2011/01/07

Le morie di volatili sono davvero misteriose?

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Tutto comincia a Beebe, in Arkansas, l'ultimo dell'anno: migliaia di volatili cadono stecchiti dal cielo. Poi viene segnalata una moria di pesci a circa 200 chilometri di distanza. Pochi giorni dopo avviene un'altra strage di uccelli  in Louisiana. Poi inizia un'altra pioggia: quella di segnalazioni di casi analoghi in varie parti del mondo: Svezia, Italia (Faenza), Kentucky, Brasile, Maryland, Regno Unito, Giappone, Thailandia. Sono coinvolti non solo uccelli, ma anche pesci e granchi.

Ovviamente sarebbe sensato escludere le possibili spiegazioni terra terra, prima di lasciarsi andare al panico e al delirio delle teorie che interpretano questi episodi come segni dell'Apocalisse, avvisi dell'imminente arrivo degli extraterrestri, di un complotto degli Illuminati che pilotano le onde elettromagnetiche con esperimenti governativi come HAARP o di qualche altra epica fine del mondo. Non ci contate: infatti si scatenano in Rete le teorie più bizzarre.

Tenendo i piedi per terra, si possono osservare alcuni fatti fondamentali: gli uccelli morti in Arkansas presentano segni d'impatto traumatico. Questo sembra escludere radiazioni o avvelenamenti o altre cause misteriose e suggerisce che si siano schiantati contro qualcosa. Per esempio, potrebbero essere stati spaventati dai fuochi d'artificio di fine anno, spiccando così il volo di notte, quando ci vedono poco, e colpendo quindi alberi, case, veicoli. Anche altre morie presentano segni di trauma fisico analoghi.

Il National Wildlife Health Center dello United States Geological Survey ha, fra i suoi compiti, quello di monitorare le morti di massa degli animali e sostiene che "non c'è nulla di apocalittico o necessariamente straordinario rispetto a quello che vedremmo in una qualunque settimana" .

Inoltre una ricerca speciale in Google permette di verificare che questo genere di fenomeno (riferito a vari animali) si verifica da sempre e viene riportato dai giornali senza troppa enfasi, solo che quest'anno i media hanno dato molto risalto al primo evento del genere e da lì è partita la febbre.

Pare proprio, insomma, che si tratti dello stesso fenomeno giornalistico che si osserva in tante altre occasioni: le notizie di un certo genere tendono ad attirare l'attenzione su altre notizie analoghe e ne nasce una reazione a catena che amplifica l'importanza e lo spazio dedicato dai media all'argomento. Per esempio, quando succede un incidente aereo, improvvisamente ogni minimo problema legato all'aviazione diventa una notizia importante e viene messo in risalto anche se in realtà non è correlato.

Fino a prova contraria, sembra prudente pensare che sia questa la spiegazione di quest'apparente serie di morie: fatti in realtà scollegati che il tam-tam mediatico cerca di interconnettere. Per esempio, il caso svedese di moria di volatili sembra essere legato semplicemente al passaggio di un camion che ne ha investito uno stormo; quello di Faenza implicherebbe una fabbrica che lavora semi, che sono stati ingeriti dai volatili. Normalmente questi eventi non farebbero notizia, ma ora che s'è scatenata la febbre diventano degni di prima pagina.


2011/01/11. A riprova del fatto che avvenimenti che prima sarebbero passati inosservati ora fanno notizia, ora diventa degno di un articolo il ritrovamento di quattro poiane morte a Gorduno. La moria di Faenza, invece, sarebbe dovuta a un'indigestione di semi di girasole. Anche gli altri episodi avrebbero cause spiegabili e normali: soprattutto si tratterebbe di cause indipendenti e differenti tra loro.


2011/01/12. La BBC segnala che ci fu una moria di enormi proporzioni nel 1904: fra il 13 e il 14 marzo di quell'anno, riferì il Quarterly Journal of Ornithology, furono trovati morti a Worthington, in Minnesota, almeno 750.000 zigoli di Lapponia, sparsi su un'area di 3800 chilometri quadrati. Sembra proprio che eventi come quelli di questi giorni non siano poi così anomali o degni di profezie apocalittiche.


Fonti aggiuntive: BBC, Query, Giornalettismo, Business Insider.

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