2010/06/08

Antibufala: l’emendamento D’Alia [UPD 2011/09/25]

Anche Marco Travaglio inciampa nella bufala dell'emendamento ammazza-Internet


Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "giubbe" ed "enrico.asso*" ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Gira insistentemente da almeno un anno (dai primi di maggio del 2009, stando ai miei archivi) un appello contro un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia intitolato "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".

Quella che riporto qui sotto è una delle versioni più recenti, presa per buona da Marco Travaglio in questo video recentissimo (7 giugno 2010), dove il giornalista nei primi minuti la legge pressoché parola per parola, parlandone poi (a 8:30 circa) come se fosse un pericolo serio e attuale:

*Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d..L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: /Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet; la prossima settimana il testo approderà alla Camera diventando l'articolo nr. 60.

Il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della"Casta".

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, i /providers/ dovranno bloccare il blog.

Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero; il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine la violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000. Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.

Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta!

In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare in Italia Facebook, Youtube e *tutti i blog* che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo dove una /media company/ ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento.

Il nome di questa /media company/, guarda caso, è Mediaset.

Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che, del tutto incidentalmente, vede coinvolta un'impresa del Presidente del Consiglio in un conflitto giudiziario e d'interessi.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di /normalizzare/ con leggi di repressione internet e tutto il istema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con buoni spesa!

Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet in Italia il governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa alla Cina e alla Birmania.

Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati il blog Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto Informatico.*

*Fate girare questa notizia il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica il concetto di democrazia diventa un problema dialettico.*

L'appello è una bufala e lo era già un anno fa quando iniziò a circolare: come segnalato dal blog il Nichilista, e ancor prima da Non leggere questo blog, l'emendamento D'Alia è stato soppresso il 29 aprile 2009. L'annuncio è tuttora presente sul blog del deputato Cassinelli (PDL), che linka anche la lapidaria proposta di soppressione. Ne ha scritto, sempre il 29 aprile di un anno fa, Anna Masera su La Stampa. Più recentemente, il sito Perlapace.it citato da Travaglio ha pubblicato la smentita all'appello, visto che alcune versioni dell'appello stesso lo indicavano come fonte.

Travaglio non ha verificato le fonti prima di dare la notizia, e questo è un errore grave, considerato che gli sarebbe bastata una rapida ricerca in Rete. Certo, capita a tutti di sbagliare, ma è importante che gli sbagli siano una lezione di prudenza e di metodo per tutti.

Cosa ancora più importante, la vicenda dimostra come i processi psicologici del cospirazionismo giochino una parte molto importante nelle faccende di tutti i giorni e non si limitino ai cerchi nel grano, agli sbarchi lunari o all'11 settembre: quest'appello funziona perché fa leva sulla paranoia, sulle antipatie politiche e sui pregiudizi, e siccome coincide con questi sentimenti e li rinforza fa scavalcare troppo facilmente la razionalità che imporrebbe la verifica di ogni notizia prima di pubblicarla.

In realtà, diffondendo quest'appello non si ottiene nessun risultato, se non quello di annacquare e ridicolizzare una causa che in realtà è molto reale e importante: quella della difesa delle libertà d'espressione online che tanti, troppi governi, di ogni colore e orientamento, cercano davvero – e continuamente – di imbavagliare, spinti da una caprina ignoranza di Internet ("Gogol" docet).

Gridando "al lupo, al lupo" per gli allarmi bufala non si fa altro che il loro gioco.


Aggiornamento (2010/06/08 11:00)


Per i più dubbiosi e per gli increduli che mi stanno contestando nei commenti al video su Youtube, segnalo che Travaglio ha pubblicato sul proprio blog la smentita delle sue dichiarazioni iniziali:

Errata Corrige
Cari amici, era destino che proprio alla centesima puntata di Passaparola incappassi in una bufala. Quella che vi ho letto in apertura del Passaparola sull'approvazione dell'emendamento D'Alia era una notizia vecchia di un anno che qualcuno ha ricicciato in rete come se fosse nuova: dopo il voto in senato, infatti, l'emendamento liberticida è stato accantonato alla camera. Scampato pericolo, dunque, almeno per ora. Ma conviene restare vigili. Scusatemi per il "procurato allarme".
(m.trav.)


Aggiornamento (2011/09/24)


Un lettore, @graniglia, mi ha segnalato che un altro emendamento di D'Alia, piuttosto simile al precedente ma almeno a prima vista meno drammatico nelle sue implicazioni, è stato approvato (Senato.it).

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