Questo articolo era stato pubblicato inizialmente su Wired.it, dove non è più disponibile, per cui lo ripubblico qui.
I conservanti che ingeriamo avrebbero un effetto collaterale tanto inaspettato quanto inquietante: impedirebbero la decomposizione dei cadaveri, causando intasamenti nei cimiteri. Almeno così sostengono articoli e post di blogger circolanti in Rete, che citano vari addetti ai lavori a conferma di questa tesi.
Per esempio, Psichesoma.com la attribuisce a un "collega anatomopatologo", rigorosamente anonimo, secondo il quale "i cimiteri dei piccoli comuni da qualche anno stanno avendo problemi di mancanza di loculi" perché "quando riesumano le salme per trasferirle nell'ossario le trovano ancora tutte intere", grazie al fatto che "da una quarantina di anni mangiamo cibi pieni di conservanti e questi rimangono nel nostro corpo e conservano anche noi oltre che i cibi." Brrr.
La storia viene ampiamente ripresa nella blogosfera, per esempio presso Biospazio.it, Express-news.it, Agorà Magazine e in tanti altri siti e blog.
La tesi circola anche all'estero, citando sempre fonti specialistiche ma anonime, come "un amico che aveva un compagno di classe che era il figlio di un impresario di pompe funebri" (blog del professore di psicologia Seth Roberts, ripreso e amplificato dal seguitissimo BoingBoing.net).
Sfogliando i siti che citano questa tesi si nota un elemento ricorrente: quasi tutti hanno propensioni ambientaliste e concludono il proprio racconto con la raccomandazione di tornare a mangiare biologico per scongiurare questa conservazione innaturale.
Il sospetto, insomma, è che la storia venga amplificata e propagata soprattutto perché corrisponde a una specifica visione del mondo e conferma un pregiudizio emotivo classico delle bufale: la paura delle sostanze sconosciute e l'inquietudine per l'uso e l'abuso di conservanti, che in questo caso assumono una connotazione mitica e macabra.
Il messaggio di fondo della storia che viene diffusa è che i conservanti fanno talmente male che causano effetti contro natura persino dopo la morte, quindi sono diabolici. Il preconcetto e il peso emotivo della storia fanno mettere da parte la prudenza e il raziocinio e inducono a disseminare l'allarme senza porsi la domanda fondamentale: è vero?
Tutte le fonti di questa storia citano specialisti, ma non ne fanno i nomi. Non includono riferimenti adarticoli di letteratura medica o a dati statistici sulla conservazione dei cadaveri. In altre parole, la storia non ha alcuna conferma autorevole. Inoltre se ci fosse stata una drastica variazione nella velocità di decomposizione dei corpi la letteratura medica ne dovrebbe parlare, specificamente nel settore della medicina legale. Le mie ricerche negli archivi, tuttavia, non hanno trovato nulla. Anche siti specialistici come Funerali.org non riportano questioni riguardanti i conservanti alimentari.
Inoltre ci sono luoghi, come la Outdoor Research Facility del Forensic Anthropology Center della University of Tennessee, dove dal 1981 gli specialisti imparano il macabro mestiere dell'analisi di cadaveri lavorando direttamente sul campo nel senso più letterale: i corpi di persone che hanno dato apposite disposizioni testamentarie vengono collocati in varie condizioni in un terreno protetto e lasciati a decomporre affinché possano essere studiati da chi fa medicina legale per le forze di polizia e per addestrare i cani poliziotto (pensateci la prossima volta che vi lamentate del vostro lavoro). Non risulta che vi siano problemi di eccessiva o alterata conservazione.
Anche le leggi italiane in materia (per esempio il DPR 285/1990, in particolare all'articolo 82 che definisce i tempi normali di mineralizzazione dei cadaveri, o la circolare 10/98 del Ministero della Sanità) non sembrano indicare problemi di questo genere.
C'è un altro aspetto che suggerisce che si tratti di una leggenda metropolitana: la stessa storia ricorre in varie forme da decenni. Per esempio, il celebre sito antibufala Snopes.com cita la diceria che già durante la guerra del Vietnam (terminata nel 1975) i corpi dei soldati americani si decomponevano più lentamente di quelli vietnamiti a causa dell'abbondanza di conservanti nella dieta americana. E c'è una conferma al contrario: quella del Weekly World News, pubblicazione-cult nel settore delle notizie inventate, che nel numero del 7 maggio 1991 include un articolo (mostrato nell'immagine qui sopra) che parla proprio della dieta-spazzatura americana che mantiene "freschi come fiori" i cadaveri statunitensi, lamentando il conseguente disagio occupazionale degli impresari di pompe funebri, che non vengono più chiamati a imbalsamare i defunti. E se lo dice il Weekly World News, state sicuri che gatta ci cova.
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