) dice che il parere sull'aumento proposto da Telecom per le chiamate urbane verrà dato dall'autorità per le telecomunicazioni "entro il 20 novembre". Solo dopo questo parere, ammesso che sia favorevole, si può pensare alla pubblicazione in Gazzetta, e solo dopo la pubblicazione in GU si può applicare la tariffa.

Punto e basta.

Inoltre Repubblica, presso

http://www.repubblica.it/online/tecnologie/interurb/cheli/cheli.html

l'11 novembre 1998 dice:

Ferme le telefonate urbane; sconto su interurbane e internazionali. La manovra tariffaria dell'Authority per le comunicazioni sarà all'insegna del buonismo nei confronti degli utenti. La prima tappa del ribilanciamento - che scatterà a fine mese ma entrerà in vigore all'inizio del 1999 - vedrà quindi scendere un piatto della bilancia (il prezzo delle chiamate di lunga distanza) senza per ora far salire l'altro piatto (quello con le chiamate locali). Il rincaro delle urbane è però soltanto rimandato: nelle prossime due tappe del ribilanciamento, a febbraio e a luglio del 1999, infatti, l'Authority avrà a disposizione maggiori elementi per decidere di quanto far lievitare le urbane, che rappresentano i tre quarti del traffico totale di Telecom.

Chiaro, non vi pare?

Seconda cantonata: sempre il 9 novembre e sempre nella mailing list Notut, il movimento si scusa perché nel testo del messaggio da mandare al "ministero delle Telecomunicazioni" c'e' il nome di Maccanico, che tutti sanno non essere più ministro.

Il nuovo ministro si chiama Cardinale. Basterebbe leggere i giornali per evitare questi semplici errori. Mi sembra ancora più dilettantesco.

Insomma, per finirla con la storia della Notut: come tante cose in Italia, un concetto nobile (ridurre i costi di accesso a Internet per facilitarne la diffusione e mettere l'Italia su un piano competitivo rispetto agli altri paesi europei) viene gestito maldestramente, traviato e distorto.

Il risultato è che il concetto finisce per essere considerato ridicolo dall'opinione pubblica perché è ridicolo il comportamento di chi lo promuove.

A proposito di facilitare Internet: la TIN ora offre l'accesso a tariffa urbana su tutto il territorio nazionale grazie ai numeri 147-8 (lo stesso può fare, se lo vuole, qualsiasi altro provider). Quindi parte delle mie proposte, citate nel mio precedente articolo sull'argomento, è già realtà.

Maggiori informazioni presso http://pop.tin.it.

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

1998/11/10

[IxT] MP3: ho preso una cantonata (10 novembre 1998)

In tutta sincerità: mi sono fidato troppo e ho preso una cantonata.

Ho alcune attenuanti, ma devo rettificare un mio articolo precedente.

Mi scuso e spero che la mia esperienza negativa possa esservi utile.

Mi riferisco all'articolo sull'MPEG4 che ho pubblicato di recente. In sostanza avevo attinto a due fonti: una che ritenevo senza dubbio autorevole (il Sole 24 Ore) e una pescata nel mare di Internet (www.raum.com), che però aveva tutti i crismi della serietà e completezza. Ciononostante ho pubblicato delle informazioni sbagliate.

Ho detto che esiste uno standard MPEG3, ma in realtà questa è una denominazione errata, anche se parecchio diffusa. I file audio MP3 sono in realtà scritti secondo lo standard MPEG1 Audio Layer 3.

Di questa inesattezza ho colpa solo io.

Per quanto riguarda le prestazioni promesse da MPEG4, quello che ho scritto è tutto da ridimensionare. Sono stato contattato da un lettore molto competente che mi ha segnalato che ero stato tratto in inganno dalle mie fonti e mi ha consigliato fonti più affidabili, che vi giro volentieri:

http://www.cselt.it/mpeg 

http://www.mpeg.org/ 

http://garuda.imag.fr/MPEG4/

Anche la data di pubblicazione dello standard è da aggiornare: si parla di febbraio 1999 anziché novembre di quest'anno.

Il codice sorgente di cui parlavo, inoltre, è disponibile soltanto agli addetti ai lavori. Peccato.

In sintesi: MPEG4 sarà un'evoluzione nei sistemi di compressione audio-video, ma non offrirà quel salto di qualità che traspariva dal mio articolo. Salvo sorprese!

Come si prende una cantonata

Proprio io che vado raccomandando tutti il motto fondamentale di Internet ("Don't believe everything you read on the Net", non credere a tutto quello che leggi in Rete) abbocco a una bufala?

Sì. A parte il fatto che la mia qualifica ufficiale in Rete è "massimo inesperto di Internet", mica "so tutto io", quando raccolgo informazioni per un libro o per un articolo, è mia abitudine avere almeno due fonti indipendenti per ogni concetto. Anche stavolta ho seguito questa norma fondamentale, attingendo al Sole 24 Ore (che ha pubblicato un articolo che mi ha ispirato a compiere le mie ricerche sull'argomento) e cercando conferme in Rete.

Il sito www.raum.com, che è una biblioteca di software per MP3, mi è sembrato, per presentazione e contenuti, completo e affidabile. Purtroppo contenenva un miscuglio di informazioni vere e di stupidaggini clamorose. Non essendo un superesperto del settore, mi sono fidato.

Dato che il Sole 24 Ore ha pubblicato informazioni sostanzialmente simili alle mie e quelle di www.raum.com, si direbbe che il Sole 24 Ore abbia preso la mia stessa cantonata.

Il che mi consola non poco, visto che almeno ho un dignitoso compagno di sventura.

Per concludere: mi dispiace di aver contribuito al mare di inesattezze, incompetenze, bugie e stupidaggini che girano in Rete (non pensate che i giornali ne siano immuni, comunque -- ricordate il Batman erotico?) e non me ne vogliano i lettori che hanno diffuso il mio articolo ai newsgroup di settore.

Beh, l'articolo era firmato da me e la figuraccia la faccio io e soltanto io. Sorry!

 

Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.

Pagine per dispositivi mobili