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Non mi capita spesso di linkare una pagina di Playboy in questo blog, ma faccio volentieri un'eccezione per questa storia. A novembre del 1969, Alan Bean e Charles "Pete" Conrad sbarcarono sulla Luna, nella seconda missione lunare del programma Apollo, mentre Richard Gordon li attendeva in orbita.
Si capì subito che questa era una missione allegra. A differenza della storica frase di Neil Armstrong (il primo uomo a mettere piede sulla Luna), "E' un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l'umanità", il debutto di Conrad fu "Sarà stato piccolo per Neil, ma per me è bello lungo!" La battuta alludeva sia alla bassa statura dell'astronauta, sia a una scommessa fatta con Oriana Fallaci per dimostrarle che le parole degli astronauti non erano decise da un copione scritto dalla Nasa.
Ma a un certo punto, dopo circa due ore e mezza di passeggiata sulla superficie lunare, la missione prese una svolta strana e preoccupante. I due astronauti si misero a ridere così tanto che i controllori della missione temettero che Conrad e Bean fossero storditi da qualche problema all'ossigeno delle tute o dalla temuta "estasi spaziale" prodotta dallo stress e dalle condizioni estreme, sia fisiche sia psicologiche, nelle quali si trovavano.
Pete Conrad rivelò a
Playboy
nel 1994 la ragione delle risate. Sul polso della tuta avevano legata la
sequenza delle procedure da eseguire durante la missione: la
cuff checklist,
un quadernetto ad anelli costituito da fogli di carta plastificata ignifuga.
Soluzione rustica ma efficace. Qualche burlone aveva inserito delle fotocopie
delle Playmate (rigorosamente stampate su carta ignifuga) fra i fogli delle
istruzioni, dotandole di didascalie come
"Visto qualche collina o avvallamento interessante?" (Miss Settembre 1967, Angela Dorian) e
"Non dimenticare di descrivere le protuberanze" (Miss Dicembre 1969 1968, Cynthia Myers).
La storia è autentica: sul sito della Nasa trovate sia le registrazioni delle reazioni di Conrad e Bean, sia le immagini delle Playmate in questione, tratte dalle cuff checklist. Credo sia un caso più unico che raro di donne nude offerte intenzionalmente dal sito della Nasa, oltre che il primo episodio documentato di foto osé portate su un altro corpo celeste. Cosa faranno ora i puritani della Rete? Metteranno anche la Nasa nelle loro paranoiche liste nere?
Grazie a BoingBoing per aver segnalato questa chicca.
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