English abstractSeveral pictures of the September 11 terrorist attack at the World Trade Center seem to show, in the billowing smoke, the face of the devil.
These pictures are not fakes: they have not been altered digitally to produce the "face". Rather, the human brain is designed to try to pick out familar patterns even when there are none, so the viewer instinctively tends to "find" an extremely familiar pattern, such as a face, in any patternless image, such as billowing smoke. A typical example of this incorrect pattern recognition is the "face in the Moon" illusion. The game of finding shapes in clouds and the well-known Rorschach test (asking a patient to "recognize" shapes in random ink blotches) are other examples.
The innate tendency to impose a pattern on random shapes is known as pareidolia. Coupled with religious beliefs, this leads to the frequent "sighting" of religious symbols in smoke, clouds, patterns in tortillas and in the skin of animals, features of the landscape, and stains on walls (even pieces of burnt toast).
This has nothing to do with ignorance or lack of sophistication: it's a deeply instinctive process, one of the many clever optical tricks that the brain performs in an attempt to make sense of what the eyes see.
Il testo dell'appello
In realtà più che di un testo si tratta di una serie di immagini ampiamente diffuse su Internet. Sono fotogrammi tratti dalle terribili riprese dell'attentato dell'11 settembre 2001 al World Trade Center. Alcuni di questi fotogrammi, si dice, mostrano inequivocabilmente il volto del demonio fra le volute di fumo causate dall'attacco.
Uno dei fotogrammi è tratto da un filmato della CNN:
Lo vedete? Il presunto volto demoniaco è nella zona inferiore della nube di fuoco e fumo, davanti alla facciata dell'edificio rivolta verso l'osservatore. È evidenziato qui sotto per chiarezza, caso mai non lo trovaste.
Anche un'altra immagine, ripresa dal fotoreporter Mark D. Phillips (come dichiarato presso Stellarimages.com), mostra quelle che sembrano essere le fattezze di un volto, con un accenno di "corna" demoniache.
The source of this image is (C) 2001 by Mark D Phillips and is presented here for discussion purposes only. No copyright infringement is intended.
Al centro dell'immagine mostrata qui sotto, nella nuvola di fumo c'è un volto con la bocca spalancata in un grido di dolore.
C'è anche un'immagine del crollo di una delle torri gemelle che secondo alcuni mostra "il volto di Dio":
La cosa interessante è che le immagini sono autentiche e non sono state manipolate in alcun modo per creare i lineamenti dei volti.
Ho verificato personalmente che il volto compare per un istante nelle registrazioni delle dirette della CNN. Lo stesso volto, inoltre, appare in piccolo anche in un'altra foto, presa da una diversa angolazione, che ho trovato su Internet; questo sembra confermare ulteriormente l'autenticità del fotogramma.
L'immagine "demoniaca" scattata da Phillips è stata prodotta con una fotocamera digitale e quindi è priva di negativo: Phillips dichiara di non averla manipolata in alcun modo e che si tratta semplicemente uno dei tantissimi scatti fatti quel giorno. L'assenza di manipolazione è confermata dalla Olympus, società produttrice della fotocamera.
Insomma, le foto sono autentiche, e mostrano dei volti: del demonio o di Dio non si sa, ma comunque dei volti. Come è possibile?
Perché è una bufala
Si tratta di un fenomeno ben conosciuto a chi si occupa di percezione a livello scientifico e che ha un nome preciso: pareidolia, ossia la tendenza istintiva e automatica a trovare forme familiari in immagini disordinate.
Tutti abbiamo giocato da piccoli a trovare forme note nelle nuvole. Molti guardano la Luna e vi riconoscono un volto umano, anche se un'occhiata in un qualsiasi telescopio smonta immediatamente l'illusione. Da sempre raggruppiamo le stelle in costellazioni: la Croce del Sud è storta, ma si sembra lo stesso una croce; Cassiopea è solo vagamente a forma di W, ma la identifichiamo lo stesso come una W. Ci piace trovare ordine nel disordine, insomma.
Il nostro cervello è dotato di meccanismi innati e molto sofisticati per il riconoscimento delle forme. Sono meccanismi rivelatisi utilissimi per la sopravvivenza dei nostri antenati, quando era di vitale importanza, per esempio, capire se delle macchie irregolari nell'erba alta erano in realtà il contorno mimetizzato di una tigre affamata.
Riconoscere forme nascoste anche dove non c'erano era più vantaggioso che non vederle dove c'erano: per fare un esempio semiserio, chi non si accorgeva della tigre nascosta finiva mangiato, mentre chi la scorgeva anche dove non c'era faceva sì la figura del fifone, ma sopravviveva comunque per riprodursi. In altre parole, c'è stato un forte premio evolutivo per chi individuava regolarità nascoste nelle forme casuali e per chi errava per eccesso trovandole anche dove in realtà non c'erano. Ora il premio non c'è più, ma il meccanismo è rimasto.
Non stupisce, quindi, che ancor oggi abbiamo tutti una spiccata tendenza a "trovare" forme familiari quando guardiamo un oggetto in realtà irregolare: una nuvola, una macchia sul muro, il profilo di una collina, le venature del legno. Non ci possiamo fare niente: è un comportamento troppo istintivo.
Inoltre il volto umano è una delle forme familiari "predefinite" nel nostro cervello sin dalla nascita. I neonati non sono in grado di mettere a fuoco, eppure sono attratti subito da un viso, anche se è fortemente stilizzato. Noi internettari non abbiamo problemi a riconoscere un volto nelle cosiddette "faccine" o "emoticon", come questa (da guardare ruotando la propria testa a 90 gradi verso sinistra):
:-)
In sostanza, qualsiasi disposizione di macchie che assomigli vagamente a due occhi, un naso e una bocca viene istintivamente "riconosciuta" come un volto e salta subito all'occhio. Per questo ci pare di scorgere un volto nelle foto mostrate sopra. Ma se le guardiamo da vicino, l'impressione scompare, proprio come quando guardiamo la Luna con un binocolo e la faccia dell'Uomo nella Luna svanisce.
Ma come mai così tanti "volti" proprio nelle foto dell'11 settembre? Semplice. Gli attacchi terroristici di quel terribile giorno sono fra gli eventi in assoluto più fotografati della storia. Esistono decine di migliaia di fotogrammi di filmati e di fotografie che ritraggono ogni istante di quella tragedia. Il campione di immagini di nubi di fumo a disposizione per ricercare forme familiari, insomma, è vastissimo. La stragrande maggioranza delle immagini non mostra alcuna forma riconoscibile (lo so, io stesso ne ho esaminate circa ottomila, raccolte su Internet). Le immagini contenenti "volti" sono soltanto una manciata in questo mare di fotogrammi, per cui in realtà siamo nella media.
Se facessimo altrettante foto alle volute di fumo di un incendio o di un'eruzione vulcanica, ne troveremmo prima o poi qualcuna contenente una disposizione di macchie simili a un volto. Ma ovviamente a nessuno passa per la testa di fare migliaia di foto a una nube di fumo e guardarle una per una, mentre nel caso dell'11 settembre quelle volute di fumo e fuoco sono state fotografate e viste, e con intensissima emozione, da milioni di persone migliaia di volte.
Inoltre non va trascurato il potere della suggestione. Una volta che ci viene suggerita la presenza di una forma familiare in un'immagine, ci viene spontaneo dire "sì, è vero, la riconosco", anche se di primo acchito non l'avevamo scorta.
Per esempio, guardate ancora la prima immagine, quella tratta dal filmato della CNN: il "volto del demonio" l'avete probabilmente visto subito, ma vi siete accorti che ci sono anche il corpo accucciato, la coda e una falce, con tanto di mano che la impugna?
Ora che ve l'ho suggerito, le vedete, vero? E le vedete anche nell'immagine originale, senza l'ausilio del contorno giallo.
Oppure guardate quest'altra immagine: scorgete anche voi la figura dell'angelo ad ali aperte? O è un cavallo alato che sta spiccando il volo?
Ma perché vediamo volti di diavoli e angeli? E' comprensibile che un volto che compare in una nuvola o in una macchia sul muro venga interpretato come un segno prodotto da un'entità soprannaturale: di conseguenza, queste forme in realtà abbastanza vaghe vengono sovente "identificate" come Dio, la Madonna o il demonio, a seconda della situazione e della religione, ma mai come ritratti di Che Guevara o di Pippo Baudo, per esempio.
In un evento così carico di significato tragico come gli attentati dell'11 settembre è comprensibile che si ricerchino segnali mistici. Una voluta di fumo che somiglia vagamente a un viso viene "identificata" come il volto del demonio, perché gli attentati sono il simbolo del male e quindi chi è religioso si aspetta, in un certo senso, lo zampino di Satana. Altri "riconoscono" in quella macchia il viso di Osama bin Laden. Un'altra voluta di fumo viene "identificata" come il volto di Dio perché ha un'espressione neutra e quindi serena, confacente a una divinità.
Insomma, ognuno vede in quelle volute di fumo quello che vuole vedere: e quasi sempre vuole vedere un segno religioso. Eppure sarebbero altrettanto "riconoscibili", in quelle stesse volute di fumo, altre forme ben conosciute. Permettetemi di mostrarvi un controesperimento.
Nel fotogramma della CNN, sopra la "testa" c'è chiaramente una sorta di corno verticale, e il corpo del "demonio" è molto tondeggiante, con arti corti e cicciottelli. E' una descrizione che ha molti più punti di contatto con i Teletubbies che con il demonio.
Potrebbe anche trattarsi del logo di Napster: le "corna" sarebbero in realtà orecchie.
Perché non riconosciamo i Teletubby o Napster, e anzi il suggerimento sembra addirittura di cattivo gusto? Perché in una scena tragica non ci aspettiamo simboli allegri o commerciali. Dal punto di vista emotivo, stonano completamente.
È emotivamente molto più calzante suggerire la presenza di Dio o del diavolo, che dà una parvenza di senso a un gesto insensato. Ci permette di pensare che non sia stato un essere umano a concepire un piano così spietato e che Dio sia comunque presente ad occuparsi delle anime delle vittime. E' un pensiero fortemente consolatorio.
In altre parole, anche qui vediamo ciò che i nostri sentimenti e pregiudizi desiderano vedere. E questo è uno dei meccanismi più classici alla base delle bufale.
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