Questo articolo era stato pubblicato inizialmente su Wired.it, dove ora non è più disponibile, per cui lo ripubblico qui.
Da alcuni mesi circola in Rete, via mail e Facebook, un allarme per una direttiva dell'Unione Europea che avrebbe conseguenze catastrofiche per le terapie basate su erbe e rimedi naturali. Nell'allarme, di cui trovate molte copie online, si afferma che “La Comunita' Europea dal 2011 vuole cancellare la liberta' di scelta di come ci si vuole curare... sara' proibito qualsiasi insegnamento di terapie alternative!”.
Sempre secondo l'appello, “dal 1 aprile 2011 tutte le erbe medicinali diventeranno praticamente illegali nell'Unione Europea” grazie alla “European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD)”: saranno proibiti “tutti i preparati fino ad oggi chiamati integratori alimentari”. Inoltre saranno chiuse “tutte le scuole omeopatiche ed altre scuole di terapie naturali” e sarà vietata “la vendita di libri riguardanti terapie erboristiche, fitoterapiche e di oligoelementi”.
L'appello rimanda a una petizione in inglese su Ipetitions.com, che accusa l'UE, il governo britannico, l'establishment medico e i media nazionali di aver volutamente tenuto all'oscuro la popolazione. Dietro tutto l'affare ci sarebbe l'industria farmaceutica, ansiosa di bloccare il successo delle terapie alternative. Niente paura: tutto è rimediabile, secondo l'appello, raccogliendo 35 milioni di firme (o, più correttamente, di adesioni online). Finora, però, la petizione è arrivata solo a quota 103.000 adesioni. E c'è un altro problema: visitando il sito dell'erboristeria che ha avviato la petizione si scopre una pagina che chiarisce che la petizione è aperta soltanto ai cittadini britannici (“This petition is valid for UK citizens and Ex-Pats only... EU members and the International community must not sign this petition unless you have UK Citizenship”).
Ma esiste questa direttiva così liberticida? Sì, esiste, anche se l'appello si guarda bene dal fornire un riferimento per consultarla. Per fortuna basta una rapida ricerca negli archivi pubblici dell'Unione Europea per trovarla: è la direttiva 2004/24/CE con la relativa direttiva di modifica 2004/27/CE. Il tutto è disponibile anche in italiano.
Leggendo la direttiva si scopre che non vieta affatto l'insegnamento delle terapie alternative o la vendita di libri sull'argomento e non impone la chiusura delle scuole di omeopatia o terapie naturali, come asserisce l'appello. Più semplicemente, qualunque prodotto vegetale tradizionale che voglia essere venduto come medicinale nell'UE dovrà rispettare le stesse regole di qualità e trasparenza e le stesse garanzie di sicurezza ed efficacia che pretendiamo dai medicinali prodotti in laboratorio dalle società farmaceutiche. Se un prodotto non viene venduto come medicinale ma viene offerto come integratore alimentare o alimento, non ricade nell'ambito di questa direttiva.
In altre parole, le erbe medicinali non verranno affatto rese illegali dal primo aprile e non sarà necessario rivolgersi a un pusher per procurarsi un po' di salvia o di menta. Come capita spesso, l'appello cavalca i pregiudizi di chi teme grandi complotti da parte dei poteri forti e del Nuovo Ordine Mondiale (citato persino dall'estensore dell'appello originale).
Prima che qualcuno insinui che sto difendendo Big Pharma, suggerisco la lettura del comunicato stampa della Federazione Erboristi Italiani, che non a caso s'intitola “Quanto allarmismo!”. Parole sante.
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