2017/02/03

Truffatore incastrato dai dati del pacemaker

Ultimo aggiornamento: 2017/02/07 15:20.

A settembre scorso Ross Compton, un cinquantanovenne dell’Ohio, ha chiamato i servizi d’emergenza perché la sua casa era in fiamme: è riuscito a mettere in salvo alcuni effetti personali mettendoli dentro delle valigie, che ha scagliato fuori dalla finestra e poi ha trascinato fino alla propria automobile. Anche se l’incendio ha provocato circa 400.000 dollari di danni, non ha causato vittime. Una storia a lieto fine, insomma, ma che c’entra con l’informatica?

C’entra perché c’è un seguito molto particolare: gli inquirenti, infatti, hanno notato che c’erano delle anomalie nell’incendio e delle contraddizioni nelle dichiarazioni del signor Compton. Così hanno chiesto e ottenuto un mandato per accedere ai dati di un testimone molto inconsueto: il pacemaker dell'uomo. Il cinquantanovenne è infatti cardiopatico ed ha impiantato nel proprio corpo un dispositivo per la regolazione del ritmo cardiaco, che ha una memoria cronologica digitale il cui contenuto è scaricabile.

I dati richiesti dagli inquirenti, cioè il numero di pulsazioni, le attivazioni del pacemaker e i ritmi cardiaci prima, durante e dopo l’incendio, hanno così incastrato l’uomo, che è stato poi incriminato per incendio doloso e frode assicurativa usando questi dati come “elemento probatorio chiave”.

Sull’incriminazione hanno pesato non poco anche altri dettagli, come la presenza di benzina sulle scarpe e sugli indumenti dell’uomo e il fatto che l’incendio aveva avuto più di un punto d’innesco, ma sono stati i dati digitali ad avere un ruolo di spicco nelle indagini e nella successiva incriminazione.

Le pulsazioni cardiache, infatti, sono un chiaro indicatore dello stato emotivo in condizioni del genere: chi appicca un incendio volontariamente ha infatti emozioni ben diverse da chi si accorge a sorpresa di avere un rogo in casa. E il battito del cuore, rilevato anche da dispositivi esterni, come gli smartwatch e i braccialetti di fitness che vanno così di moda oggi, può essere molto rivelatore in tante altre situazioni, anche molto personali, come un incontro amoroso.

C’è anche il problema dello sfruttamento commerciale di questi dati, per esempio se una compagnia assicurativa decide di aumentare il premio di una polizza sulla salute perché ha rilevato scarsa attività fisica e irregolarità nei ritmi cardiaci. Conviene insomma imparare a disattivare le funzioni di raccolta di dati di questi oggetti informatici, in modo che facciano quello che vogliamo noi e non quello che vuole qualcun altro.

Di fronte a storie come questa viene da chiedersi quanti alibi, quanti reati e quante scappatelle verranno smascherati nei prossimi anni grazie ai dispositivi digitali che indossiamo e che raccolgono dati senza che ci pensiamo. Gli inquirenti hanno insomma a disposizione un nuovo strumento d’indagine, che renderà più difficile la vita dei malfattori: ma potrebbe complicarla anche a chi ha ragioni innocenti per tenere segreta una storia d’amore e non sa di essere tradito dal dispositivo che ha al polso.


Fonti: NetworkWorld, WLWT5, MyDaytonDailyNews, WCPO, Journal-News.com.

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