Nella puntata di stamattina del Disinformatico (RSI Rete Tre, ore 11) parliamo della diffida di Youtube agli utenti: i video non si devono scaricare e conservare, è questione di diritto d'autore e di contratto, come raccontato da Punto Informatico. Abbastanza ironico, detto da un sito che ha tratto gran parte della propria fortuna commerciale dalla pubblicazione di spezzoni di programmi e film altrui. Oltretutto, visto che le funzioni di scaricamento dei video sono direttamente integrate in molti browser (Safari, per esempio), sarà molto difficile vietarne l'utilizzo o bandire i programmi che consentono di salvare i filmati.
E se volete un esempio forte dei motivi per cui a volte è buona cosa registrare e conservare i video di Youtube e affini, guardate questo video che mostra uno studente della UCLA che viene colpito ripetutamente con le scosse elettriche del Taser dagli addetti alla sicurezza della biblioteca universitaria, persino quando è già ammanettato e a terra, semplicemente perché non aveva la tessera di riconoscimento dell'università.
Senza questo video, sarebbe una questione di "la mia parola contro la tua", un'accozzaglia di testimonianze magari contraddittorie: grazie agli onnipresenti e spesso contestati telefonini con telecamera, invece, abbiamo filmati che permettono di ricostruire chiaramente la dinamica degli eventi, che risulta molto imbarazzante per gli addetti alla sicurezza, come descritto qui (in inglese). E se gli utenti se lo salvano sul proprio computer, si evita il rischio che qualcuno a cui il video dà fastidio lo faccia sparire.
Per quanto riguarda la bufala della settimana, è a tema storico: molti pensano che Internet sia nata da un progetto militare per realizzare una rete di comunicazioni a prova di attacco nucleare, ma non è così. Internet nacque nei primi anni Sessanta come progetto per interconnettere i grandi computer delle università statunitensi. Fu soltanto in seguito, sulla base di un articolo intitolato "On Distributed Communications Networks" di Paul Baran, che descriveva la struttura della rete accademica e segnalava il potenziale militare della sua struttura distribuita, che nacque l'interesse del Dipartimento della Difesa statunitense.
Il tema principale della puntata è anch'esso storico: l'occasione dei sedici anni di Web fa da spunto per una carrellata di momenti clou della nascita della Rete, che è cosa ben differente dal Web. Ecco alcuni dei momenti citati nel programma:
- 1962: J.C.R. Licklider e W. Clark, dell’MIT, pubblicano l’articolo "On-Line Man Computer Communication", che getta le basi di una rete, chiamata ambiziosamente Galactic Network (“rete galattica”).
- 1969: il 20 ottobre viene effettuato il primo login remoto fra due computer. Il professor Leonard Kleinrock, considerato da molti il padre di Internet, riesce a far dialogare il proprio computer alla University of California di Los Angeles con un altro computer in un centro di ricerca separato, a Stanford, vicino a San Francisco. Pochi istanti dopo l'invio del messaggio (costituito in tutto da due lettere), il computer va in crash. Più tardi, quello stesso giorno, viene stabilito un login completo e corretto.
- 1971: a ottobre, Ray Tomlinson invia il primo vero e-mail su Internet (anche se la rete non ha ancora questo nome). Tomlinson sta giocherellando con SNDMSG, un programma che consente lo scambio di messaggi fra utenti dello stesso computer. Crea un metodo per scambiare file fra computer distinti, e successivamente migliora il metodo in modo da poter consentire anche l'invio di messaggi. Risale quindi a questo periodo il primo scambio di e-mail. Tomlinson non ricorda il contenuto del fatidico primo messaggio, perché non riteneva che si trattasse di un evento particolarmente importante.
- 1972: nasce la chiocciolina. L'e-mail non era prevista come funzione primaria della Rete, nata infatti per collegare fra loro i computer, non le persone. L'e-mail viene introdotta quasi per sbaglio, come accessorio. Bisogna scegliere un carattere che, nell'indirizzo di un utente, separi il nome dell'utente dal nome del computer presso il quale risiede; il già citato Ray Tomlinson nota la chiocciolina sulla tastiera della propria telescrivente, e nota che questo simbolo in inglese si legge "at", che significa "al valore di" ma anche "presso"; gli viene spontaneo pensare che sarebbe carino se gli indirizzi di e-mail fossero del tipo "utente presso computer", che in inglese è appunto "user AT computer". Ed è per questo che gli indirizzi di e-mail usano la chiocciolina.
- 1978: il 3 maggio viene inviato il primo e-mail classificabile come spam. Gary Thuerk, un venditore della DEC (un grosso calibro dell'informatica dell'epoca), invia indiscriminatamente a tutti gli utenti di Arpanet, una delle reti da cui poi nascerà Internet, l'invito a partecipare alla presentazione del nuovo computer della sua azienda. La reazione della comunità della Rete non si fa attendere: un coro di proteste quasi unanime, con l'eccezione di un giovane Richard Stallman (quello del software libero, della licenza GPL, e di GNU), che inizialmente non capisce perché ci si scaldi tanto.
Ed ecco qualche immagine di com'era Internet nel 1994 per la maggior parte dei comuni mortali.
Il Web in formato testo: il browser risiedeva sul computer remoto. Visualizzare immagini? Scaricare filmati? Manco per sogno.
Prima di Firefox, prima di Internet Explorer, il padrone della Rete era Netscape: grande emozione nel poter vedere da casa le immagini meteo dai satelliti (ottobre 1995):
E questa grafica ci sembrava fantasticamente evoluta (luglio 1995):
Prima ancora di Netscape, c'era però Mosaic:
E questo è il Web come lo vedeva nel 1993 il computer NeXTCube di Tim Berners-Lee, uno dei padri del Web insieme a Robert Caillau:
E qui vedete una copia della prima pagina Web (1991):
Una foto di Tim Berners-Lee:
E una di Robert Caillau (sullo schermo si vede il logo originale del WWW, costituito da tre lettere W sovrapposte e sfalsate):
La prima immagine pubblicata sul Web: il "gruppo musicale" del CERN, Les Horribles Cernettes (1992):
Per quanto riguarda invece il presente, ho ricordato due appelli-bufala che circolano in questi giorni e secondo i quali non bisogna assolutamente accettare comunicazioni da indirizzi come "redeimorti" o (in versione curiosamente ridotta) "redeirti", pena morte e devastazione del computer. Ripeto: sono bufale, come lo sono tutti gli allarmi di questo genere. Non è dall'indirizzo del mittente che si capisce se un messaggio è ostile o no: ci sono tecniche ben più sofisticate, e diffondere appelli contro indirizzi specifici rischia di creare un pericoloso senso di falsa sicurezza ("ah, questo non viene da 'redeimorti', quindi è sicuro"...).
Aggiornamento 2006/11/22: è disponibile il podcast della puntata.
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