Ultimo aggiornamento: 2022/11/04 12:35. Questo articolo è disponibile anche in versione podcast audio.
Elon Musk, la persona più ricca del pianeta, con oltre 112 milioni di follower su Twitter, ha finalmente concluso la burrascosa e litigiosa trattativa per l’acquisto di questo social network al prezzo di 44 miliardi di dollari, e lo ha fatto nell’ultimo giorno utile prima della scadenza imposta dai tribunali.
Intorno a questa vicenda girano moltissime indiscrezioni e anche vere e proprie fake news, e molti utenti si stanno chiedendo come cambieranno le cose con la nuova gestione.
Musk stesso non ha contribuito a fare chiarezza, pubblicando tweet ambigui che
spesso sono stati interpretati come direttive o decisioni già prese e in
vigore. Ma va ricordato che quello che vale, all’atto pratico, è
principalmente il contenuto dei
Termini di Servizio, dell’informativa sulla privacy
e delle
Norme di Twitter, che fra l’altro variano a seconda
di dove risiede l’utente (per esempio in Europa oppure negli Stati Uniti) ma
sono ancora ferme alla data del 10 giugno scorso. Lo ha anche ribadito Musk
stesso in un
tweet.
Valgono anche i documenti legali depositati presso la SEC (la Securities and Exchange Commission) del governo statunitense, che indicano che ora Musk è amministratore unico dell’azienda e che gli amministratori delegati precedenti sono stati tutti estromessi. Questi documenti registrano il fatto che il secondo investitore più importante in Twitter è il principe saudita Alwaleed bin Talal bin Abdulaziz Al Saud insieme alla Kingdom Holding Company.
Si sa anche che alcuni inserzionisti molto importanti, come Ford e General Motors, hanno già sospeso gli investimenti pubblicitari su Twitter in attesa di vedere quali cambiamenti verranno introdotti da Elon Musk.
2022/11/03: agli inserzionisti in pausa si sarebbero aggiunti anche L’Oreal, secondo il Financial Times (ma l’azienda smentisce), e General Mills, Mondelez International (Oreo), Pfizer e Audi, secondo il Wall Street Journal.
Molti addetti ai lavori, infatti, temono che le idee di Musk sulla libertà pressoché assoluta di opinione possano alterare le regole di moderazione di Twitter, che secondo Musk in passato ha “censurato la libertà di espressione” e quindi facilitare i disseminatori di odio e di propaganda politica.
Ma al tempo stesso si sa che Musk ha incontrato il commissario europeo Thierry Breton per parlare della normativa Digital Services Act dell’Unione Europea [ne avevamo parlato a luglio scorso insieme al collega Francesco Gabaglio]. Questa normativa penalizza i social network se non rimuovono contenuti ritenuti illegali, compresi quelli espliciti e le minacce di violenza, e dai loro colloqui è emersa una dichiarazione congiunta piuttosto rassicurante; inoltre Musk ha pubblicato una lettera aperta agli inserzionisti, rassicurandoli che Twitter non diventerà “un panorama infernale di tutti contro tutti”.
Insomma, per ora le ipotesi secondo le quali Twitter diventerebbe un Far West nel quale si può dire e fare di tutto senza alcuna moderazione e si possono amplificare odi, discriminazioni e razzismi non hanno una base concreta, anche se è giusto vigilare affinché questo non accada, perché Twitter è un social network relativamente piccolo, con circa 240 milioni di utenti attivi giornalieri, una bazzecola rispetto ai quasi quattro miliardi di Meta*, ma i suoi utenti di spicco hanno un peso mediatico considerevole, come dimostrato per esempio dall’eco dei tweet dell’ex presidente statunitense Donald Trump, citatissimi dalla stampa. Trump, fra l’altro, è stato bandito dalla piattaforma a causa del rischio – spiega Twitter – di “ulteriore istigazione alla violenza” dopo gli eventi del 6 gennaio 2021.
* Correzione: il dato degli utenti di Meta è mensile e quindi è sbagliato confrontarlo con quello giornaliero di Twitter. Il dato mensile di Twitter per il 2022 è 450 milioni secondo Businessofapps e Demandsage (che indica che i monetizzabili mensili o mDAU sono circa 238 milioni, cifra confermata da Statista).
In attesa di vedere che aria tirerà davvero in casa Twitter, circolano molte
ipotesi e congetture: per esempio, Musk
sembra voler far
pagare un canone mensile
agli utenti per avere il bollino di autenticazione e per ridurre la quantità
di pubblicità, ma non è chiaro se i suoi tweet in proposito siano seri o meno.
Al momento l’autenticazione su Twitter è esattamente come era prima, ossia
gratuita, e non ci sono cambiamenti sanciti ufficialmente.
Molti utenti si stanno interrogando su cosa fare qualora Twitter diventasse il canale comunicativo preferito di hater e disinformatori di ogni genere grazie alle nuove politiche dell’era Musk. C’è chi ha già deciso di chiudere il proprio account preventivamente, e c’è chi si sta ponendo il dubbio etico di quale sia il male minore: restare in un Far West e tentare di portarvi qualche parola di realtà e buon senso, per evitare che diventi una cassa di risonanza solo per gli odiatori, oppure abbandonare quegli odiatori al loro destino e provare a costruire altrove una comunità di dialogo più sereno, costruttivo e moderato. Per chi ha centinaia di migliaia o milioni di follower, e magari ha anche dei contratti pubblicitari legati ai propri tweet, la scelta non è delle più facili.
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Intanto, però, la gestione Musk è partita subito con un grosso inciampo, commesso proprio da Elon Musk. Pochi giorni fa Paul Pelosi, marito della Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, è stato attaccato da un uomo che si è introdotto nella casa dei coniugi e lo ha ferito molto gravemente con un martello mentre gridava “Dov’è Nancy?”. L’aggressore, colto sul fatto dalla polizia accorsa sul posto e successivamente arrestato, aveva lasciato sui social network una lunga scia di tesi di complotto di estrema destra, di negazionismo dell’Olocausto e di accuse di pedofilia organizzata rivolte a vari membri del partito democratico.
L’aggressione era insomma chiaramente motivata politicamente, ma Elon Musk ha scelto di commentarla condividendo con i suoi 112 milioni di follower, sul social network che ora è di sua proprietà, la tesi di complotto delirante pubblicata da un sito notoriamente dedito alla fabbricazione di fake news, il Santa Monica Observer, che sosteneva senza la minima prova che l’ottantaduenne Paul Pelosi fosse stato ubriaco e che avesse avuto una colluttazione con l’uomo per motivi legati a prestazioni sessuali a pagamento [il tweet di Musk: “There is a tiny possibility there might be more to this story than meets the eye” seguito da un link alla tesi sul Santa Monica Observer].
Musk ha rimosso il tweet qualche ora dopo, ma nel frattempo la demenziale tesi di complotto ha ricevuto da lui un’amplificazione enorme (e Musk ci ha pure scherzato su). Se questo è l’approccio alla moderazione dei contenuti che offrirà d’ora in poi Twitter, non sarà facile recuperare quei 44 miliardi di dollari, con o senza canone mensile.
Fonti aggiuntive: BBC, Ars Technica, The Guardian, Business Insider, Reuters, Ars Technica, The Guardian.
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