E adesso con chi ce la prenderemo?
Dal 27 giugno scorso, Bill Gates formalmente non lavora più per Microsoft. Il cinquantaduenne si è asciugato le lacrime con una banconota da mille dollari ed è andato a dedicarsi ad opere benefiche a tempo pieno, anche se rimane in Microsoft come presidente onorario e continuerà a partecipare ad alcuni progetti speciali.
Visto il momento storico, vale la pena di riproporre il video di autoparodia pieno di cameo di spicco, dedicato a questo abbandono, e di ricordare alcuni momenti buoni e meno buoni della carriera dello smanettone più ricco del mondo.
La sua lettera aperta agli hobbisti nel 1976 (in originale inglese e in italiano), in cui diceva perle poco lungimiranti come questa: "Chi può permettersi di svolgere gratuitamente un lavoro di qualità professionale? Quale hobbista può dedicare 3 anni-uomo alla programmazione, al debug, alla documentazione del prodotto e poi distribuirlo gratis?" Proviamo a chiederlo a Google. O alla stessa Microsoft, che distribuì gratis Internet Explorer, costato fantastiliardi, pur di conquistare il mercato dei browser.
C'è poi l'opposizione di Gates all'open source. "Se non si vogliono creare posti di lavoro o proprietà intellettuale, allora si tende a sviluppare l'open source. Non è una cosa che si fa durante la giornata come lavoro retribuito. Se vuoi darlo via, ci lavori di notte" disse in un discorso in Malesia riportato da Asia Computer Weekly nel 2004.
Poi c'è questa chicca da The Economist di gennaio 1988: "Bill Gates stima che entro il 1990, il 75-80% dei computer IBM compatibili verrà venduto insieme a OS/2". Sappiamo tutti com'è andata a finire.
Niente più spam entro due anni, promise zio Bill nel 2004 al forum economico di Davos. Abbiamo visto com'è andata: lo spam costituisce oggi più dell'80% di tutto il traffico di posta e gli spammer guadagnano tuttora cifre consistenti.
Nel 1995, Gates scrisse un libro di visione del futuro, The Road Ahead (La strada che porta al domani, nell'edizione italiana). Nella prima edizione, non c'era praticamente alcun riferimento a Internet, che già pure era una realtà in espansione esplosiva. Le edizioni successive riscrissero questa lacuna. Questo e l'affare Netscape/Internet Explorer sono sintomatici del fatto che Microsoft capì tardi che Internet era il futuro. A metà del 1995, Gates capì però l'errore e trasformò la strategia di Microsoft, mettendo Internet al centro di tutto, in un celeberrimo memo intitolato The Internet Tidal Wave.
Vogliamo parlare di sicurezza? Le iniziative come il Trustworthy Computing non sono riuscite a risolvere i problemi di sicurezza che affliggono gli utenti Windows. Nonostante il crescente numero di utenti di altri sistemi operativi, Windows resta il bersaglio preferito dei creatori di virus. Proposte come il Trusted Computing, con chip di sorveglianza dedicati che consentivano a terzi di decidere quale software era permesso all'utente utilizzare, hanno anzi scatenato la furia degli utenti.
Niente "effetto wow". Quand'è stata l'ultima volta che vi siete entusiasmati per un prodotto Microsoft? Certo l'azienda di zio Bill è brava a commercializzare e divulgare il software, ma quando si tratta di emozionare, sono altri a farlo (il delirio collettivo per l'iPhone è un esempio già diventato classico). Eppure annuncia idee incredibili come Photosynth (guardate questa demo e sbavate). Dove vanno a finire?
Il processo antitrust, con la testimonianza di Gates piena di "non ricordo" e di disquisizioni sul significato di parole come "noi" e "competere", e il suo dondolio (come in questo video, che parrebbe uno spezzone autentico della sua deposizione video durante il processo), fu il segnale che qualcosa era cambiato e la magia era in declino.
Una chicca che però si è rivelata fasulla è quella della famosa frase "640 K dovrebbero bastare per chiunque", da tutti attribuita a Gates, ma di cui nessuno sa dire quando o dove l'abbia detta. Lo sbufalamento è qui.
Chiudo questa parte con due parole: Microsoft Bob. Non dico altro. Windows Vista? E' troppo presto per giudicare. Ai posteri l'ardua sentenza.
Passiamo alle scelte astute. Nessuno può negare che le scelte di Gates gli abbiano fruttato economicamente abbastanza bene. Fu abbastanza perspicace da vedere, nei primi computer degli anni Settanta, la possibilità del personal computing e da crederci abbastanza da mollare Harvard per fondare la Microsoft (o Micro-Soft, come si scriveva inizialmente) nel 1975.
Un'altra mossa decisamente furba fu il contratto esclusivo con l'IBM, nel 1981, per fornire al colosso informatico il sistema operativo, Disk Operating System o DOS, per i nascenti personal computer IBM. IBM fece l'errore di consentire a Microsoft di vendere il sistema operativo anche a terzi, e il boom dei computer IBM compatibili permise a Gates di prendere in breve tempo il controllo del mercato dei sistemi operativi nei PC. Ogni volta che viene venduto un PC, zio Bill incassava. Ora questo sistema si sta lentamente incrinando con l'avvento di PC venduti senza sistema operativo Microsoft preinstallato, ma per anni ha costituito la base del successo economico di Microsoft e di Gates.
A questo ha fatto seguito una campagna di acquisizioni che ha portato Microsoft a spodestare quelli che sembravano leader impossibili da contrastare: Wordperfect fu soppiantato da Word; 1-2-3 da Excel. E il resto è storia. Magari non ci riuscì al primo tentativo: gli informatici ricordano che la regola d'oro era che i prodotti Microsoft si acquistavano soltanto dopo la versione 3. Ma alla fine ci riuscì.
Altra storia di successo di Bill Gates: la Xbox. Al suo debutto sembrava impossibile che potesse intaccare lo strapotere della Playstation di Sony, ma se c'è una cosa che Microsoft ha a badilate è la determinazione (e la riserva di denaro da investire). La Xbox 360 è stata la prima delle console di nuova generazione ad uscire sul mercato e a mettere al centro della propria strategia il gioco online.
Ed è questa la sfida principale del futuro senza Gates: l'informatica si sta evolvendo sempre più verso servizi online e sempre meno verso software installato localmente. Riuscirà Microsoft a riciclarsi e trasformarsi ancora, magari con un po' di ritardo come al solito? Sarà interessante vedere che succede sotto la gestione di Steve Ballmer.
Nel bene e nel male, Bill Gates è stato il simbolo dell'informatica non solo per gli addetti ai lavori. Sarà difficile trovare un altro personaggio che incarni altrettanto perfettamente lo stereotipo dell'imprenditore che si è fatto da sé ma è tutto sommato più interessato alla tecnologia che ai soldi. C'è molta gente che ama odiare zio Bill, ma è sempre stato difficile farlo per chi ha intuito, dietro il timido luccichio dei suoi occhiali e il suo taglio di capelli che pare tuttora il risultato di un incidente con una mietitrebbia, che Bill Gates è prima di tutto un nerd. Uno smanettone. Uno che alla domanda "ma te si pianta mai il computer?" risponde "Oh, certamente!" con un candore invidiabile. Con un portafogli un po' più fornito di quello dello smanettone medio, ma fa niente.
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