News.com segnala che sono stati desegretati alcuni documenti del caso Indymedia, che a fine 2004 fece scalpore perché risultava che l'FBI aveva eseguito un sequestro di un server in Inghilterra, su richiesta italiana, e che Indymedia non era stata avvisata di nulla.
Un documento parzialmente censurato rivela che erano stati chiesti soltanto alcuni file di log specifici. Invece Rackspace ha consegnato l'intero disco rigido, mettendo offline il server e oscurando oltre 20 siti di Indymedia per una settimana. Rackspace si era difesa dicendo che l'ordine era di consegnare l'"hardware" del suo cliente.
Ma il documento dice diversamente, e ora Rackspace dice che si è trattato di un errore di un suo dipendente, che ha usato la parola "hardware" a sproposito. Secondo la Electronic Frontier Foundation, che ha ottenuto la desegretazione, Rackspace ha dato all'FBI molto più di quanto fosse legalmente tenuta a dare: "è come se venisse dato un ordine del tribunale che chiede un documento custodito in un magazzino e invece di consegnare quel documento venisse consegnato l'intero magazzino".
Il caso Indymedia, insomma, è stato gestito in maniera decisamente pesante e poco corretta. Il documento è un PDF censurato, ma stavolta la censura è stata fatta come si deve, per cui non è "smascherabile" come in altri casi recenti. Dal documento risulta comunque inequivocabile l'origine italiana della richiesta.
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