Depressa perde i sussidi di malattia perché ha foto allegre su Facebook
La ventinovenne canadese Nathalie Blanchard, in permesso per malattia da diciotto mesi dal proprio posto di lavoro all'IBM in Quebec per una diagnosi di grave depressione, dice che la sua compagnia assicurativa le ha sospeso i sussidi perché ha trovato nella sua pagina di Facebook delle foto che la mostravano allegra.
Le immagini pubblicate dalla Blanchard la ritraevano in vacanza (foto qui accanto), alla propria festa di compleanno e a un'esibizione degli spogliarellisti Chippendales.
La Blanchard dice in un'intervista (video) che le motivazioni della compagnia assicurativa, la Manulife, le sono state spiegate soltanto per telefono e che il suo medico le aveva consigliato di svagarsi come terapia contro la depressione. Stando a quanto dichiara la Blanchard, la compagnia ha detto che le sue foto allegre dimostravano che non era più depressa ed era in grado di lavorare.
La Manulife finora non ha commentato il caso specifico, ma ha dichiarato genericamente che non è sua prassi negare o sospendere indennizzi soltanto sulla base di informazioni pubblicate su siti come Facebook.
La vicenda è insomma raccontata soltanto da una delle parti, senza conferme indipendenti, per cui va presa con un pizzico di cautela: il caso verrà dibattuto in tribunale l'8 dicembre prossimo, e questo dovrebbe permettere di fare chiarezza. Ma una cosa è certa: pubblicare le proprie foto su Facebook o su qualunque altro sito Internet dove siano associate al proprio nome e cognome può avere conseguenze spiacevoli e inattese, e molti utenti fanno fatica ad immaginare chi altro, oltre ai loro amici, potrebbe sfogliare con occhi non amichevoli le informazioni personali pubblicate.
Facebook è forse più rischioso degli altri social network perché gli utenti tendono ad iscriversi con il proprio nome e cognome e quindi sono facilmente reperibili. Prudenza, dunque.
Nessun commento:
Posta un commento
Se vuoi commentare tramite Disqus (consigliato), vai alla versione per schermi grandi. I commenti immessi qui potrebbero non comparire su Disqus.