EMI: negozianti di musica online, o mi pagate, o mi tengo l'anticopia
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La casa discografica EMI ha suscitato speranze negli utenti ventilando l'ipotesi di vendere musica via Internet senza sistemi anticopia penalizzanti e inefficaci contro la pirateria, come raccontato di recente, anche in risposta all'appello anti-anticopia di Steve "Apple" Jobs. Sarebbe stata la prima major a farlo, a differenza delle etichette "minori" che vendono la propria musica senza lucchetti tramite siti come Emusic (che vanta 100 milioni di brani venduti).
Ma secondo Ars Technica, EMI ha cambiato radicalmente idea. O meglio, ha detto di essere disponibile a concedere la vendita dei brani dei propri artisti senza DRM a patto che i venditori le elargiscano un congruo anticipo. L'importo di quest'anticipo non è noto, ma è stato sufficiente a porre fine alle trattative con Apple, Microsoft, RealNetworks e Yahoo Music.
Un'altra ragione per il fallimento delle trattative è, stando sempre ad Ars Technica, la possibilità che la rivale Warner assorba la EMI (che è la piu' piccola delle major del disco). E la Warner ha già giurato fedeltà al DRM, costi quel che costi.
Il ragionamento che ha portato EMI a chiedere un anticipo a titolo di indennizzo contro il presunto rischio derivante dalla vendita di canzoni senza lucchetto è che tutto sommato la situazione attuale delle vendite online è soddisfacente per i discografici, anche se non lo è per gli utenti che si trovano obbligati a usare una specifica marca di lettore hardware o software per usare i brani lucchettati legalmente acquistati. Di conseguenza, ragiona EMI, se i consumatori vogliono canzoni senza lucchetti, dovranno accollarsi un costo maggiore.
Geniale. Prima si vende un prodotto menomato, poi si chiede al consumatore di pagare di più se vuole la versione intatta. Nel frattempo, i pirati della musica se la spassano, e i discografici stessi, come notava Jobs, sono i primi a distribuire versioni non lucchettate delle proprie canzoni tramite i CD presenti in tutti i negozi.
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