2007/08/07

Lunacomplottisti, tenetevi forte

In arrivo gli originali ad altissima risoluzione delle foto lunari


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I lunatici e i disinformati che credono che gli sbarchi umani sulla Luna siano stati una messinscena realizzata in studio hanno prosperato, creandosi un vero e proprio business della bufala, anche grazie al fatto che molte delle loro fantasiose teorie si basavano su versioni sgranate e di quarta mano delle fotografie degli sbarchi.

Le cose stanno per cambiare: la NASA e la Arizona State University stanno procedendo alla nuova scansione e alla pubblicazione delle foto lunari, partendo direttamente dalle pellicole originali e utilizzando una risoluzione mostruosa. Addio, quindi, pelucchi scambiati per lettere di riferimento della scenografia (foto qui accanto).

Questo non fermerà certo i lunacomplottisti, che s'inventeranno rapidamente qualcos'altro; anzi, probabilmente fornirà loro nuovi spunti per l'ennesima bordata di libri e DVD che faranno venire il torcibudella a chi sulla Luna c'è andato davvero per farlo ha rischiato la vita sedendosi in cima a un razzo di oltre 100 metri pieno d'idrogeno e ossigeno liquido, composto da "sei milioni di pezzi, tutti fabbricati dal subappaltatore che ha ha offerto il prezzo più basso", come disse Michael Collins dell'Apollo 11.

Le prime foto del progetto di scansione, che durerà tre anni e comprenderà 36.000 immagini, sono già disponibili su Internet: la versione scaricabile in massima qualità di ciascuna immagine è un TIFF da 1,3 gigabyte (la versione PNG definita "piccola" è di soli 28 megabyte; le foto panoramiche arrivano a 11,8 giga). Per fortuna le foto sono anche esplorabili senza scaricarle, con un sistema simile a Google Maps che si chiama Zoomify e si basa su Flash.

Le foto attualmente disponibili non sono state scattate dagli astronauti sul suolo lunare, ma provengono dalle fotocamere automatiche installate a bordo dei loro veicoli e riprendono la superficie dall'orbita lunare, a scopo di ricognizione: permettono di scorgere oggetti di almeno circa sei metri di diametro, e in alcune immagini anche di un solo metro di grandezza.

Le immagini scattate al suolo promettono di essere una festa per gli occhi. Da quasi quarant'anni, le pellicole originali esposte dagli astronauti giacciono a -18°C in un freezer al Johnson Space Center di Houston e per la prima volta vengono utilizzate per una scansione: tutte le scansioni viste finora, comprese quelle presenti sui siti della NASA, sono tratte da copie realizzate con sistemi analogici, con conseguente calo qualitativo.

Verranno conservate nelle scansioni anche le rigature e gli aloni prodotti dalla finissima polvere lunare che riuscì a introdursi nei caricatori delle pellicole. L'inventario è vasto: 600 foto su pellicola 35 mm, circa 20.000 foto su pellicola 60 mm (a colori e in bianco e nero), oltre 10.000 scatti delle fotocamere di mappatura e circa 4600 foto panoramiche. La scansione arriva a 200 pixel per millimetro nelle immagini in bianco e nero e a 100-120 pixel per millimetro nelle immagini a colori.

Le scansioni, oltre ad avere un indubbio fascino storico, saranno utili per chiarire un fenomeno poco conosciuto: le trasformazioni della superficie lunare. La Luna, infatti, non è affatto un sasso morto come potrebbe sembrare. Nel corso dei secoli sono stati visti più volte fugaci lampi di luce provenire dalla sua superficie: non sono gli abbaglianti delle astronavi Vogon che chiedono strada, ovviamente, ma la loro esatta natura non è nota. Qui ne vedete un esempio in un articolo dedicato a questi Transient Lunar Phenomena.

Il confronto fra le foto di quarant'anni fa e quelle attuali (e anche con quelle delle prossime missioni di ricognizione automatica) permetterà di capire anche quanti meteoriti colpiscono la Luna e quindi valutare meglio i rischi per gli astronauti che vi torneranno.

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