Comincia a chiarirsi l'enigma delle montagne fantasma in Antartide
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Quasi due anni fa scrissi un articolo sull'intrigante mistero dei monti Gamburtsev, una catena montuosa grande come le Alpi che si estende per circa 1200 chilometri e ha vette di oltre 3000 metri sul livello del mare ma non è mai stata raggiunta dall'uomo perché è sepolta sotto centinaia di metri di ghiaccio antico, in Antartide.
Non se ne sapeva nulla fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, e i geologi non erano ancora riusciti a spiegare come si potessero essere formate montagne così alte al centro del continente. Il vulcanesimo non c'entrava e non c'erano state collisioni di zolle della crosta terrestre in quella zona inaccessibile del nostro pianeta. Inoltre alcuni metodi di datazione indicavano che queste montagne risalivano a 500 milioni di anni fa, eppure la loro altezza, non ridotta dall'erosione, le faceva risalire a circa 60 milioni di anni fa.
Una serie notevole di contraddizioni, insomma, che dimostra che non c'è bisogno di ricorrere ai soliti Templari o agli extraterrestri per trovare misteri e storie affascinanti. Senza andare lontano, abbiamo qui, sulla Terra, un inferno di freddo fino a -80°C, dove il carburante diventa gelatina e servono le bombole d'ossigeno a causa dell'altitudine, non esistono punti di riferimento e in caso di incidenti o ferite gravi non c'è possibilità di soccorso. La Luna, in confronto, è un posto tranquillo e ospitale.
Torno sull'argomento perché ci sono aggiornamenti importanti: la mappatura radar effettuata nel corso degli ultimi due anni ha raccolto dieci terabyte di dati, che hanno permesso di ottenere una cartografia tridimensionale dettagliata dei monti Gamburtsev, che qui sotto sono visibili con l'aspetto che avrebbero se la piatta coltre di ghiaccio che li nasconde (spessa fino a 4800 metri nelle valli) venisse magicamente rimossa.
Questo è il livello di dettaglio dell'intero continente antartico che si aveva nel 2006, prima della recente spedizione di mappatura: tutti i monti Gamburtsev sono rappresentati dal picco rosso.
E questo è invece il dettaglio di cui disponiamo oggi:
Mappa digitale dei monti Gamburtsev. La superficie dello strato di ghiaccio è mostrata in blu; la scala verticale è aumentata per evidenziare i dettagli. Credit: Michael Studinger.
il mistero comincia a chiarirsi. Secondo le ricerche più recenti, riferite dalla geofisica Robin Bell del Lamont-Doherty Earth Observatory presso la Columbia University statunitense, la catena montuosa si formò probabilmente 250 milioni di anni fa, prima di essere ricoperta dai ghiacci, visto che l'analisi radar ha rivelato segni di veri e propri fiumi che scorrono (o scorrevano) lungo le montagne e le valli sepolte. In profondità ci sono anche enormi bacini d'acqua subglaciali, che non hanno contatti con il mondo esterno da milioni di anni: lo spostamento dei ghiacci a volte li prende e li trascina, facendo superare loro anche i picchi più alti, ma li mantiene isolati dal resto del pianeta. Chissà se c'è vita lì dentro.
Inoltre David Braaten, dell'Università del Kansas, segnala che le ricerche hanno individuato una zona calda geotermica che si estende per alcuni chilometri, si trova a circa tre chilometri di profondità e tende a fondere e rimescolare il ghiaccio soprastante. Immaginate tre chilometri di ghiaccio appoggiati sopra un geyser e avrete un'idea della situazione da fantascienza, degna di un racconto di Lovecraft.
Infine, secondo i dati raccolti dall'Istituto di Ricerca Polare cinese, i picchi di queste montagne misteriose furono il punto d'inizio della formazione dei ghiacci antartici, circa 14 milioni di anni fa. La coltre gelida, che oggi costituisce di gran lunga la più grande riserva d'acqua dolce del mondo (26,6 milioni di chilometri cubi, pari al 92% dei ghiacciai del pianeta; la Groenlandia rappresenta il 7,5%) si estese progressivamente fino alle valli, formando ghiacciai che scavarono la grande conca centrale dei monti Gamburtsev, che oggi sono più inaccessibili delle valli di Marte, ma visualizzabili grazie a tanta matematica e tecnologia e alla determinazione e pazienza dei ricercatori di tutto il mondo.
La terra dimenticata dal tempo, letteralmente sotto i nostri piedi. Qualcuno ha detto che la scienza è noiosa?
Fonti: National Geographic, University of Kansas, CreSIS (con dati grezzi e mappe), United States Antarctic Program, International Polar Foundation, Ice Stories, The Telegraph, London Imperial College, Museo Nazionale Antartide, LDEO.
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